Conferenza Onu per la Palestina: le nostre raccomandazioni

28 Luglio 2025

© Amnesty International Italia

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In vista della conferenza di alto livello delle Nazioni Unite prevista il 28 e 29 luglio sul processo di pace in Palestina e sull’attuazione della soluzione a due stati, Amnesty International ha chiesto che il dibattito sia incentrato sull’applicazione immediata ed efficace del diritto internazionale. In particolare, gli stati dovranno adempiere ai propri obblighi di prevenzione e repressione dei crimini di genocidio e apartheid e impegnarsi a porre fine all’occupazione illegale da parte di Israele del Territorio palestinese.

Amnesty International ha stilato una serie di raccomandazioni concrete agli stati affinché adottino misure efficaci e facciano pressione su Israele per fermare il genocidio in corso nella Striscia di Gaza, revocare il disumano blocco umanitario e smantellare l’occupazione militare illegale e il sistema di apartheid imposto all’intera popolazione palestinese sotto controllo israeliano.

“Se i ministri riuniti a New York vogliono davvero contribuire a una pace giusta, duratura e globale per palestinesi e israeliani, la priorità assoluta deve essere quella di agire concretamente per porre fine al genocidio in atto contro la popolazione palestinese della Striscia di Gaza e all’occupazione militare illegale che alimenta violazioni su vasta scala e rafforza il crudele sistema di apartheid israeliano”, ha dichiarato Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International.

La catastrofe umanitaria provocata da Israele nella Striscia di Gaza ha ormai raggiunto livelli insostenibili: è necessario che gli stati intervengano con urgenza e determinazione. Le sole dichiarazioni, condanne o azioni sporadiche da parte degli stati non stanno riuscendo a proteggere la popolazione civile né a far rispettare il diritto internazionale umanitario.

“Un’azione concreta ed efficace da parte degli stati deve iniziare, prima di tutto, con la richiesta di un cessate il fuoco immediato e duraturo e con la revoca del blocco illegale imposto da Israele. Senza questi passaggi fondamentali e urgenti, qualsiasi percorso relativo al futuro della popolazione palestinese risulterà privo di credibilità. Come può essere considerato serio un processo negoziale quando ogni giorno le persone palestinesi continuano a essere uccise, affamate e sfollate con la forza in spazi sempre più ristretti?”, ha aggiunto Callamard.

Tra le raccomandazioni più urgenti, Amnesty International ha chiesto agli stati di:

  • pretendere un cessate il fuoco immediato e duraturo nella Striscia di Gaza, garantire pieno e libero accesso a tutto il territorio e respingere con fermezza il modello di distribuzione degli aiuti sotto controllo militare israeliano e privo di neutralità. È essenziale ripristinare subito un intervento umanitario guidato dalle Nazioni Unite, assicurando e ampliando i finanziamenti per le organizzazioni umanitarie imparziali;
  • interrompere ogni forma di commercio o trasferimento che contribuisca o sia collegato al genocidio, all’apartheid o all’occupazione illegale. In primo luogo, vietare tutte le esportazioni e i trasferimenti di armi, di attrezzature di sorveglianza e di ogni tipo di assistenza militare a Israele. Gli stati devono inoltre sospendere gli accordi commerciali preferenziali e i partenariati di cooperazione con Israele, compresi quelli dell’Unione europea;
  • adottare sanzioni mirate nei confronti dei funzionari israeliani maggiormente coinvolti in crimini di diritto internazionale e cooperare con la Corte penale internazionale, anche attraverso l’esecuzione dei suoi mandati di arresto;
  • impegnarsi nella ricostruzione della Striscia di Gaza e nel sostegno alla sua popolazione, contrastando ogni tentativo di trasferimento forzato all’interno o all’esterno del suo territorio;
  • istituire meccanismi per garantire riparazioni e misure di riabilitazione per la popolazione palestinese, riconoscendo a Israele la responsabilità finanziaria principale.

Amnesty International ha inoltre sollecitato le imprese a rifiutare qualsiasi coinvolgimento diretto o indiretto nelle azioni illegali di Israele e di assicurarsi, pertanto, di non contribuire a gravi violazioni dei diritti umani.

L’organizzazione per i diritti umani si è rivolta anche alla società civile e all’opinione pubblica affinché continuino a mobilitarsi e a fare pressione sugli stati perché rispettino i propri obblighi giuridici internazionali. È fondamentale denunciare imprese, banche e altri attori economici che contribuiscono o sono direttamente legati alle violazioni del diritto internazionale da parte di Israele.

“Gli stati devono essere chiari e decisi: Israele non è al di sopra della legge e l’assunzione di responsabilità è una priorità. La conferenza di New York è l’occasione per mettere fine al sostegno, attivo o implicito, alle violazioni israeliane e all’intenzionale mancanza d’azione. Dalla conferenza dovrà emergere un impegno chiaro da parte degli stati a sospendere ogni attività economica che contribuisca o sia direttamente connessa all’occupazione illegale, al sistema di apartheid o al genocidio contro la popolazione palestinese della Striscia di Gaza”, ha concluso Callamard.

“Mentre è in gioco la stessa sopravvivenza della popolazione palestinese, non c’è più spazio per promesse vuote o dichiarazioni di principio. In un momento in cui le persone continuano a scendere in piazza per chiedere un’azione globale e cresce il numero degli stati che riconoscono il genocidio di Israele per quello che è, qualsiasi operazione priva di contenuto reale non sarebbe solo insensibile, ma anche moralmente inaccettabile. Se si vuole evitare che la conferenza si riduca a una farsa, gli stati devono ascoltare le nostre richieste. È il momento di trasformare le parole in azioni radicate nel diritto internazionale e nella tutela dei diritti umani”.

Ulteriori informazioni

La Conferenza internazionale di alto livello per la soluzione pacifica della questione palestinese e l’attuazione della soluzione a due stati, co-presieduta da Francia e Arabia Saudita, si terrà a New York dal 28 al 29 luglio. La segretaria generale Agnès Callamard e altri rappresentanti di Amnesty International saranno disponibili per interviste.