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Accertato il primo morto di Covid-19 in un istituto di pena italiano. La persona deceduta si trovava nel carcere della Dozza di Bologna.
“L’Italia ha già deciso di fare la sua parte ma deve farlo con la massima velocità e rinforzando le disposizioni già varate, con ulteriori misure di rapida applicazione che portino la popolazione detenuta al di sotto della capienza regolamentare effettivamente disponibile e che permettano di adottare tutte le precauzioni atte a evitare il contagio tra i detenuti e il personale dipendente” ha commentato con una nota ufficiale Gianni Rufini, direttore di Amnesty International Italia.
Questo primo caso evidenzia la necessità di dare seguito con la massima rapidità alle misure di decongestionamento delle prigioni italiane contenute nel decreto “Cura Italia” e di superare le attuali criticità legate – come rilevato dallo stesso Consiglio superiore della magistratura – alla mancanza, in molti casi, di un domicilio per il detenuto, alla carenza di braccialetti elettronici e ai tempi di attivazione di questi ultimi.
“Governi di ogni parte del mondo stanno adottando provvedimenti per contrastare la diffusione del Covid-19 nelle prigioni: luoghi in cui l’impossibilità di applicare il distanziamento sociale e le inadeguate condizioni igienico-sanitarie possono favorire il contagio” – ha concluso Rufini.