Cile: forze di sicurezza responsabili di attacchi generalizzati e dell’uso di una forza non necessaria ed eccessiva

21 Novembre 2019

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Le forze di sicurezza sotto il comando del presidente Sebastián Piñera – principalmente le forze armate e i carabineros (la polizia nazionale) – sono responsabili di attacchi generalizzati e dell’uso di una forza non necessaria ed eccessiva con l’obiettivo di colpire e punire i manifestanti.

Queste azioni hanno finora causato cinque morti, mentre migliaia di persone sono state torturate, sottoposte a maltrattamenti o ferite in modo grave.

Le intenzioni delle forze di sicurezza cilene sono chiare: colpire chi manifesta per disincentivare la partecipazione, ricorrendo all’atto estremo di praticare la tortura e la violenza sessuale contro i manifestanti – ha dichiarato in una nota ufficiale Erika Guevara-Rosas, direttrice di Amnesty International per le Americhe –. Invece di prendere misure per fermare la gravissima crisi dei diritti umani, le autorità sotto il comando del presidente Sebastián Piñera appoggiano questa politica della punizione da oltre un mese, col risultato che le vittime di violazioni dei diritti umani aumentano ogni giorno“.

La responsabilità penale individuale non può limitarsi a processare gli autori materiali delle violazioni dei diritti umani. Garantire la giustizia e la non ripetizione implica sanzionare coloro che hanno dato gli ordini nella piena consapevolezza dei crimini commessi o li hanno tollerati“, ha aggiunto Guevara-Rosas.

cifre

Le manifestazioni, iniziate a metà ottobre per protestare contro l’aumento delle tariffe del trasporto pubblico, si sono poi estese alla richiesta di una società più giusta in cui lo stato garantisca diritti quali quelli alla salute, all’acqua, all’educazione e alla qualità della sicurezza sociale, in un paese profondamente iniquo.

La decisione del presidente Piñera di dispiegare l’esercito nelle strade a seguito della proclamazione dello stato d’emergenza ha avuto conseguenze catastrofiche.

Secondo l’Istituto nazionale dei diritti umani, almeno cinque persone sono morte per mano delle forze di sicurezza e oltre 2300 sono state ferite: di queste, 1400 sono state raggiunte da colpi di arma da fuoco e 220 hanno subito gravi traumi agli occhi.

La Procura ha registrato oltre 1100 denunce di maltrattamenti e tortura e 70 denunce di violenza sessuale a carico di pubblici ufficiali.

Secondo i carabineros, nessun pubblico ufficiale è stato ucciso e vi sono stati circa 1600 feriti – 105 in modo grave – tra le forze di sicurezza.

La nostra missione in Cile

Riteniamo che le violazioni dei diritti umani e i crimini di diritto internazionale commessi dalle forze di sicurezza non siano fatti isolati o sporadici ma, invece, costituiscano una costante del modus operandi praticato in tutto il paese principalmente dai carabineros.

Finora, grazie alla nostra missione di ricerca e alle segnalazione raccolte, abbiamo potuto documentare 23 casi di violazioni dei diritti umani nelle regioni di Valparaíso, Tarapacá, Bío-Bío, Antofagasta, Coquimbo, Maule e Araucanía e in 11 comuni della regione metropolitana di Santiago, verificatisi tra il 19 ottobre e l’11 novembre. Attraverso i nostri esperti, abbiamo analizzato e verificato in oltre 130 contenuti fotografici e video sull’uso non necessario ed eccessivo della forza.

Il livello di coordinamento richiesto per sostenere la repressione violenta delle proteste nel corso di un mese fa ragionevolmente concludere che vi siano responsabilità ai più alti livelli per aver ordinato o aver tollerato la repressione. Ciò, naturalmente, dovrebbe essere chiarito attraverso indagini indipendenti e imparziali.

Durante e dopo lo stato d’emergenza i dirigenti dei carabineros, così come coloro con funzioni superiori, invece di esercitare un controllo effettivo per prevenire o reprimere la commissione di atti di violenza hanno permesso che tutto ciò continuasse col conseguente aumento delle denunce di maltrattamenti, torture e danni oculari irreversibili. La mancata prevenzione di queste azioni, quando in presenza dell’obbligo di farlo, è motivo di responsabilità individuale secondo il diritto internazionale.

Sia coloro che hanno deciso di affidare all’esercito il controllo delle manifestazioni con l’uso della forza letale, sia coloro che hanno sparato contro le persone che manifestavano, causando morti e feriti gravi, devono essere sottoposti a indagini e, ove vi siano prove sufficienti, essere giudicati da un tribunale indipendente e imparziale.

Crisi in Cile: le nostre raccomandazioni

La situazione in Cile non può andare avanti in questo modo. Le autorità devono vigilare affinché coloro che difendono i diritti umani e le organizzazioni della società civile possano svolgere il loro lavoro liberamente, senza alcun tipo di pressione, minaccia o rappresaglia“, ha dichiarato Ana Piquer, direttrice generale di Amnesty International Cile.

Purtroppo le violazioni dei diritti umani commesse durante questa crisi non sono una novità ed erano già state denunciate da noi così come dal resto della società civile cilena negli ultimi anni. Questa tragica pagina della storia cilena deve servire una volta per tutte per arrivare a quelle riforme istituzionali e strutturali che la società chiede, come la riforma delle forze di polizia e la garanzia dei diritti sociali“, ha concluso Piquer.

Le autorità devono porre urgentemente fine alla repressione, dando precisi ordini alle forze di sicurezza affinché esercitino la massima moderazione nell’uso della forza, nel rispetto degli standard internazionali. Un messaggio particolarmente chiaro dev’essere inviato rispetto all’uso di armi potenzialmente letali, affinché non vengano mai usate come mezzo di dissuasione.

Gli organi di giustizia devono indagare sulla catena di comando nelle violazioni dei diritti umani e nei crimini di diritto internazionale commessi nel contesto della crisi dai militari o dai carabineros, come previsto dagli standard internazionali e dall’ordinamento giuridico cileno.

Le autorità devono assicurare che le legittime richieste della popolazione vengano ascoltate, avviando le riforme legislative e politiche necessarie per garantire a tutti i diritti economici, sociali, culturali e ambientali, senza discriminazione e con particolare attenzione alle persone maggiormente vulnerabili, nonché per assicurare un processo partecipativo e inclusivo verso una nuova costituzione che promuova e protegga tutti i diritti umani.

Le autorità devono intraprendere una seria riforma delle forze di polizia per far sì che diventi un’istituzione a garanzia di tutti e che esistano rigorosi meccanismi di controllo e di assunzione delle responsabilità.