Cop28: difendere i diritti umani, facendo pressione sugli Emirati Arabi Uniti

29 Novembre 2023

@ Rafael Henrique/SOPA Images/LightRocket via Getty Images

Tempo di lettura stimato: 11'

In occasione della partecipazione di Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International, alla Conferenza annuale delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (Cop28) negli Emirati Arabi Uniti, l’organizzazione per i diritti umani ha esortato tutti i leader presenti a porre al centro della discussione i diritti umani. Tale impegno dovrebbe concretizzarsi tramite un accordo sull’immediata eliminazione dei combustibili fossili, garantendo la partecipazione libera della società civile ed esercitando pressioni sul governo emiratino per la liberazione di tutti i dissidenti attualmente in carcere.

“In un periodo di estrema agitazione, con la nostra attenzione rivolta a rispondere alle sofferenze delle persone a Gaza e in Israele, nel Sudan e in tantissime altre parti del mondo, potremmo essere tentati di procrastinare la gestione della crisi climatica. Tuttavia, ciò sarebbe un errore. L’inazione non è un’opzione, considerando che il riscaldamento climatico è ai massimi storici e i diritti umani di milioni di persone sono a rischio”, ha dichiarato Agnès Callamard.

“I leader che partecipano alla Cop28 devono sfidare le lobby del combustibile fossile e guidarci lontano dall’intensificazione della catastrofe climatica e dei diritti umani. L’unica strada sicura per impedire questa calamità è che si accordino per fermare immediatamente la produzione di combustibili fossili, così da aiutare le persone più colpite dai cambiamenti climatici a riprendersi dalle perdite e dai danni e accelerare un equo percorso di transizione verso le energie rinnovabili.

Difendere il diritto di libertà di espressione, di associazione e di riunione pacifica è essenziale per raggiungere questi obiettivi nel contesto di una conferenza inclusiva dedicata al clima. Questi sono anche obblighi fondamentali che gli Emirati Arabi Uniti devono rispettare.

“Tali obblighi devono comprendere la scarcerazione di tutti i dissidenti, la fine delle detenzioni arbitrarie e deo processi farsa, lo stop alle tecnologie di sorveglianza digitali illegali e la decriminalizzazione delle relazioni tra persone dello stesso sesso”, ha proseguito Callamard.

Amnesty International ha espresso la sua preoccupazione per il rischio che l’industria dei combustibili fossili, da cui trae enormi vantaggi un ristretto gruppo di persone, possa ostacolare un esito positivo della Cop28. Il fatto che il presidente della conferenza, Sultan Al Jaber, sia anche a capo dell’ Adnoc, l’azienda di stato del petrolio e del gas degli Emirati Arabi Uniti, rende ancora più forti le preoccupazioni che la Cop28 possa essere inquinata dagli interessi sui combustibili fossili prima ancora di cominciare. Al Jaber deve rassegnare le sue dimissioni da presidente dell’Adnoc in quanto è al centro di uno sfacciato conflitto di interessi e rappresenta una minaccia per la credibilità della conferenza stessa.

L’industria dei combustibili fossili e molti stati vogliono mantenere lo status quo, attuando un’operazione di “greenwashing” per far passare il messaggio che soluzioni tecniche non testate, che potrebbero causare danni ambientali, come la cattura e lo stoccaggio della carbonio, possano essere la risposta al surriscaldamento globale.

Molte delle più grandi compagnie petrolifere e del gas, appoggiate da diversi governi in tutto il mondo, pianificano di espandere la loro produzione, basandosi sulla premessa che quelle soluzioni non testate risolveranno magicamente il problema in futuro. Tutto questo deve essere fermato. I governi sono obbligati a svolgere azioni significative per proteggere i nostri diritti umani, anziché adottare strategie mal concepite per proteggere i profitti dei pochi privilegiati che traggono maggior beneficio dall’industria dei combustibili fossili.

Continuare a sfruttare petrolio, gas fossile o carbone contribuirà ad aumentare ulteriormente la temperatura del nostro già surriscaldato pianeta, causando ulteriori devastazioni e prolungate sofferenze. Tutte le risorse di combustibili fossili non ancora utilizzate devono rimanere tali e nel sottosuolo in modo permanente. Occorre intraprendere azioni urgenti per una transizione equa verso fonti di energia sostenibili. La Cop28 deve confermare il proprio impegno a limitare l’aumento della temperatura globale in questo secolo a 1,5°C, al fine di evitare effetti ancora più devastanti del cambiamento climatico.

Caos climatico, perdite e distruzione

Il 2023 verrà sicuramente identificato come l’anno più torrido mai registrato. Il caldo sta aumentando la frequenza e la gravità degli eventi meteorologici estremi e sta intensificando l’insorgenza di eventi come siccità, desertificazione e aumento del livello del mare.

Il mondo rischia di ritrovarsi a un punto critico, nel quale alla siccità susseguirebbero incendi che libererebbero enormi quantità di anidride carbonica che altrimenti resterebbe nell’ambiente, contribuendo così ulteriormente al riscaldamento atmosferico. La qualità dell’aria sta peggiorando. Nel 2020 l’inquinamento dell’aria, strettamente connesso ai combustibili fossili, ha causato la morte di 1,2 milioni di persone.

Con colture ed ecosistemi sotto attacco, l’aumentata carenza di cibo e di acqua sta alimentando una maggiore competizione per le risorse, lo spostamento di intere popolazioni, migrazioni e conflitti. Decine di milioni di persone stanno vivendo in condizioni di sofferenza e i diritti umani di miliardi di persone sono sotto minaccia.

La campagna globale “Write for Rights” di Amnesty International sta attualmente sostenendo lo zio Pabai e lo zio Paul, leader della comunità della Guda Maluyligal Nation nelle isole dello Stretto di Torres, la parte più settentrionale dell’Australia, le cui isole e mezzi di sostentamento sono distrutti dai cambiamenti climatici.

Le conseguenze dei cambiamenti climatici sono devastanti per persone come lo zio Pabai e lo zio Paul e per gli ecosistemi da cui dipendono molte comunità vulnerabili come la loro. Mezzi di sostentamento, così come stili di vita e culture di comunità in tutto il mondo, stanno piano piano distruggendosi.

Alla Cop dello scorso anno è stato concordato di creare un Fondo per le perdite e i danni. Da allora è in corso un dibattito su come questo fondo dovrebbe essere gestito; nel frattempo, la sofferenza che avrebbe dovuto alleviare è aumentata.

All’inizio di questo mese, è stato finalmente raggiunto un accordo, con la prospettiva che la Banca mondiale sia depositaria provvisoria del Fondo per i prossimi quattro anni, con l’intenzione di formalizzare tale decisione durante la Cop28.

“Sollecitiamo la Banca mondiale a chiarire se può o meno impegnarsi a rispettare le misure di salvaguardia recentemente concordate, affinché tutti i paesi in via di sviluppo e le comunità colpite possano accedere al Fondo, condizione al momento impossibile viste le attuali restrizioni che la Banca impone. Chiediamo inoltre che gli stati più industrializzati, storicamente maggiormente responsabili per le emissioni di gas serra, compresi i paesi produttori di combustibili fossili ad alto reddito, forniscano rapidamente le risorse necessarie affinché il Fondo per le perdite e i danni possa iniziare ad aiutare le persone che ne hanno urgentemente bisogno”, ha aggiunto Callamard.

Giustizia climatica

Un futuro libero dai combustibili fossili è essenziale per la sopravvivenza dell’umanità. Tuttavia, molti stati continuano a essere sottomessi alle imprese del settore, a volte addirittura sovvenzionandole.

Le sovvenzioni statali a un’industria che sta procurando danni alla vita umana devono essere bloccate. È necessario un notevole aumento degli investimenti per accelerare la transizione verso l’energia rinnovabile.

I paesi più sviluppati, storicamente tra i maggiori emettitori di gas serra, avevano precedentemente promesso di fornire 100 miliardi di dollari all’anno entro il 2020 per aiutare i paesi privi di risorse a adattarsi ai cambiamenti climatici e a mitigarne gli impatti. Questo impegno non è stato mantenuto, quindi, tali paesi e quelli produttori di combustibili fossili che partecipano alla Cop28, devono presentare un piano chiaro, che non solo sia in grado di colmare il deficit esistente ma che incrementi in modo significativo i loro futuri contributi, da fornirsi principalmente attraverso sovvenzioni e non prestiti.

Se i partecipanti dimostreranno di avere la visione giusta e la determinazione necessarie per sfidare la lobby dei combustibili fossili, la Cop28 potrà delineare un percorso per porre tempestivamente fine all’utilizzo di tali combustibili e favorire una transizione equa verso un’energia rinnovabile accessibile a tutti.

Un approccio basato sui diritti umani, che rispetti e garantisca il diritto a un ambiente pulito, sano e sostenibile, preserverà innumerevoli vite e preverrà una crisi globale senza confini; contribuirà al miglioramento delle condizioni di salute e al rafforzamento dei diritti alla vita e all’istruzione e alla sicurezza. I partecipanti alla Cop28 sono chiamati a cogliere questa opportunità per contribuire a un’azione climatica efficace attraverso la protezione dei diritti umani.

Ulteriori informazioni

La Cop28, 28esima Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, si terrà a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, dal 30 novembre al 12 dicembre 2023. La conferenza riunisce 190 stati con l’obiettivo di adottare misure volte a fronteggiare la minaccia globale rappresentata dai cambiamenti climatici. Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International, vi parteciperà dal 1° al 6 dicembre, parte della delegazione dell’organizzazione per i diritti umani che sarà presente durante l’intero evento.

Amnesty International ha pubblicato un documento formale di supporto per la Cop28.