Iran, ancora carcere per Nazanin Zaghari-Ratcliffe. Amnesty International: “Un’altra sentenza devastante”

27 Aprile 2021

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In merito alla notizia di un’altra condanna per la cittadina britannico-iraniana Nazanin Zaghari-Ratcliffe – un anno per “propaganda contro il sistema” – a seguito dell’udienza dello scorso mese dinanzi al Tribunale rivoluzionario iraniano di Teheran, Kate Allen, direttrice di Amnesty International Regno Unito, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

“Si tratta di una notizia terribile e di un’ulteriore prova della tremenda crudeltà del regime iraniano. È davvero devastante per Nazanin, Richard e Gabriella. Temiamo che un rientro in carcere possa essere veramente troppo da sopportare, per Nazanin. Il primo processo di Nazanin del 2016 è stato gravemente iniquo, un tipico processo farsa del Tribunale rivoluzionario, basato su accuse inventate, per reati contro la sicurezza nazionale. Dopo l’ennesimo processo farsa e un’ulteriore dura sentenza, è ora che il governo britannico dica basta. Il governo deve chiedere con la massima fermezza alle autorità iraniane di liberare immediatamente e incondizionatamente Nazanin e permetterle di fare ritorno a casa. Aver prolungato la sofferenza di Nazanin così a lungo ha aumentato le possibilità e per questo il governo del Regno Unito devo agire ora. La palla ritorna nelle mani della giustizia britannica che dovrà rispondere con fermezza. Quello di oggi è senza dubbio una terribile passo indietro, ma una cosa è certa: la campagna per la liberazione di Nazanin non si fermerà fino a quando lei non sarà fuori dal carcere e dal paese, su un aereo per tornare in Gran Bretagna”.

 

Condanna di cinque anni appena scontata

Il 7 marzo 2021, al termine della condanna di cinque anni dopo un processo iniquo avvenuto nel 2016, il dispositivo elettronico di sicurezza dalla caviglia a Zaghari-Ratcliffe (42 anni) è stato rimosso. Tuttavia, nel corso della stessa giornata, le è stato anche consegnato un ordine di comparizione dinanzi al Tribunale rivoluzionario per il giorno 14 marzo, per un nuovo procedimento nei suoi confronti; durante l’udienza il suo avvocato ha appreso che la decisione del tribunale sarebbe giunta in una settimana.

L’8 marzo, Kate Allen ha accompagnato il marito di Nazanin, Richard, la figlia Gabriella e il fratello di Nazanin, Mohamed, a una manifestazione di protesta all’esterno dell’ambasciata iraniana di Londra. Richard Ratcliffe ha tentato di consegnare all’ambasciata 160.000 firme raccolte dall’associazione per la scarcerazione della moglie, ma i funzionari si sono rifiutati di accettarla.

 

Fallimento della diplomazia

Sono di lunga data le preoccupazioni per la mancata priorità data dal governo britannico al caso di Zaghari-Ratcliffe o ai casi di altri cittadini britannici detenuti in Iran. Al momento del primo arresto, i funzionari britannici avevano detto ai familiari di Zaghari-Ratcliffe di rimanere discreti in merito alla detenzione. All’inizio dell’anno le autorità del Regno Unito hanno detto a Richard Ratcliffe di smettere di parlare pubblicamente della data di scarcerazione anticipata della moglie. In generale, Ratcliffe ha definito un “fallimento della diplomazia” l’incapacità del Regno Unito di ottenere la libertà della moglie.

Amnesty International teme che il trattamento di Zaghari-Ratcliffe possa far parte di un modello più ampio di cui si servono le autorità iraniane: utilizzare i cittadini britannici detenuti come leva diplomatica, come già dichiarato dal Relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Iran, una tattica che il ministro degli Esteri britannico ha recentemente condannato. L’ingegnere meccanico austro-iraniano Massud Mossaheb e il medico e ricercatore iraniano-svedese Ahmadreza Djalali sono attualmente in carcere a seguito di processi gravemente iniqui, mentre Amnesty International ha di recente denunciato il caso di Mehran Raoof, attivista e sindacalista con la doppia nazionalità britannica e iraniana, detenuto arbitrariamente in Iran da ottobre.

 

Processo gravemente iniquo

Zaghari-Ratcliffe è stata arrestata all’aeroporto Imam Khomeini di Teheran il 3 aprile 2016 mentre stava per fare rientro nel Regno Unito dopo una vacanza in famiglia. È stata poi tenuta in isolamento per oltre otto mesi, durante i quali è stata vittima di un processo gravemente iniquo basato su accuse inventate per reati contro la sicurezza nazionale ed è stata poi condannata a cinque anni di carcere. Nel 2017 è stato avviato un secondo procedimento nei suoi confronti, poi rinviato. A marzo del 2020, è stata scarcerata dalla prigione Evin di Teheran con un permesso temporaneo, ma con l’obbligo di indossare un dispositivo di sicurezza elettronico alla caviglia che ne limitava lo spostamento entro i 300 metri dall’abitazione dei suoi genitori, a Teheran.