Corte europea condanna l’Italia: a Bolzaneto e Asti fu tortura

26 Ottobre 2017

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Con due sentenze distinte, la Corte europea dei diritti umani ha condannato l’Italia per le torture commesse nel centro di detenzione di Bolzaneto a Genova nel 2001 e per quelle commesse nei confronti di due detenuti nel carcere di Asti nel 2004.

Può sembrare strano esprimere soddisfazione per due sentenze in cui si accerta che il nostro paese ha commesso gravi violazioni dei diritti umani – ha dichiarato in una nota ufficiale Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia –. Eppure, entrambe le sentenze emesse oggi dalla Corte di Strasburgo sono, in un certo senso, una buona notizia. E non solo perché riconoscono una riparazione, materiale e soprattutto morale, alle vittime, ma anche perché dimostrano ancora una volta che nessuno stato può permettersi, in alcun caso, di rimuovere, tollerare, passare un colpo di spugna sulla tortura“.

L’intervento della giustizia internazionale si è necessario a causa dell’assenza nel codice penale italiano della fattispecie del reato di tortura. Una lacuna colmata solo nel luglio scorso, dopo quasi trent’anni di ritardo.

La speranza, che non è una certezza, è che la nuova legge sulla tortura adottata nel frattempo e della quale le due sentenze danno atto, migliori la capacità del nostro paese di accertare e punire le violazioni dei diritti umani“.

L’introduzione del reato di tortura in Italia

Il 5 luglio la Camera dei deputati ha approvato in via definitiva l’introduzione del reato di tortura nel codice penale italiano.

Un ritardo quasi trent’anni rispetto alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e i trattamenti e le punizioni crudeli inumani o degradanti, approvata dall’Assemblea generale nel 1984.

In questi anni il nostro impegno affinché l’Italia adempisse agli impegni presi dalla Convenzione si è fatto sempre più pressante.

Dalla fine degli anni novanta, insieme ad Antigone e ad altre organizzazioni della società civile, abbiamo intensificato gli sforzi per ottenere l’introduzione del reato di tortura in Italia, attraverso lettere, incontri pubblici, audizioni, convegni, mobilitazioni e dichiarazioni.