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Con la campagna #Iolochiedo, presentata mercoledì 8 luglio alla Casa del Cinema a Roma, ci appelliamo al Ministro della Giustizia affinché la legislazione italiana si adegui alle norme internazionali, stipulate con la convenzione di Istanbul del 2011, e modifichi l’articolo 609-bis del codice penale per considerare reato qualsiasi atto sessuale senza consenso.
Con questa campagna, intendiamo rafforzare la consapevolezza nelle giovani generazioni sul tema dello stupro, sugli stereotipi di genere da combattere e chiarire il concetto del consenso.
Per contrastare le violenze sessuali è necessario, infatti, anzitutto cambiare gli atteggiamenti sociali basati sulla discriminazione di genere e sulle relazioni di potere di genere e contrastare la cosiddetta cultura dello stupro, intesa come normalizzazione della violenza sessuale. Per questo, chiediamo che oltre alla modifica della norma del codice penale che regola la violenza sessuale siano messe in atto misure per promuovere una cultura del consenso come sinonimo di condivisione e rispetto.
Lo stupro e gli altri reati sessuali rappresentano una violazione dei diritti umani. Le vittime sono infatti violate nel loro diritto alla vita, alla salute fisica e mentale, all’uguaglianza all’interno della famiglia o di fronte alla legge e si trovano spesso ad affrontare molteplici ostacoli nell’accesso alla giustizia. Proprio per questo il diritto internazionale impone agli stati di attuare misure per proteggere le donne dalla violenza di genere, non solo con la tutela delle stesse, ma anche attraverso la condivisione di buone pratiche volte a trasformare leggi, politiche e atteggiamenti alla base dei crimini di violenza sessuale.
Secondo una rilevazione Istat del 2019 nel nostro paese persiste il pregiudizio che addebita alla donna la responsabilità della violenza sessuale subita per il modo di vestire (23,9% degli intervistati) o se sotto effetto di alcool e droghe (15,1%). Il 39,3% degli intervistati ritiene inoltre che una donna sia perfettamente sempre in grado di sottrarsi ad un rapporto sessuale se davvero non lo desidera.
La normativa italiana attualmente considera lo stupro un reato solamente nel caso in cui sussistano l’elemento della violenza, della minaccia, dell’inganno o dell’abuso di autorità e non nel caso di un “rapporto sessuale senza consenso”.
“L’Italia ha sottoscritto la Convenzione di Istanbul nel settembre del 2012, il Parlamento l’ha ratificata nel 2013 ma nonostante ciò la legislazione non è ancora stata modificata secondo le direttive del documento. A nostro avviso è importante completare questo passaggio perché il trattato di Istanbul rappresenta il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne” commenta Tina Marinari, coordinatrice campagne di Amnesty International Italia.
In occasione del lancio della campagna, abbiamo stretto una partnership con Associazione Libere Sinergie per la diffusione sul territorio nazionale dell’esposizione della mostra “What Were You Wearing” (Com’eri vestita?). La mostra racconta, in cinque lingue, le storie di abusi poste accanto agli abiti che intendono riprodurre, in maniera fedele, l’abbigliamento che la vittima indossava al momento della violenza subita: ci sono un abito da sera e una tuta da ginnastica, un pigiama e i jeans con un maglione collo alto, un vestito attillato e una gonnellina al ginocchio. L’idea alla base del lavoro è quella di smantellare il pregiudizio che la vittima avrebbe potuto evitare lo stupro se solo avesse indossato abiti meno provocanti.
Federica Sabatini interviene alla conferenza stampa di presentazione della campagna #IoLoChiedo.