Ucraina: cinque anni dopo le proteste di Maydan, per le vittime non c’è ancora giustizia

19 Febbraio 2019

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In occasione del quinto anniversario del peggiore giorno di violenza delle proteste di Euromaydan nella capitale Kiev, che portarono alla caduta dell’allora presidente Viktor Yanukovych, Amnesty International ha accusato le autorità dell’Ucraina di non aver dato giustizia alle vittime delle violenze della polizia.

“La dimensione eccezionale delle violazioni dei diritti umani commesse durante Euromaydan non è stata affrontata dal sistema giudiziario ucraino, che non solo ha mostrato la sua inefficienza ma ha anche ostacolato la ricerca della giustizia anziché punire i passati e attuali responsabili del mantenimento dell’ordine pubblico”, ha dichiarato Colm O Cuanachain, direttore dell’ufficio del segretario internazionale di Amnesty International.

“Cinque anni sono già un periodo di tempo lungo per attendere la giustizia, ma quel che è peggio è che per la maggior parte delle vittime questa non è neanche all’orizzonte. Le autorità che hanno preso il posto di Yanucovych hanno fatto promesse, pronunciato parole forti ma il tempo trascorso e la realtà dei fatti le smentiscono. Fino a quando tutti i responsabili, compresi quelli con funzioni di comando, non saranno chiamati a rispondere non vi sarà alcun sentore di giustizia”, ha aggiunto O Cuanachain.

Le proteste di Euromaydan vennero brutalmente stroncate dalle forze di sicurezza, con oltre 100 persone uccise. Alla fine del 2018 l’ufficio della procura generale aveva identificato 441 sospetti, molti dei quali ex funzionari dell’ordine pubblico ma anche magistrati, giudici e rappresentanti della municipalità di Kiev.

In tutto sono stati portati in tribunale 288 imputati: dei 52 giudicati, 48 sono stati condannati ma nessuno di loro era un agente di polizia e in ogni caso sono state emesse solo nove condanne a pena detentiva.

“Un anno dopo Euromaydan, pubblicammo un rapporto dal titolo ‘Giustizia ritardata, giustizia negata’. Oggi è ancora valido. Ciò rappresenta una vergogna e un capo d’accusa nei confronti del sistema giudiziario ucraino”, ha proseguito O Cuanachain.

“Amnesty International chiede alle autorità ucraine di impegnarsi fino in fondo in indagini efficaci sulle violazioni dei diritti umani commesse cinque anni fa a Euromaydan, tra cui pestaggi e uccisioni. Coloro che indagheranno dovranno essere protetti da interferenze politiche e dotati di poteri e risorse adeguati per svolgere il loro lavoro, compresa la ricostruzione delle uccisioni che ebbero luogo tra il 18 e il 20 febbraio 2014”, ha concluso O Cuanachain.

Ulteriori informazioni

Tra il 21 novembre 2013 e il 22 febbraio 2014 centinaia di migliaia di persone manifestarono a Kiev, in Maydan Nezalezhnosti (piazza dell’Indipendenza), e in altre città ucraine. Le proteste di Kiev si fecero via via violente e le forze di polizia reagirono con l’impiego della forza eccessiva e non necessaria anche nei confronti di chi non era coinvolto in atti di violenza.

Gli scontri furono particolarmente intensi tra il 18 e il 20 febbraio, quando persero la vita 77 persone. Secondo il ministero della Salute, i morti in tutto furono 106, tra cui 13 agenti di polizia.

Roma, 19 febbraio 2019

Per interviste:

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