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Negli ultimi sei mesi i titoli dei giornali sono stati dominati da storie di paura, divisione e odio. Tuttavia, persone attiviste in tutto il mondo continuano a lottare per far prevalere la speranza. Ecco alcune delle vittorie per i diritti umani di cui possiamo essere orgogliosi da gennaio a giugno 2025.
Afghanistan
Nel 2023 Amnesty International ha pubblicato un rapporto sulla guerra dei talebani contro le donne. A seguito delle sue conclusioni, il Procuratore della Corte penale internazionale (Cpi) ha presentato una richiesta di mandati di arresto nei confronti della guida suprema dei talebani e il loro capo del potere giudiziario, entrambi sospettati di crimini contro l’umanità e di persecuzione di genere contro donne, ragazze e persone Lgbtqia+ dal loro ritorno al potere nell’agosto 2021. Si tratta dei primi mandati di arresto pubblici richiesti dalla Cpi in Afghanistan da quando il paese è diventato membro della Corte nel 2003.
Camerun
Dorgelesse Nguessan è stata scarcerata il 16 gennaio dopo aver trascorso più di quattro anni in prigione per aver partecipato a una protesta. Di professione parrucchiera e madre single, non era mai stata politicamente attiva ma aveva partecipato a una protesta per la crescente preoccupazione sul costo della vita in Camerun. È stata accusata di insurrezione, processata da un tribunale militare e condannata a cinque anni di carcere il 7 dicembre 2021.
La vicenda di Dorgelesse faceva parte della campagna “Write for Rights” di Amnesty International nel 2022, durante la quale migliaia di sostenitori hanno chiesto la sua liberazione. Amnesty ha anche fornito immediata assistenza per sostenere Dorgelesse e la sua famiglia nei momenti difficili della sua detenzione. Il 16 gennaio la Corte d’Appello ha ridotto la sua condanna.
“Vi ringrazio per tutti gli sforzi che mi avete dedicato mentre ero detenuta arbitrariamente. Ringrazio coloro che direttamente o indirettamente lavorano per la vostra organizzazione e hanno contribuito alla mia liberazione” ha dichiarato Dorgelesse.
Cile
Il 2 gennaio due ufficiali di polizia [Carabineros] sono stati condannati al carcere per aver sparato all’attivista Renzo Inostroza, rendendolo cieco da un occhio. Il tribunale ha concluso che le loro azioni violavano sia le normative nazionali cilene sia gli obblighi internazionali. Questa condanna ha stabilito un precedente giudiziario nella lotta per garantire che il sistema giudiziario cileno persegua penalmente le azioni illegali dei Carabineros. Questa condanna segue il rapporto di Amnesty “Eyes on Chile”, che ha analizzato i modelli e i singoli casi di violenza della polizia durante i disordini sociali scoppiati in Cile nell’ottobre 2019. Il caso di Renzo era stato incluso del rapporto.
Arabia Saudita
Da gennaio a febbraio Amnesty ha condotto con successo campagne per la scarcerazione di diverse persone che difendono i diritti umani in Arabia Saudita.
Il 7 gennaio il difensore dei diritti umani ed ex prigioniero di coscienza Mohammed al-Qahtani è stato liberato condizionatamente dopo aver trascorso 12 anni in prigione per il suo lavoro sui diritti umani.
Il 13 febbraio l’insegnante di 47 anni Asaad bin Nasser al-Ghamdi è stato scarcerato dopo un processo iniquo davanti alla famigerata Corte penale specializzata (Cps). Asaad era stato arrestato nel 2022 e inizialmente condannato a 20 anni di prigione per dei post sui social media critici verso il programma governativo Vision 2030.
Il 10 febbraio 2025 Salma al-Shehab, dottoranda all’Università di Leeds e madre di due figli, è stata liberata dopo aver scontato una condanna di quattro anni di prigione a seguito di un processo gravemente iniquo davanti alla Cps. Dopo un processo del tutto ingiusto, la Cps aveva condannato Salma al-Shehab per presunti reati legati al terrorismo per aver pubblicato dei tweet a sostegno dei diritti delle donne.
Usa
Gli Stati Uniti hanno sanzionato diverse aziende coinvolte nel trasferimento di armi in Sudan e Darfur. Queste sanzioni seguono un rapporto di Amnesty del luglio 2024, che combinava dati commerciali e analisi video per mostrare come le continue importazioni di armi straniere in Sudan stessero alimentando incessanti sofferenze civili.
Leonard Peltier, un attivista nativo americano, è stato imprigionato per quasi 50 anni negli Stati Uniti per un crimine che sostiene di non aver commesso.
Usa
Leonard Peltier, un attivista nativo americano, è stato imprigionato per quasi 50 anni negli Stati Uniti per un crimine che sostiene di non aver commesso. C’erano serie preoccupazioni sull’equità del suo processo e della condanna. Nazioni tribali, premi Nobel per la pace, ex agenti dell’Fbi, numerose altre persone e persino l’ex procuratore federale James Reynolds, il cui ufficio aveva gestito l’accusa, hanno chiesto la scarcerazione di Leonard Peltier.
I membri di Amnesty International hanno a lungo fatto campagna per la sua scarcerazione e più recentemente hanno chiesto al presidente Biden di concedergli la grazia per motivi umanitari e come questione di giustizia. Nell’ultima ora del suo mandato, l’ex presidente Biden ha commutato la condanna all’ergastolo di Peltier in arresti domiciliari. Amnesty International gli ha recentemente offerto immediato sostegno mentre cerca di ricostruire la sua vita dopo la liberazione.
Algeria
Grazie a un lavoro di advocacy costante da parte di Amnesty International Algeria e di diverse organizzazioni nazionali per i diritti delle donne, il presidente dell’Algeria Abdelmadjid Tebboune ha annunciato una serie di misure concrete per combattere la violenza contro le donne, passando dagli impegni all’azione.
Il ministero della Solidarietà ha da allora aperto una linea telefonica nazionale gratuita, disponibile 24/7 in tutto il paese, che permette alle sopravvissute di segnalare violenze, essere indirizzate ai servizi di sostegno adeguati e ricevere assistenza di emergenza in caso di pericolo. Sta già dimostrando di essere efficace.
Una “Guida per le donne vittime di violenza” è stata pubblicata in arabo e inglese ed è attualmente distribuita a livello nazionale. Sono state inoltre annunciate nuove misure, inclusa la possibilità di emettere immediatamente un ordine restrittivo contro i perpetratori di violenza.
Benin
Migliaia di famiglie beninesi che vivono nelle aree costiere hanno vissuto un incubo senza fine, vittime di sfratti forzati orchestrati in nome dello sviluppo turistico. Tuttavia, a febbraio le autorità hanno emesso un appello pubblico affinché le persone in attesa di un risarcimento adeguato si facessero avanti in modo che il loro caso potesse essere seguito.
Il direttore dell’Agenzia Nazionale per la Terra e la Proprietà ha anche chiesto ad Amnesty International un elenco delle persone che non hanno ricevuto riparazioni appropriate.
Questa mossa segue la pubblicazione di un rapporto di Amnesty International sugli sfratti forzati in Benin nel dicembre 2023 e una successiva campagna che chiedeva un risarcimento adeguato per coloro che erano stati ingiustamente sfrattati, rivelandosi vitale per ottenere questo risultato positivo.
Cina
Idris Hasan, un uomo uiguro detenuto in Marocco per tre anni e mezzo e a rischio di estradizione in Cina, è stato finalmente liberato a febbraio.
“Grazie mille a tutti. Senza il vostro aiuto, non avremmo potuto salvare mio marito” ha dichiarato Zaynura Hasan.
Amnesty International aveva fatto campagna per la sua liberazione sin dal momento in cui era stato inizialmente arrestato, nel luglio 2021.
Senegal
In un passo positivo, il governo senegalese ha invitato Amnesty International a fornire sostegno e assistenza alle persone arrestate per aver partecipato a proteste, nonché agli ex detenuti.
Dal 2021 Amnesty International ha denunciato l’uso illegale della forza da parte delle forze di sicurezza durante le proteste, compilato un elenco di coloro che sono stati uccisi e condannato la detenzione arbitraria di centinaia di persone per aver convocato o partecipato a proteste. Secondo le cifre raccolte da Amnesty International e altre organizzazioni della società civile, almeno 65 persone sono state uccise, la maggior parte con armi da fuoco, con almeno 1.000 feriti. Altre 2.000 persone sono state arrestate.
Amnesty International continua a chiedere l’abrogazione della legge di amnistia adottata dal precedente governo, per garantire giustizia e riparazione alle vittime e ai loro familiari.
Serbia
Una recente ricerca condotta dal Security Lab di Amnesty International e dall’Ufficio regionale europeo ha documentato come la polizia serba e le autorità di intelligence stiano usando spyware avanzati per telefoni insieme a prodotti di analisi forense per dispositivi mobili per prendere di mira illegalmente giornalisti, attivisti ambientali e altre persone in una campagna di sorveglianza segreta.
In una significativa vittoria per i diritti umani, Cellebrite (un’azienda specializzata in intelligence digitale) ha annunciato che interromperà l’uso dei suoi prodotti forensi digitali per alcuni dei suoi clienti in Serbia come risultato diretto della nostra ricerca.
Contemporaneamente, il Procuratore per i crimini tecnologici, il Difensore civico e il Commissario per la protezione dei dati hanno avviato indagini separate basate sui risultati della ricerca.
Turchia
Taner Kılıç, avvocato per i diritti dei rifugiati ed ex presidente della sezione turca di Amnesty International, è stato finalmente assolto dopo quasi otto anni di procedimenti giudiziari.
Arrestato nel giugno 2017 e imprigionato per oltre 14 mesi, è stato ingiustamente condannato nel 2020 nonostante l’assenza di prove credibili. Ha rischiato più di sei anni di prigione per “appartenenza a un’organizzazione terroristica”.
Amnesty International ha fornito aiuto alla famiglia di Taner durante le difficoltà della sua detenzione.
Riflettendo sul caso, Taner ha detto: “Questo incubo che è durato quasi otto anni è finalmente finito… L’unica cosa di cui ero certo in tutto questo processo era che avevo ragione ed ero innocente, e il supporto da tutto il mondo mi ha dato forza. Ringrazio ognuno di voi che si è battuto per me”.
America Latina
In una decisione storica per i diritti delle donne in America Latina, un tribunale brasiliano ha condannato l’attore Juan Darthés per violenza sessuale contro l’attrice argentina, che nel 2018 lo aveva accusato di averla violentata quando aveva 16 anni.
Amnesty International ha fornito aiuto per le spese di trasporto e supporto psicosociale a Thelma durante tutto il processo. La sentenza stabilisce un importante precedente per i casi di violenza sessuale nella regione.
Dopo una battaglia legale durata cinque anni in tre paesi, Thelma ha dichiarato: “Oggi posso guardare negli occhi la me stessa sedicenne e dire che ce l’abbiamo fatta”.
Filippine
L’ex presidente delle Filippine Rodrigo Duterte è stato arrestato dalla polizia perché ricercato dalla Corte penale internazionale (Cpi) per crimini contro l’umanità.
Migliaia di persone, per lo più provenienti da comunità povere ed emarginate, sono state uccise illegalmente dalla polizia o da individui armati sospettati di avere legami con la polizia, durante la cosiddetta “guerra alla droga”. Amnesty aveva chiesto per anni il suo arresto e lo ha descritto come un passo monumentale e atteso da tempo per la giustizia. Ora dovrà essere processato davanti alla Cpi.
Sierra Leone
Hawa Hunt, star della TV reality, è stata scarcerata il 4 marzo e prosciolta da tutte le accuse legate alla criminalità informatica. Era stata arrestata in diretta televisiva nel dicembre 2024 e accusata di aver insultato il Presidente e la First Lady in un video sui social media.
Amnesty International ha chiesto alle autorità di liberarla e di garantire il rispetto dei suoi diritti.
Sua figlia Alicia ha detto: “In una delle pochissime telefonate che ho potuto fare con mia madre mentre era in prigione, le ho detto come Amnesty International aveva parlato per lei. Lei e tutta la nostra famiglia sono stati molto toccati dal sostegno ricevuto. Crediamo che abbia avuto un ruolo chiave nella sua liberazione”.
Turchia
Dal maggio 1995 le Madri del sabato protestano pacificamente ogni settimana in Piazza Galatasaray, chiedendo giustizia per i parenti fatti sparire con la forza negli anni Ottanta e Novanta. La loro 700ª veglia, il 25 agosto 2018 fu vietata e dispersa con violenza dalla polizia con gas lacrimogeni e cannoni ad acqua.
Quarantasei persone furono arrestate e successivamente scarcerate, ma nel 2020 furono rinviate a processo per “partecipazione a riunioni e marce illegali senza armi e mancato scioglimento nonostante gli avvertimenti”.
Grazie alla determinazione delle Madri del Sabato e di chi le sostiene, tra cui Amnesty International che ha fornito assistenza legale, tutti sono stati assolti nel marzo 2025.
Usa
Il 17 marzo le autorità per l’immigrazione statunitensi hanno arrestato Alberto, padre di una famiglia venezuelana di quattro persone, separandolo da sua moglie e dai suoi due figli. Nonostante la famiglia avesse richieste di asilo pendenti, è stato accusato di ingresso “illegale” negli Stati Uniti. Il suo caso era un esempio dell’uso da parte dell’amministrazione Trump di una disposizione della legge sull’immigrazione per prendere di mira individui e famiglie che si trovavano negli Stati Uniti da anni, piuttosto che i nuovi arrivati al confine tra Stati Uniti e Messico. Il 21 aprile 2025, Alberto è stato scarcerato su cauzione e liberato dal centro di detenzione Ice, a seguito delle richieste di Amnesty International, e si è riunito con sua moglie e i suoi due figli.
Cile
Romario Veloz è stato ucciso a colpi di arma da fuoco da un capitano dell’esercito durante disordini sociali a La Serena, in Cile, nel 2019. L’ufficiale di polizia che ha sparato a Romario Veloz è stato incarcerato nel maggio 2025, stabilendo un precedente nei casi di violazioni dei diritti umani commesse da agenti statali. Nonostante questa vittoria, l’impunità diffusa per la violenza della polizia continua. LA vicenda di Romario era stata inclusa nell’indagine di Amnesty Eyes on Chile (2020). Amnesty International ha sostenuto la giovane figlia di Romario, aiutandola ad accedere all’istruzione e coprendo le spese legali per la ricerca di giustizia della famiglia.
Insieme al rapporto, Amnesty International ha fatto parte dell’Unità consultiva per la riforma della polizia, ha scritto lettere al presidente cileno e ha rilasciato numerose interviste ai media sulla violenza della polizia. La campagna incessante di Amnesty International Cile ha dato i suoi frutti e ha contribuito a fermare l’implementazione dell’uso dei taser da parte delle forze di polizia.
Costa d’Avorio
Il 7 maggio Ghislain Duggary Assy, segretario alla comunicazione del sindacato Movimento degli insegnanti per la dignità dinamica, è stato liberato provvisoriamente in attesa del processo, a causa della pressione internazionale di Amnesty International.
Un mese prima, era stato condannato a due anni di prigione solo per aver indetto scioperi nelle scuole primarie e secondarie.
Amnesty International ha condannato la flagrante violazione dei diritti dei lavoratori, in particolare il diritto di sciopero e la libertà di associazione, e continuerà a chiedere la sua scarcerazione incondizionata.
Grecia
Due anni fa, il naufragio di Pylos causò la morte di oltre 600 persone. Ora, 17 funzionari della Guardia costiera greca sono stati raggiunti da varie accuse in relazione all’incidente, tra cui quelle di aver causato un naufragio, aver esposto al pericolo e aver fallito nel fornire assistenza. Questi sviluppi potrebbero aprire la strada alla responsabilità per il peggior naufragio nel Mediterraneo negli ultimi anni.
Amnesty ha chiesto giustizia attraverso un’azione di advocacy e campagne continue.
Turchia
Tabriz Saifi, richiedente asilo afghano, è cieco a causa del diabete cronico e dipende dalla dialisi tre volte a settimana. Tuttavia, la sua domanda di protezione internazionale è stata respinta dalle autorità turche il 28 febbraio, il che significava che non aveva più accesso a cure sanitarie salvavita. Amnesty International ha immediatamente lanciato un’azione urgente, chiedendo che la decisione fosse annullata.
Il 2 maggio la sua famiglia è stata informata che la decisione era stata annullata e che il suo status di richiedente asilo era stato ripristinato, insieme al pieno accesso all’assistenza sanitaria gratuita.
Amnesty International Argentina ha fornito consulenza legale e ha sottolineato che sentenze come questa rafforzano la necessità di garantire l’accesso all’aborto legale come un diritto.
Argentina
Una compagnia sanitaria privata argentina è stata multata per oltre 4.000 dollari statunitensi per aver negato un aborto legale a una donna la cui gravidanza comportava gravi rischi per la salute – una chiara violazione della legge sui diritti riproduttivi del paese.
Amnesty International Argentina ha fornito consulenza legale e ha sottolineato che sentenze come questa rafforzano la necessità di garantire l’accesso all’aborto legale come un diritto, non come un’eccezione soggetta alla discrezione individuale o istituzionale.
Consiglio d’Europa
A seguito di un’azione di advocacy costante da parte di Amnesty International e della Omega Research Foundation, il Comitato direttivo per i diritti umani del Consiglio d’Europa (Cddh) ha adottato un rapporto sulle misure contro il commercio di beni utilizzati per la pena di morte, la tortura e altri trattamenti o punizioni crudeli, inumani o degradanti.
Finlandia
I Sámi sono un gruppo di popoli nativi che provengono dalla regione di Sápmi, che si estende attraverso le parti settentrionali di Norvegia, Svezia, Finlandia e la penisola di Kola in Russia.
Per molti anni, sono stati soggetti a violazioni dei diritti umani. Tuttavia, a seguito delle richieste di Amnesty International e di altre organizzazioni, la legge emendata sul Parlamento Sámi è stata ora approvata dal parlamento finlandese.
La legge rafforza il diritto all’autodeterminazione del popolo nativo Sámi e migliora il modo in cui funziona il Parlamento Sámi. Corregge anche le violazioni dei diritti umani evidenziate dagli organismi internazionali dei trattati sui diritti umani.
Georgia
Dopo mesi di pressioni pubbliche, proteste e azioni legali, il Ministero della giustizia georgiano ha annunciato che porrà fine alla pratica umiliante di spogliare completamente i detenuti durante le perquisizioni corporee.
La decisione è seguita a una causa intentata dal Difensore civico a febbraio, a un rapporto di Amnesty International che condannava la pratica come degradante e illegale, nonché a un video che mostrava l’artista e attivista georgiana Kristina Botkoveli, sottoposta a una perquisizione forzata, molestie e minacce dopo aver partecipato a proteste.
Ungheria
Il 28 giugno il Pride di Budapest si è svolto nonostante le leggi restrittive anti-Pride e il mirino della polizia sulla marcia. Circa 200.000 persone, inclusi oltre 280 persone attiviste e membri dello staff di Amnesty International provenienti dall’Ungheria e da altri 22 paesi, hanno chiesto pacificamente uguaglianza e diritti di riunione. Questo è stato il Pride più grande di Budapest negli ultimi 30 anni, e ha simboleggiato una forte resistenza pubblica alla discriminazione e messo in evidenza la resilienza della comunità Lgbtqia+ ungherese. La campagna di Amnesty Let Pride March ha contribuito a sensibilizzare, mobilitare attivisti e sollecitare la polizia a rispettare la protesta pacifica. Con oltre 120.000 azioni globali a sostegno dell’evento, si è dimostrato che la solidarietà può superare l’oppressione, anche se le sfide per i diritti Lgbtqia+ in Ungheria persistono.
Nigeria / Regno Unito
Dopo una battaglia per la giustizia durata dieci anni, un tribunale del Regno Unito ha stabilito che Shell può essere ritenuta responsabile per le fuoriuscite di petrolio e la mancata bonifica delle perdite nel Delta del Niger, indipendentemente da quanto tempo fa siano avvenute.
La sentenza è un passo importante verso la giustizia per le comunità del Delta del Niger e un’opportunità vitale per costringere Shell a pagare per l’inquinamento devastante che ha causato alle terre delle comunità di Ogale e Bille.
Parallelamente a questa decisione, il governo nigeriano ha anche graziato i Nove Ogoni. Questo gruppo di persone attiviste, guidato da Ken Saro-Wiwa, autore e attivista nigeriano, fu messo a morte 30 anni fa da un governo che voleva nascondere i crimini di Shell e di altre compagnie petrolifere che stavano distruggendo le vite e i mezzi di sussistenza di decine di migliaia di persone in tutto il Delta del Niger.
Amnesty ha sostenuto e fatto campagna per la giustizia per i Nove Ogoni per anni e ha documentato la distruzione lasciata da Shell attraverso una serie di potenti rapporti. Mentre questi sono risultati positivi, molto di più deve essere fatto per garantire che la giustizia sia ottenuta per le comunità del Delta del Niger, incluso ritenere Shell e altre compagnie petrolifere responsabili dei danni che hanno causato e continuano a causare. Amnesty International sarà presente in ogni fase del percorso!
Ucraina
Il 24 giugno il presidente Volodymyr Zelenskyy e il segretario generale del Consiglio d’Europa Alain Berset hanno firmato un accordo per istituire un Tribunale Speciale per il Crimine di Aggressione contro l’Ucraina a Strasburgo, a seguito delle richieste di Amnesty International e di altri.
Si spera che questo aiuti a ritenere responsabili i colpevoli del crimine di aggressione.
Usa
Il 9 marzo le autorità per l’immigrazione degli Stati Uniti hanno arrestato illegalmente e detenuto arbitrariamente Mahmoud Khalil, un attivista palestinese, residente permanente legale negli Usa e organizzatore studentesco che si è recentemente laureato alla Columbia University. Mahmoud è stato preso di mira per il suo ruolo nelle proteste studentesche alla Columbia University, dove stava esercitando i suoi diritti alla libertà di espressione e di assemblea pacifica. Non è stato accusato di alcun crimine, ma è stato detenuto in un centro di detenzione, gli è stato detto che il suo status di residente permanente era “revocato” ed è stato inserito in un procedimento di deportazione. Amnesty International ha chiesto alle autorità di liberare immediatamente Mahmoud e di rispettare i suoi diritti alla libertà di espressione, all’assemblea pacifica e al giusto processo. Dopo 104 giorni in un centro di detenzione per immigrati in Louisiana, Mahmoud Khalil è stato scarcerato su cauzione il 21 giugno, tuttavia sta ancora affrontando minacce di deportazione da parte delle autorità statunitensi. Da allora ha intentato una causa da 20 milioni di dollari contro l’amministrazione Trump.