Centri per il rimpatrio, nessuna protezione dal Covid-19

23 Marzo 2020

© Marco Palombi

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L’applicazione delle misure adeguate per il contenimento del Covid-19 è impossibile all’interno del Centri per il rimpatrio. Il governo Conte deve agire subito per fermare i nuovi ingressi e a rilasciare le persone i cui termini di detenzione hanno una scadenza ravvicinata.

Insieme al Garante nazionale per i diritti delle persone private della libertà e alle numerose organizzazioni della società civile ci siamo rivolti al governo Conte affinché, in questo momento di grave difficoltà per il tutto il paese, intervenga urgentemente per affrontare la situazione drammatica dei Centri per il rimpatrio, nei quali si trovano in detenzione amministrativa persone straniere irregolarmente presenti sul territorio in vista del loro rimpatrio.

Le condizioni all’interno dei centri, sia per il numero eccessivo di persone che condividono uno stesso ambiente che per l’assenza di condizioni igieniche adeguate, non consentono l’applicazione di misure adeguate per il contenimento del Covid-19.

Nessun provvedimento specifico risulta essere stato adottato finora per porre rimedio a questa situazione nell’interesse delle persone detenute, del personale e degli operatori, e del paese intero.

Oltretutto, la detenzione in un Centro per il rimpatrio è finalizzata, secondo il diritto dell’Unione europea e quello italiano, esclusivamente ai rimpatri forzati che, in questa fase e per un periodo che si prevede piuttosto lungo, non potranno essere attuati.

Continuare a permettere nuovi ingressi e a trattenere nei Cpr persone la cui detenzione scade a breve, ben prima della probabile riattivazione delle misure di rimpatrio, semplicemente non ha senso: si tratta di una detenzione non solo illegittima ma anche irragionevole, dal momento che contribuisce a creare affollamento nelle strutture e condizioni di più facile propagazione del Covid-19.