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Dal 17 novembre centinaia di manifestanti, medici volontari, giornalisti e altri si trovano all’interno del campus del Politecnico di Hong Kong. Le forze di polizia hanno assediato l’area.
Nel campus universitario ci sono molti feriti, mentre le forze di polizia hanno arrestato oltre 100 persone e, la mattina del 18 novembre, hanno minacciato l’uso di proiettili veri se i manifestanti assediati useranno armi letali contro gli agenti.
“Assediando il Politecnico e colpendo con proiettili di gomma e lacrimogeni coloro che cercavano di fuggire, le forze di polizia di Hong Kong hanno ancora di più esasperato la tensione, anziché cercare di allentarla – ha commentato con una nota ufficiale Man-Lei Tam direttore di Amnesty International Hong Kong –. Invece di fornire assistenza ai manifestanti feriti intrappolati all’interno del Politecnico, gli agenti hanno arrestato i medici che cercavano di trasferirli fuori. La natura sempre più violenta delle proteste è allarmante ma dobbiamo ricordare che la principale causa è la mano dura usata nei mesi scorsi dalle forze di polizia nei confronti di manifestazioni ampiamente pacifiche. Ora è fondamentale che si eviti una tragedia“.
A marzo 2019, il governo di Hong Kong ha proposto l’introduzione di una norma che avrebbe permesso l’estradizione forzata in Cina. I cittadini hanno reagito in massa, protestando e scendendo in piazza come mai si era visto prima.
Un giorno in particolare, il 16 giugno, fino a 2 milioni di persone hanno marciato pacificamente per le strade di Hong Kong.
La polizia locale ha risposto alle proteste con manganelli, gas lacrimogeni, spray al peperoncino, proiettili di gomma e cannoni ad acqua.
Sebbene il disegno di legge sull’estradizione sia stato ritirato, le proteste a Hong Kong continuano perché il movimento ha avanzato una richiesta molto più ampia di cambiamento.
I manifestanti chiedono:
Da quando sono iniziate le proteste abbiamo documentato a più riprese le violazioni dei diritti umani in corso ad Hong Kong.