Illustrazione di © Elly Rodgers
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L’utilizzo delle tecnologie sta rafforzando l’esclusione e bloccando la libertà di movimento di migranti, richiedenti asilo e rifugiati musulmani, neri e appartenenti ad altre minoranze etniche e sta costruendo regimi di frontiera che discriminano in base a razza, etnia, origine nazionale e cittadinanza.
Ad esempio, l’Unione europea ha esteso virtualmente i suoi confini nel Mediterraneo e nelle zone di transito in Africa attraverso una serie di tecnologie, che consentono di monitorare il movimento dei soggetti interessati passo dopo passo.
“Le tecnologie digitali stanno rafforzando regimi di frontiera che impattano in modo sproporzionato sulle persone razzializzate. Un razzismo intrinseco è profondamente radicato nella gestione delle migrazioni e nei sistemi di asilo. Queste tecnologie alimentano pregiudizi e errori intrinseci che minacciano il diritto alla non discriminazione, oltre ad altri diritti umani”, ha dichiarato Charlotte Phillips, consulente di Amnesty International per i diritti di rifugiati e migranti.
Amnesty International ha pubblicato oggi un documento introduttivo sull’utilizzo rapido e diffuso delle tecnologie digitali nei sistemi di gestione di migranti e richiedenti asilo in tutto il mondo, inclusi Stati Uniti, Regno Unito e Unione europea.
Il documento, intitolato “Difendere i diritti dei migranti e dei rifugiati nell’era digitale”, mette in luce alcuni dei principali avanzamenti della tecnologia digitale nei sistemi di gestione delle richieste d’asilo e dei flussi migratori. In particolare, si focalizza sui sistemi che elaborano ingenti quantità di dati e sulle questioni connesse ai diritti umani che sorgono come conseguenza del loro utilizzo.
“Questo documento offre un’istantanea di alcuni tra i principali sviluppi della tecnologia digitale nei sistemi di gestione delle richieste d’asilo e delle migrazioni, con una particolare attenzione al crescente ricorso a soluzioni digitali alternative alla detenzione, tecnologie di esternalizzazione delle frontiere, software per la gestione dei dati, biometria e sistemi decisionali algoritmici”, ha dichiarato Matt Mahmoudi, consulente di Amnesty International per l’intelligenza artificiale e i diritti umani.
“La proliferazione di queste tecnologie rischia di perpetuare e rafforzare discriminazioni, razzismo e sorveglianza sproporzionata e illegale contro le persone razzializzate”
Queste tecnologie stanno diventando una preoccupazione sempre più evidente per i diritti umani, in quanto diversi stati le impiegano secondo modalità che violano i loro obblighi nei confronti dei diritti umani nei confronti di rifugiati e migranti.
La ricerca documenta come i governi di tutto il mondo abbiano sviluppato tecnologie specifiche nei sistemi di asilo e migrazione. Le autorità di frontiera negli Stati Uniti hanno utilizzato il programma Intensive Supervision Appearance e il programma Electronic Monitoring Device per monitorare i migranti e i richiedenti asilo scarcerati, affermando che l’obiettivo fosse quello di fornire loro opzioni di libertà.
Tuttavia, tali programmi sono strettamente connessi a violazioni di diritti umani.
Il documento evidenzia anche l’impiego, da parte del governo degli Stati Uniti, di infrastrutture di sorveglianza “intelligenti”, come ad esempio le torri di controllo gestite dall’intelligenza artificiale lungo il confine tra Stati Uniti e Messico, aumentando così il rischio di profilazione delle comunità nere, latinoamericane e di altre minoranze etniche.
Nel Regno Unito, il “tagging” obbligatorio elettronico alla caviglia è stato utilizzato per monitorare tutti gli stranieri in procinto di essere rimpatriati, mentre è stata proposta l’implementazione di un sistema di tracciamento tramite “smartwatch”, abilitato al riconoscimento facciale.
L’Unione europea impiega sistemi di sorveglianza aerea in tempo reale e droni sopra il mar Mediterraneo centrale per identificare barche di rifugiati e migranti in mare e coordinarsi con le autorità libiche per impedire loro di raggiungere le coste europee.
Un sistema automatizzato di controllo dei confini, chiamato iBorderCtrl, viene utilizzato in Ungheria, Grecia e Lettonia. Il programma usa l’intelligenza artificiale per “individuare le bugie” durante gli interrogatori di coloro che cercano di attraversare i confini, analizzando nel dettaglio le espressioni facciali tramite tecnologie di riconoscimento facciale ed emotivo. Coloro che il sistema identifica come “sinceri” ricevono un codice che consente loro di attraversare il confine.
Il documento “Difendere i diritti dei migranti e dei rifugiati nell’era digitale” evidenzia anche come Austria, Belgio, Danimarca, Germania, Norvegia e Regno Unito stiano sempre più introducendo leggi che consentono la confisca dei telefoni appartenenti ai richiedenti asilo allo scopo di corroborare le loro testimonianze durante la valutazione delle loro domande d’asilo.
Amnesty International chiede ai governi in tutto il mondo di: