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Nel campo profughi di Samos, in Grecia, esiste un luogo dove si coltiva ancora la speranza: è la scuola per minori “Mazi“, che in greco significa “insieme“.
La scuola accoglie circa cento bambini a cui vengono insegnati inglese, greco, biologia, geografia, storia, cultura europea, musica, arte, falegnameria, danza e informatica. La scuola è soprattutto un luogo sicuro per i bambini che vivono dentro il campo profughi di Samos, vittime di violenza e soprusi.
Nel campo profughi di Samos, costruito dal governo greco con i fondi dell’Unione europea, i minori sono costretti a vivere tra rifiuti e animali, senza le necessarie protezioni e tutele.
Negli hotspot di Lesbo, Samos, Leros, Kos e Chios sono oggi stipati più di 30mila migranti a fronte di una capacità massima di 6.300 persone. I bambini rappresentano il 35% della popolazione straniera sbarcata sulle cinque isole e circa 6 su 10 hanno meno di 12 anni. Spesso questi piccoli sono vittime di violenze e abusi.
Qui ogni momento della giornata è un inferno: per mangiare bisogna fare tre ore di fila e per andare in bagno di notte c’è da percorrere una lunga strada fino ai bagni.
Eppure, in questo inferno, c’è chi è riuscito a costruire un luogo dove si cerca di vivere nella normalità.
Michele Senici è un volontario che ha trascorso diversi mesi sull’isola con l’Associazione Still I rise e ci ha raccontato la sua esperienza all’interno della scuola.
“Mazí continua ad essere la scuola più bella del mondo e in queste settimane io e Mattia, il nostro center manager, insieme agli altri volontari, stiamo facendo di tutto per migliorarla ancora e ancora. Stiamo lavorando senza sosta per inaugurare tre nuove aule, una therapy room dove Nina, una collega, potrà fare consulenza agli studenti più delicati, un magazzino per le tante donazioni e un nuovo impianto di aerazione per la sala fitness e per gli appena conclusi spogliatoi“, spiega Michele.
I bambini di Mazì hanno storie dure alle spalle. Tutti scappano dalla guerra o dalla miseria. Alcuni non sanno leggere né scrivere.
“Le mie giornate – prosegue Michele -, sono fatte poi di lezioni di computer, in cui mi ritrovo con 13/15 ragazzi a 6 livelli diversi – dall’hacker che disinstalla il sistema operativo, a quelli che mai prima hanno acceso un computer, e lezioni di rilassamento affollatissime, in cui tra musica e musicoterapia i ragazzi possono prendere fiato, riposare, sognare e anche dormire, perché purtroppo i nostri minori non accompagnati, per paura e per tutto ciò che li circonda, vivono una vita senza sonno”.
Mazí continua ad essere la scuola più bella del mondo, nonostante l’inferno che sta fuori.
Il campo e la giungla intorno stanno esplodendo, sono circa 5.000 persone. Il tempo qui segue un ritmo suo e sembra essere fatto di un’intensità irrefrenabile e inarrestabile.
“Facciamo, o cerchiamo di fare al meglio e per il meglio, in ogni istante“.