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In occasione della visita di Papa Francesco in programma in Mozambico (dal 4 al 6 settembre) e Madagascar (7 e 8 settembre), abbiamo inviato al Pontefice le nostre “urgenti preoccupazioni” rispetto alla situazione dei diritti umani nei due stati dell’Africa meridionale.
Nella lettera aperta, firmata insieme ad altre organizzazioni non governative internazionali e locali, denunciamo “gravi violazioni dei diritti umani” compreso l’uso della detenzione preventiva prolungata in condizioni disumane in Madagascar e l’escalation di assalti contro giornalisti e difensori dei diritti umani in Mozambico.
“Il fervore che circonda la visita di Papa Francesco – ha dichiarato Muleya Mwananyanda, vicedirettrice dell’Africa meridionale per Amnesty International – offre l’opportunità di accendere i riflettori sulle violazioni dei diritti umani in Madagascar e Mozambico. Nei suoi incontri con le autorità malgasce e mozambicane, Papa Francesco deve affrontare le violazioni dei diritti umani che si stanno verificando nei due paesi e ricordare ai leader che il mondo sta guardando“.
Nella lettera aperta inviata al Papa abbiamo espresso le nostre preoccupazioni per il regolare svolgimento delle elezioni in Mozambico.
Dopo le elezioni municipali di ottobre 2018, vari difensori dei diritti umani, attivisti della società civile e giornalisti locali hanno ricevuto minacce di morte anonime e telefonate e messaggi intimidatori. Ciò si è verificato come ritorsione per la loro partecipazione al processo elettorale, incluso il monitoraggio dei seggi elettorali e la pubblicazione in tempo reale dei risultati delle elezioni municipali.
Alcuni giornalisti hanno subito intimidazioni e sono stati aggrediti solo per aver svolto il loro lavoro.
Abbiamo anche assistito alla repressione da parte delle autorità mozambicane dei diritti alla libertà di riunione pacifica e associazione.
Prima delle prossime elezioni generali, temiamo un’intensificazione della repressione e un clima di soppressione dei diritti alla libertà di espressione e di riunione pacifica e associazione e alla libertà degli organi di informazione.
Celle sovraffollate, sporche, prive di fonti esterne di aria e di luce: questa è la drammatica situazione in cui versano i detenuti nelle carceri in Madagascar dove la tubercolosi è tra le prime cause di morte.
Molti detenuti, a causa di un sistema giudiziario inefficiente, restano in attesa di un processo per anni.
La prolungata detenzione preventiva, applicata senza eccezioni né per donne incinte né per bambini, viola il diritto alla libertà, il diritto alla presunzione di innocenza e ad essere trattati con umanità e nel rispetto della dignità intrinseca della persona umana.
I detenuti, rilasciati dopo tanti mesi di detenzione preventiva, faticano a “reinserirsi” nella società. Molti di loro si ritrovano senza lavoro e in stato di povertà e, a causa delle terribili condizioni di detenzione, in uno stato fisico e mentale molto più debole.
In questi anni abbiamo anche documentato orribili uccisioni di sospetti ladri di bestiame, spesso in via extragiudiziale attraverso torture e altri mezzi violenti, da parte della polizia.