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Un anno dopo la ripresa del conflitto armato a Tripoli e in un momento in cui la situazione umanitaria in Libia continua a deteriorarsi a causa di ulteriori escalation militari e della diffusione del Covid-19, insieme ad altre organizzazioni della società civile abbiamo esortato le istituzioni europee a fermare ogni azione che mira a bloccare le persone in un paese dove si trovano in costante e grave pericolo.
Nella dichiarazione congiunta abbiamo esortato i governi e le istituzioni dell’Unione Europea a rivedere e riformare le politiche di cooperazione con la Libia sulla migrazione e sul controllo e gestione dei confini. Durante gli ultimi tre anni queste politiche hanno portato al blocco di decine di migliaia di donne, uomini e bambini in un paese dove sono stati esposti ad abusi spaventosi.
La raccomandazione coincide con la presentazione di un esposto elaborato da GLAN, ASGI e ARCI alla Corte dei Conti Europea. Nel loro esposto, le tre organizzazioni chiedono alla Corte un audit sulla cooperazione dell’UE con la Libia, volto a determinare se l’Ue ha infranto la legislazione comunitaria in materia finanziaria, nonché gli obblighi sui diritti umani, nel supportare la Libia nella gestione dei propri confini.
La dichiarazione congiunta sottoscritta da: Amnesty International, ARCI, ASGI, Avocats Sans Frontiers (ASF), Cairo Institute for Human Rights Studies (CIHRS), EuroMed Rights, International Federation for Human Rights (FIDH), Global Legal Action Network (GLAN), Human Rights Watch (HRW), Lawyers for Justice in Libya (LFJL), Migreurop, Oxfam International e Saferworld