Giles Clarke/Getty Images Reportage
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Il “Piano d’azione della Commissione europea per sostenere l’Italia, ridurre la pressione e aumentare la solidarietà” è inadeguato e delega responsabilità sempre maggiori alla Guardia costiera libica.
Il commento ufficiale di Iverna McGowan, direttrice dell’Ufficio di Amnesty International presso le Istituzioni europee, boccia le proposte della Commissione europea.
“Si tratta di un piano dolorosamente inadeguato – dichiara McGowan –. Invece di proporre ancora più detenzioni di migranti e rimpatri accelerati, i leader europei dovrebbero una volta per tutte prendere misure concrete per evitare che le persone anneghino in mare, soprattutto rafforzando le operazioni di ricerca e soccorso in mare e mettendo a disposizione percorsi legali e sicuri verso l’Europa“.
L’approccio che continua a guidare le politiche europee insiste sulla collaborazione con “i paesi di partenza”, spesso instabili e dominati da una insicurezza politica e da violazioni dei diritti umani.
“Delegare responsabilità sempre maggiori nelle operazioni di ricerca e soccorso in mare alla Guardia costiera libica – ha concluso McGowan – è un atto irresponsabile e inefficace che ha già provocato l’aumento delle morti in mare. Permettendo alla Guardia costiera libica di intercettare le imbarcazioni e riportarle in terraferma, l’Unione europea sta mostrando un evidente disprezzo per la vita dei rifugiati e dei migranti“.
Il 2016 è stato un anno di morte per i rifugiati che hanno provato ad attraversare il Mediterraneo centrale.
Più di 4.500 uomini, donne e bambini sono annegati o scomparsi mentre fuggivano su barche sovraffollate, non adatte a quel genere di traversata. E, in questi mesi del 2017, molte altre vite sono già andate perdute.
Nonostante ciò, i governi europei hanno ridotto il numero di navi impegnate nel soccorso in mare, lasciando alle Ong il compito di salvare vite.
Invece di salvare vite umane e di offrire percorsi sicuri per le persone che si imbarcano in queste disperate traversate, l’Europa e suoi stati membri hanno iniziato a collaborare con le autorità libiche per consentire loro di intercettare rifugiati e migranti e riportarli in Libia, dove sono detenuti e sottoposti a terribili abusi, tra cui tortura e stupro.
Aiutare le persone in pericolo di vita nel Mediterraneo per riportarle nell’inferno in Libia non significa salvarle.
Dato lo squilibrio che continua a mantenersi tra Paesi in via di sviluppo e Paesi sviluppati sul fronte dell’accoglienza dei rifugiati, Amnesty International ritiene che sia necessario un nuovo approccio globale ai movimenti migratori fondato su una vera cooperazione internazionale e su una più equa ripartizione delle responsabilità e degli oneri finanziari derivanti dalla crisi internazionale dei rifugiati.