Una donna stringe suo figlio nel campo Souda - PANTELIS FYKARIS/AFP/Getty Images
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Venti organizzazioni per i diritti umani hanno sollecitato la Grecia e i suoi partner dell’Unione europea a trasferire urgentemente sulla terraferma o in altri paesi europei tutti i richiedenti asilo – oltre 12.500 persone – attualmente bloccati sulle isole del mar Egeo.
Queste persone vivono in tende e container assolutamente non adeguati ad affrontare l’inverno, in cinque campi realizzati dall’Unione europea sulle isole di Lesbo, Samo, Chio, Kos e Lero.
Anche a causa del sovraffollamento (tre volte la capienza ufficiale), i richiedenti asilo vivono in condizioni anti-igieniche, le cure mediche e l’assistenza legale sono inadeguate e le donne e le persone Lgbti rischiano costantemente di essere aggredite e sono terrorizzate ogni volta che devono recarsi in bagno o farsi la doccia.
Questa crisi umanitaria è la conseguenza della politica, concordata tra Grecia e Unione europea a seguito dell’accordo tra Unione europea e Turchia del marzo 2016, di trattenere i richiedenti asilo sulle isole dell’Egeo fino a quando la loro domanda d’asilo non sia stata accolta o non siano considerati rientranti tra le categorie “vulnerabili” previste dalla normativa nazionale.
I richiedenti asilo “vulnerabili” sono normalmente ammessi sulla terraferma senza particolari procedure ma a novembre almeno 2.000 di loro erano ancora trattenuti sulle isole a causa del sovraffollamento dei centri sulla terraferma.
Di recente le autorità greche si sono impegnate a garantire il trasferimento di 6.000 richiedenti asilo sulla terraferma e il Portogallo ha accettato di accogliere fino a 1000 di loro nel corso del 2019, una decisione che gli altri stati membri dell’Unione europea dovrebbero seguire.