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Sollecitiamo le autorità iraniane a eliminare tutte le restrizioni nei confronti delle donne che desidereranno seguire la partita di calcio contro la Cambogia, in programma il 10 ottobre e valida per le qualificazioni ai Campionati del mondo.
La partita costituirà la prima occasione in cui le donne potranno accedere allo stadio Azadi di Teheran dopo la scioccante morte di Sahar Khodayari, che si diede fuoco il mese scorso dopo essere stata convocata per essere interrogata sul suo tentativo di entrare nell’impianto sportivo.
Il totale dei posti a disposizione delle donne per la partita del 10 ottobre è assai limitato: circa 3500, in soli quattro settori di uno stadio che ha una capienza totale di 78.000 spettatori.
Nel marzo 2019 Sahar aveva tentato di entrare nello stadio “Azadi” della capitale Teheran, vestita da uomo, per assistere alla partita tra la sua squadra del cuore, l’Esteghlal, e l’Al-Ain, un club degli Emirati Arabi Uniti, valido per la Coppa d’Asia.
Era stata scoperta, arrestata e portata nella prigione di Shahr-e Rey, un ex allevamento di polli dove centinaia di donne condannate per crimini violenti languono in condizioni anti-igieniche e di sovraffollamento.
Rilasciata su cauzione dopo 48 ore, il 2 settembre era stata chiamata a comparire in un tribunale rivoluzionario di Teheran e accusata di “aver commesso un atto peccaminoso non indossando l’hijab in luogo pubblico” e di “offesa a pubblici ufficiali“. Dopo il rinvio del caso a un’udienza successiva, Sahar era uscita dal tribunale, si era cosparsa di benzina e si era data fuoco.
La vicenda era diventata molto nota in Iran e aveva spinto esponenti politici, personalità e rappresentanti del mondo del calcio a prendere posizione contro il divieto di ingresso negli stadi per le donne.
“La decisione delle autorità iraniane di consentire a un piccolo numero di donne di assistere alla partita è una cinica mossa pubblicitaria con cui esse intendono ripulire la loro immagine dopo l’indignazione globale generata dalla tragica morte di Sahar Khodayari”, ha dichiarato Philip Luther, direttore delle ricerche sul Medio Oriente e l’Africa del Nord di Amnesty International.
“Solo la totale rimozione del divieto d’ingresso delle donne in tutti gli stadi di calcio non suonerà come un insulto alla memoria di Sahar Khodayari e un affronto ai diritti di tutte le donne che in Iran si stanno battendo perché quel divieto sia annullato”, ha aggiunto Luther.
“La Fifa ha la responsabilità del rispetto dei diritti umani in tutto ciò che accade sotto la supervisione e il potere di prendere misure definitive e urgenti per cambiare uno stato di cose che è durato sin troppo tempo”, ha commentato Luther.
Pubblicamente, la Fifa ha ribadito che alle donne dovrebbe essere permesso l’ingresso negli stadi per tutte le partite. Nonostante ciò, le autorità iraniane non hanno eliminato le restrizioni.
Dall’inizio del 2018 almeno 40 donne sono state arrestate per aver cercato di entrare negli stadi di calcio. Alcune di loro sono andate a processo. Chiediamo alle autorità iraniane di annullare immediatamente e senza condizioni le accuse nei confronti delle donne che hanno cercato di violare le limitazioni sull’ingresso negli stati o che hanno protestato contro di esse.