Chi mi ridarà mia madre, uccisa da un drone Usa mentre lavorava nei campi?

24 Aprile 2018

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Mia madre era la corda che teneva insieme la nostra famiglia, la sua morte assurda è stata un dolore incredibile. È stata uccisa, letteralmente fatta a pezzi, mentre lavorava nei campi, in un giorno qualunque, di fronte a me, suo figlio, e ai suoi nipoti“.

A raccontarlo è Rafeequl Rehman figlio di Mamana Bibi, uccisa a 67 anni nel 2012 da un drone statunitense in Pakistan, nel villaggio di Ghundi Kala, nel Waziristan.

Mamana stava semplicemente raccogliendo ortaggi nel suo campo, ma per il drone, velivolo “intelligente” caratterizzato dall’assenza del pilota umano a bordo, era un obiettivo militare da eliminare e così, con un boato capace di far tremare tetti e case, ha cominciato a sparare fino a ridurre il suo corpo in tanti pezzi.

Mio figlio Safdar di soli 3 anni quel giorno era sul tetto: i colpi sparati dal drone sono stati così forti da scaraventarlo a terra. Ma è stata mia figlia Nabeela, che all’epoca aveva 8 anni, a subire il trauma più forte: cercando la nonna nei campi ha ritrovato prima le scarpe e poi i vari pezzi del corpo. Li abbiamo dovuti raccogliere uno per uno e avvolgerli in un panno“, ricorda Rafeequl.

Dal giorno in cui è stata uccisa, sto ancora aspettando che qualcuno mi spieghi perché un drone – che dovrebbe colpire obiettivi militari – abbia preso di mira mia madre“, si chiede ancora il figlio disperato.

Un anno dopo la morte di Mamana, Rafeequl è andato negli Stati Uniti e ha raccontato ai membri del Congresso come l’attacco dei droni avesse devastato la sua famiglia.

Ho visto con i miei occhi quanto fossero rattristati. Ma nessuno nel governo degli Stati Uniti ha promesso di indagare su ciò che era accaduto“.

Mamana Bibi è solo uno dei 900 civili che sono stati uccisi da attacchi di droni in Pakistan.

Nel luglio 2012, 18 braccianti, tra cui un ragazzo di 14 anni, sono stati uccisi in un attacco multiplo contro un villaggio situato nei pressi della frontiera con l’Afghanistan. Stavano per cenare, al termine di una dura giornata di lavoro. Da allora non ci sono state indagini per fare giustizia su questi omicidi.

Anche l’Italia, insieme a Regno Unito, Germania, Paesi Bassi è complice del programma letale dei droni Usa.

Ferma le complicità italiane nel programma droni Usa

Rafeequl Rehman, racconta la storia di sua madre, Mamana Bibi, morta a 67 anni, uccisa da un drone mentre lavorava nei campi in Pakistan.

Droni letali Usa: fermare il supporto degli Stati europei al programma statunitense

Secondo il Bureau of Investigative Journalism, dal 2004, gli attacchi di droni statunitensi hanno ucciso oltre 5.551 civili in Afghanistan, Pakistan, Somalia e Yemen.

Per oltre un decennio, insieme ad altre Ong, alla Nazioni Unite a ai media, abbiamo documentato il devastante impatto civile del programma di uso letale dei droni degli Stati Uniti.

Anche l’Italia, insieme a Regno Unito, Germania, Paesi Bassi è complice del programma letale dei droni Usa, offrendo supporto logistico e informazioni d’intelligence di grande importanza e infrastrutture di comunicazione. Lo abbiamo denunciato di recente nel report “Assistenza mortale”.

Chiediamo al governo italiano di astenersi dall’assistere negli attacchi con i droni statunitensi e di avviare un’inchiesta pubblica e completa sull’assistenza al programma droni americano.

Ferma la complicità italiana al programma droni Usa

Chiediamo inoltre al governo di stabilire e pubblicare standard solidi per gestire la fornitura di tutte le forme di assistenza per le operazioni di uso letale dei droni e di assicurare tempestive indagini su tutti i casi in cui vi sono fondati motivi per ritenere che abbiano fornito assistenza a un attacco con i droni statunitensi che ha provocato uccisioni illegali.