Fermiamo le esecuzioni in Iran: sono state 93 solo ad agosto

12 Settembre 2024

© Echo Iran / Middle East Images / Middle East Images via AFP

Tempo di lettura stimato: 2'

Approfondimento a cura del Coordinamento tematico sulla pena di morte. Per restare aggiornato iscriviti alla newsletter. Per consultare i numeri precedenti clicca qui.

Sembra non aver fine l’ondata di esecuzioni in Iran che nel solo mese di agosto ha registrato almeno 93 persone messe a morte facendo salire il bilancio di quest’anno alla soglia delle 400 esecuzioni, tra le quali 15 donne, non lontano in proiezione dal deprecabile record di oltre 800 del 2023. Le prigioni in tutto il Paese sono diventate luoghi di uccisioni di massa sanzionate dallo Stato sotto la veste di esecuzioni giudiziarie. Un giro di vite che colpisce persone condannate per reati di droga, ma anche manifestanti e dissidenti politici nonché le minoranze etniche oppresse, come i beluci che nel 2023 hanno inciso per ben il 20% circa delle esecuzioni registrate, pur rappresentando appena il 5% circa della popolazione iraniana. Le autorità mettono a morte persone anche solo per i loro messaggi sui social media e per rapporti sessuali tra adulti consenzienti, e stanno intensificando il ricorso alla pena capitale come strumento politico di repressione. Amnesty International chiede alla comunità internazionale di intervenire urgentemente per chiedere all’Iran di sospendere tutte le esecuzioni, concedere a rappresentanti di visitare i bracci della morte e di poter assistere ai processi degli imputati che rischiano la pena capitale.

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I dati sulla pena di morte nel 2023 e nel 2024

La pena di morte è stata abolita in più della metà degli stati del mondo: 112 stati sono totalmente abolizionisti, 23 stati sono considerati abolizionisti di fatto perché non eseguono condanne a morte da almeno 10 anni o hanno assunto l’impegno a livello internazionale a non ricorrere alla pena capitale; altri nove stati hanno cancellato la pena di morte per i reati ordinari. In totale, dunque, 144 stati hanno abolito la pena di morte nella legge o nella prassi; 55 stati la mantengono in vigore, ma quelli che eseguono condanne a morte sono un terzo.

 

 

Condanne a morte eseguite al 12 settembre 2024*

* questa lista contiene soltanto i dati sulle esecuzioni di cui Amnesty International è riuscita ad avere notizia certa. In alcuni paesi asiatici e mediorientali il totale potrebbe essere molto più elevato. Dal 2009, Amnesty International ha deciso di non pubblicare la stima delle condanne a morte e delle esecuzioni in Cina, dove questi dati sono classificati come segreto di stato. Ogni anno, viene rinnovata la sfida alle autorità cinesi di rendere disponibili queste informazioni che si ritiene essere nell’ordine di migliaia, sia di esecuzioni che di condanne a morte.

 

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Altre notizie

Città del Vaticano – E’ tornato a parlare di pena di morte Papa Francesco e, come ha anticipato Vatican News, lo fa nella prefazione del libro “Un cristiano nel braccio della morte. Il mio impegno a fianco dei condannati”, scritto da Dale Recinella. Recinella, ex avvocato di successo a Wall Street, che dal 1998 accompagna spiritualmente come cappellano laico i condannati a morte in alcuni penitenziari in Florida insieme alla moglie Susan. “Come ho più volte ribadito, la pena di morte non è in alcun modo la soluzione di fronte alla violenza che può colpire persone innocenti – sottolinea il Pontefice – Le esecuzioni capitali, lungi dal fare giustizia, alimentano un senso di vendetta che si trasforma in un veleno pericoloso per il corpo delle nostre società civili. Gli Stati dovrebbero preoccuparsi di permettere ai detenuti la possibilità di cambiare realmente vita, piuttosto che investire denaro e risorse nel sopprimerli, come fossero esseri umani non più degni di vivere e di cui disfarsi. Nel suo romanzo L’idiota Fëdor Dostoevskij sintetizza così, in maniera impeccabile, l’insostenibilità logica e morale della pena di morte, parlando di un condannato alla pena capitale: «È una violazione dell’anima umana, niente altro! È detto: “Non uccidere”, e invece, perché lui ha ucciso, altri uccidono lui. No, è una cosa che non dovrebbe esserci»”. E secondo Francesco, “proprio il Giubileo dovrebbe impegnare tutti i credenti a chiedere con voce univoca l’abolizione della pena di morte, pratica che, come dice il Catechismo della Chiesa Cattolica, “è inammissibile perché attenta all’inviolabilità e dignità della persona!”. Oltre ai ripetuti appelli lanciati negli anni per l’abolizione della pena capitale, proprio nella bolla d’indizione del Giubileo il Pontefice aveva invitato i credenti, “specialmente i pastori”, a formare “una voce sola che chieda con coraggio condizioni dignitose per chi è recluso, rispetto dei diritti umani e soprattutto l’abolizione della pena di morte, provvedimento contrario alla fede cristiana e che annienta ogni speranza di perdono e di rinnovamento”.

Iran – Almeno 93 persone sono state messe a morte nel mese di agosto, portando il numero delle esecuzioni ad almeno 345 nel 2024, di cui 15 donne. Gran parte, almeno la metà, erano state condannate per reati di droga. È l’allarme lanciato dalle Nazioni Unite che riferisce di un numero superiore al doppio rispetto al precedente mese di luglio e si appella alle autorità di Teheran perché interrompano “immediatamente” le esecuzioni. Preoccupazioni sono state espresse per la mancanza di un giusto processo e per l’assenza di standard di equità in molti dei casi capitali. Inoltre, molte esecuzioni sarebbero state effettuate senza che né la famiglia del prigioniero né il suo legale fossero informati. Contro la massiccia ondata di esecuzioni hanno protestato nei giorni scorsi le donne detenute nella famigerata prigione di Evin, a Teheran. La protesta ha portato a una violenta repressione da parte delle guardie carcerarie e degli agenti di sicurezza. Lo hanno denunciato la famiglia dell’attivista e premio Nobel per la pace detenuta a Evin, Narges Mohammadi, e la Premio Nobel Shirin Ebadi e lo scrittore Taghi Rahmani in una lettera aperta pubblicata sui media internazionali dove si chiede tra l’altro “l’immediata cessazione della pena di morte, la scarcerazione di tutte le prigioniere e i prigionieri, arbitrariamente in carcere per motivi politici e di coscienza, l’immediata attuazione, da parte dello stato iraniano, di misure che garantiscano l’incolumità fisica e psicologica delle persone detenute in tutto il paese, soprattutto nella sezione femminile del carcere di Evin, e l’avvio di un’indagine indipendente internazionale per scoprire la verità sulle violenze commesse contro le prigioniere politiche di Evin”.

Usa – L’ex presidente degli Stati Uniti e candidato repubblicano Donald Trump ha chiesto la pena di morte per i trafficanti sessuali di minori e donne e per i grandi narcotrafficanti. Lo ha dichiarato in un intervento pubblico in Arizona nel corso del quale ha sottolineato che se tornasse alla presidenza dopo le elezioni del prossimo 5 novembre “commineremo la pena di morte a chiunque uccida i nostri poliziotti, sceriffi, agenti di frontiera o funzionari delle forze dell’ordine. Ci sarà la pena di morte con un processo più veloce, non uno che dura 15 anni e esaurisce tutti”. Nel luglio 2021 Merrick Garland, procuratore generale degli Usa, annunciò una moratoria – ancora in vigore – sulle esecuzioni federali, ufficialmente per esaminare i protocolli usati per mettere a morte i condannati alla pena capitale. Una soluzione che ha interrotto il pesante ricorso alle esecuzioni federali che segnò proprio la precedente presidenza Trump, con ben 13 persone messe a morte durante il suo mandato, mai così tante da 120 anni ad allora, tutte negli ultimi sette mesi del suo mandato; tre addirittura nel gennaio 2021, nel periodo di transizione alla presidenza Biden, in violazione di una prassi che aveva retto 132 anni. Il timore che la moratoria possa interrompersi nel caso in cui Trump venisse rieletto alla Casa bianca è forte. Il magnate ha dichiarato che ripristinare le esecuzioni federali rappresenta “una delle prime priorità”.

Usa – Fissata al prossimo 20 settembre la prima esecuzione dopo oltre 13 anni in South Carolina. Il condannato a morte è Freddie Eugene Owens, che 27 anni fa, nel 1997, uccise una commessa di un negozio al culmine di una serie di rapine. Poi, in carcere, assassinò anche un compagno di cella. Per decenni, il South Carolina è risultato tra gli stati degli Usa che maggiormente ricorrevano alla pena capitale: 43 esecuzioni dal 1976 al 2011. La lunga sospensione è stata in parte dovuta anche alla decisione delle principali aziende farmaceutiche mondiali di non inviare più medicinali per le anestesie usati per l’iniezione letale. Nel frattempo, all’iniezione letale sono state aggiunte anche la sedia elettrica e il plotone d’esecuzione. Se il direttore della prigione dove si svolgerà l’esecuzione confermerà la disponibilità di tutti e tre i metodi, a Owens verrà macabramente fatto scegliere come essere messo a morte. Se non lo farà, sarà lo Stato automaticamente a scegliere la sedia elettrica acquistata dal South Carolina nel 1972. A questo punto le ultime speranze sono affidate al governatore Henry McMaster anche se mai in passato un governatore del South Carolina ha concesso la grazia. McMaster ha anticipato che annuncerà la sua decisione solo pochi minuti prima dell’orario fissato per l’esecuzione.

Brevi dal mondo

8 agosto – Taberon Dave Honie, 48 anni, condannato per omicidio aggravato per la morte di Claudia Benn e la violenza su una delle giovanissimi nipoti di Honie presenti durante il drammatico delitto, è stato messo a morte nello Utah. L’omicidio avvenne nel luglio 1998, Honie aveva 22 anni ed era sotto gli effetti di alcol e droga. Il 18 giugno 2024, Honie ha presentato una petizione di clemenza, sottolineando la povertà e l’abbandono della sua infanzia. Due giorni prima dell’esecuzione, Honie ha avuto un’udienza davanti alla commissione per la libertà vigilata per chiedere un rinvio e nell’esprimere rimorso per l’omicidio, ha dichiarato: “Sì, sono un mostro. L’unica cosa che mi ha fatto andare avanti per tutti questi anni, l’unica cosa che so al 100%, è che questo non sarebbe mai accaduto se fossi stato sano di mente… Non ho scuse”. Si tratta della prima esecuzione nello Utah dopo quella di Ronnie Lee Gardner, fucilato nel 2010.

3 settembre – La rappresentante speciale del Segretario generale per i bambini e i conflitti armati e il Comitato sui diritti dell’infanzia dell’Onu hanno chiesto alla Somalia di revocare l’imposizione della pena capitale per tutti i minori condannati a morte per crimini commessi prima dei 18 anni. La richiesta arriva dopo l’esecuzione di quattro giovani uomini, avvenuta il 17 agosto scorso tramite fucilazione a Galkayo, Puntland, in Somalia, appartenenti al gruppo islamista Al-Shabaab. Tutti e quattro avevano meno di 18 anni nel momento in cui sono stati commessi i crimini, come confermato dal Comitato di verifica dell’età del Puntland. Le esecuzioni violano la Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza che la Somalia ha ratificato nel 2015. L’articolo 37 a) infatti proibisce specificamente l’uso della pena di morte contro i minori.

3 settembre – In un post pubblicato su X il primo ministro delle Figi, Sitiveni Rabuka, ha dichiarato che la pena di morte non è la soluzione ai problemi del paese legati alla droga, perché la natura irreversibile della punizione rappresenta una seria preoccupazione considerato che casi in tutto il mondo hanno dimostrato che nuove prove possono emergere molto tempo dopo un’esecuzione. Per questo motivo “bisogna procedere con cautela e tenere conto di tutte le implicazioni”. La dichiarazione segue un commento sulla pena capitale rilasciato due settimane fa dalla Ministra per le donne, i bambini e la protezione sociale, Lynda Tabuya, che ne ha proposto il ripristino per i casi relativi al traffico di droga. Le Figi hanno abolito la pena di morte per i reati comuni nel 1979 e per tutti i reati nel 2015. Nel 2013 è stata dichiarata incostituzionale. L’ultima esecuzione risale al 1964.

4 settembre – Almeno 30 funzionari ritenuti responsabili delle devastanti inondazioni di quest’anno sono stati messi a morte in Corea del Nord. Lo ha riferito Radio Free Asia. Secondo quanto emerso dagli organi di informazione, sarebbero mille le persone morte o disperse durante le forti piogge di luglio che hanno allagato le aree lungo il fiume Amnok nelle province di Pyongan, Jagang e Ryanggang. Nelle settimane successive, il leader supremo Kim Jong-Un aveva annunciato che avrebbe punito i funzionari per i danni. Tra le persone messe a morte potrebbe esserci anche Kang Pong Hun, il segretario capo del comitato provinciale di Jagang del partito al governo del Nord.


Buone notizie

Usa/1 – Il 22 luglio 2024 Quincy Allen è uscito dal braccio della morte della Carolina del Sud, a quasi 20 anni di distanza dal processo terminato con una condanna alla pena capitale per un duplice omicidio. Nel 2022 una corte federale aveva annullato il verdetto a causa di errori procedurali, ordinando un nuovo processo. Allen ha patteggiato con la procura, che ha rinunciato a chiedere la condanna a morte in cambio dell’accettazione di una condanna all’ergastolo.

Usa/2 – Dopo uno stallo di molti anni, il 31 luglio 2024 Khalid Shaikh Mohammad, Walid Bin ‘Attash e Mustafa al Hawsawi, accusati di aver pianificato gli attacchi contro le Torri gemelle di New York dell’11 settembre 2001, hanno raggiunto un accordo con la procura federale in base al quale si sono dichiarati colpevoli e al termine del processo non saranno condannati a morte.

Usa/3 – Il 2 agosto 2024 un giudice federale ha ordinato che Curtis Lee Ervin, nel braccio della morte dello stato della California da 33 anni, sia sottoposto a un nuovo processo entro 60 giorni oppure scarcerato. Nel processo di primo grado, nel quale Ervin era stato giudicato colpevole di omicidio su commissione, erano state volutamente scartate dalla composizione della giuria persone nere e di religione ebraica.

Yemen – Il 1° agosto 2024 l’esecuzione di Husseim Hahrara, un uomo condannato a morte per aver ucciso una bambina durante una lite col padre per un incidente automobilistico, è stata annullata all’ultimo minuto dopo che Ibrahim al-Bakri, proprio il padre della piccola vittima, ha preso la parola e ha perdonato l’assassino.

 

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