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Approfondimento a cura del Coordinamento tematico sulla pena di morte. Per restare aggiornato iscriviti alla newsletter. Per consultare i numeri precedenti clicca qui.
Il 16 agosto 2025 la Corte suprema iraniana ha confermato la condanna a morte di Sharifeh Mohammadi, attivista iraniana per i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, per l’infondata accusa di baghi, ossia rivolta armata contro lo stato. Per le autorità di Teheran, Mohammadi è una militante del gruppo armato curdo Komala: un’accusa sempre smentita, da lei così come dai gruppi per i diritti umani per i quali l’unica organizzazione di cui ha fatto parte è il Comitato di coordinamento per l’assistenza a costituire sindacati. Arrestata nel dicembre 2023, Mohammadi era stata già condannata a morte ma successivamente la Sezione 39 della Corte Suprema aveva annullato la condanna rilevando numerose irregolarità, rinviando il caso a un tribunale di pari grado. Secondo l’avvocato di Sharifeh Mohammadi, Amir Raesian, “la Sezione 39 della Corte Suprema, che in precedenza aveva annullato la condanna a morte di Sharifeh Mohammadi, questa volta l’ha confermata, nonostante tutte le ambiguità e le lacune fossero ancora presenti“. Secondo le organizzazioni per i diritti umani, in carcere Mohammadi è privata del diritto di incontrare i familiari e persino di poterli contattare via telefono.
Più della metà degli stati ha abolito la pena di morte di diritto o de facto. Secondo gli ultimi dati di Amnesty International, aggiornati al gennaio 2025: 113 stati hanno abolito la pena di morte per ogni reato; 9 stati l’hanno abolita salvo che per reati eccezionali, quali quelli commessi in tempo di guerra; 23 stati sono abolizionisti de facto poiché non vi si registrano esecuzioni da almeno dieci anni oppure hanno assunto un impegno a livello internazionale a non eseguire condanne a morte. In totale 144 stati hanno abolito la pena di morte nella legge o nella pratica. 54 stati mantengono in vigore la pena capitale, ma quelli che eseguono condanne a morte sono assai di meno.
Esecuzioni nel 2024*
Condanne a morte eseguite al 18 maggio 2025*
* questa lista contiene soltanto i dati sulle esecuzioni di cui Amnesty International è riuscita ad avere notizia certa. In alcuni paesi asiatici e mediorientali il totale potrebbe essere molto più elevato. Dal 2009, Amnesty International ha deciso di non pubblicare la stima delle condanne a morte e delle esecuzioni in Cina, dove questi dati sono classificati come segreto di stato. Ogni anno, viene rinnovata la sfida alle autorità cinesi di rendere disponibili queste informazioni che si ritiene essere nell’ordine di migliaia, sia di esecuzioni che di condanne a morte.
Iran – Almeno 841 persone sono state messe a morte dall’inizio dell’anno fino al 28 agosto, secondo le ultime informazioni dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani. “La situazione reale potrebbe essere diversa. Potrebbe essere peggiore, data la mancanza di trasparenza” ha dichiarato la portavoce Ravina Shamdasani ai giornalisti a Ginevra. Solo a luglio, le autorità iraniane hanno compiuto almeno 110 esecuzioni, il doppio di quelle dell’anno precedente. Tra le persone che sono salite sul patibolo cittadini afghani, curdi iraniani, arabi iraniani e membri della minoranza baloch. La maggioranza dei condannati a morte aveva commesso reati legati al traffico di stupefacenti. Shamdasani ha deplorato in particolare il ricorso all’uccisione sulla pubblica piazza, a volte davanti a bambini.
Somalia – Tre miliziani del gruppo jihadista al-Shabaab sono stati messi a morte Mogadiscio lo scorso 7 agosto da un tribunale militare somalo. I tre uomini – Qudama Hamza Yusuf, Abdi Hassan Roble e Ibrahim Omar Shama’un – erano stati condannati per alcuni omicidi compiuti contro civili e forze di sicurezza nella regione sud-occidentale del Basso Shabelle, secondo quanto riferito dalla televisione nazionale somala (Sntv). La Corte militare somala continua a emettere e applicare condanne a morte nonostante le pressioni degli organismi internazionali per la sospensione della pena capitale. Il Paese non ha ancora riformato il codice penale del 1964, che non prevede nemmeno una definizione esplicita di tortura. Secondo il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, la Somalia ha comunque compiuto “progressi significativi” nel ricostruire istituzioni statali e strutture di governo, dopo decenni di conflitto e instabilità. Il gruppo al-Shabaab, affiliato ad al-Qaeda, è attivo da oltre 16 anni e continua a colpire con attentati e assalti sia obiettivi militari che civili.
Repubblica Democratica del Congo – L’Alta Corte militare di Kinshasa ha chiesto la condanna a morte per l’ex presidente Joseph Kabila. Durante la requisitoria finale del 22 agosto scorso, il procuratore, il generale Lucien René Likulia, ha chiesto ai giudici di condannare Joseph Kabila alla pena capitale per crimini di guerra, tradimento e organizzazione di un movimento insurrezionale. Le accuse e la richiesta di condanna sono state pronunciate con l’imputato in contumacia. La notizia ha suscitato reazioni nella classe politica del paese. Il partito di Kabila, il Pprd, ha definito il processo una “farsa“, ma anche il partito di opposizione di Moise Katumbi, Insieme per la Repubblica, ha denunciato una “cinica manovra politica” volta a “mettere a tacere un attore importante” e a “seminare il terrore” nel Paese. La pena capitale, abolita in Congo de facto nel 2003, è stata ripristinata nel marzo 2024, ma finora nessuna condanna è stata eseguita.
Usa – Il 30 agosto la Corte suprema dello Utah ha sospeso l’esecuzione di Ralph Menzies affinché siano valutate le condizioni di salute del condannato a morte, in particolare la sua capacità d’intendere e volere. Ora, il 67enne affetto da demenza sarà sottoposto a un’altra valutazione per determinare se è idoneo all’esecuzione. Ciò significa che la sua esecuzione prevista per il 5 settembre sarà rinviata, con la possibilità che non abbia mai luogo. Si tratta di un importante colpo di scena dopo oltre un anno di dibattiti sul declino mentale di Menzies. Menzies è stato condannato a morte nel 1988 per l’omicidio, avvenuto due anni prima, di Maurine Hunsaker, 26 anni. I suoi avvocati si sono ora rivolti alla Corte suprema dello stato: Menzies ha un cancro in fase terminale, vive su una sedia a rotelle attaccato all’ossigeno e soffre di una demenza che è progredita, rendendolo non idoneo all’esecuzione.
4 agosto – Cinque persone sono state condannate a morte in Etiopia per tratta di esseri umani. Lo ha dichiarato il ministro della Giustizia di Addis Abeba, Belayhun Yirga, al quotidiano statale Ethiopian Herald. E’ la prima volta che la pena capitale viene applicata per questo reato nella storia del Paese africano, uno dei principali punti di partenza per i migranti diretti verso gli stati del Golfo. Non sono stati forniti dettagli sulle accuse esatte o sulla nazionalità dei condannati. L’Etiopia non ha abolito la pena di morte ma la applica raramente: l’ultima esecuzione risale al 2007.
4 agosto – Ben 17 esecuzioni in tre giorni in Arabia Saudita, è il conteggio record effettuato da France Presse sulla base degli annunci ufficiali. Si tratta della frequenza più rapida di esecuzioni capitali da marzo 2022, quando 81 persone furono messe a morte in un solo giorno per reati legati al terrorismo. Questi numeri parziali proiettano l’Arabia Saudita a superare il massimo storico di 338 esecuzioni capitali segnato lo scorso anno, record dal 1990, primo anno in cui il regno ha iniziato a diffondere dati ufficiali sull’applicazione della pena di morte.
19 agosto – Kayle Bates, 67 anni, è stato messo a morte nella prigione statale della Florida vicino a Starke per iniezione letale. L’uomo era stato condannato per aver rapito e ucciso una donna. Quest’anno la Florida ha eseguito più condanne capitali di qualsiasi altro Stato.
26 agosto – Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha annunciato che verrà reintrodotta la pena di morte per i casi di omicidio a Washington DC. “Per gli omicidi nella capitale ci sarà la pena capitale”, ha detto Trump, con un gioco di parole, “sarà un forte deterrente”. Il Consiglio del Distretto di Columbia aveva abrogato la pena di morte nel 1981, orientamento confermato da un referendum popolare undici anni dopo. Trump non ha spiegato in concreto come la pena capitale verrebbe reintrodotta a Washington, che ha uno status giurisdizionale peculiare in virtù del quale applica, in alcuni casi, normative federali.
29 agosto – Curtis Windom, 59 anni, ha ricevuto un’iniezione letale nel carcere statale della Florida, vicino a Starke. E’ l’undicesima esecuzione in Florida dall’inizio dell’anno, un record. Windom era stato condannato per i tre omicidi commessi nel novembre del ’92 nell’area di Orlando: la fidanzata Valerie Davis, la madre della donna e l’uomo che, secondo lui, gli doveva 2 mila dollari. Una esecuzione che però ha fatto discutere perché l’iniezione letale è stata somministrata a una persona con disabilità mentale conclamata.
Arabia Saudita – Il 23 luglio 2025 il cittadino kenyano Stephen Abdulkareem Munyakho è uscito dal braccio della morte, dopo avervi trascorso oltre un decennio, a seguito di un decreto reale che a sua volta è stato frutto di un accordo per risarcire la famiglia della vittima, un collega yemenita di Munyakho ucciso nel 2011. L’esecuzione era stata rinviata più volte.
Bangladesh – Il 29 luglio 2025 la Corte suprema ha annullato la condanna a morte inflitta nel 2014 a Mobarak Hussein per crimini di guerra commessi durante la guerra di liberazione del 1971. All’epoca Hussein era un alto dirigente di un gruppo armato affiliato alla Lega Awami, poi diventata partito politico e a lungo al potere.
Emirati Arabi Uniti – Il 24 agosto 2025 la Corte suprema ha commutato in ergastolo la condanna a morte inflitta a un cittadino indiano giudicato colpevole di traffico di stupefacenti.
India/1 – Il 22 luglio 2025 l’Alta corte di Calcutta ha commutato in ergastolo la condanna a morte di Radha Kanta Bera, un uomo di 28 anni che nel 2017 era stato giudicato colpevole della decapitazione della nonna 65enne, che considerava una strega.
India/2 – Il 12 agosto 2025 l’alta corte dello stato di Orissa ha commutato in ergastolo la condanna a morte di Niranjan Mallick, che nel 2024 era stato giudicato colpevole di un duplice omicidio commesso in stato di ubriachezza nel 2019.
India/3 – Il 24 agosto 2025 l’Alta corte di Calcutta ha commutato in ergastolo con l’impossibilità di chiedere clemenza per 40 anni la condanna a morte di una coppia condannata a morte per aver ucciso il figlio di un anno.
Kenya – Il 10 agosto 2025 una corte d’appello ha commutato in 30 anni di carcere la condanna a morte inflitta nel 2016 in primo grado a Stephen Chebon Komen, che era stato giudicato colpevole di aver accoltellato mortalmente un uomo durante una rissa.
Marocco – Il 30 luglio 2025, in occasione del ventiseiesimo anniversario dell’ascesa al trono del re Mohammed VI, sono state commutate in pena detentiva 23 condanne a morte.
Paesi Bassi/Usa – Il 19 agosto 2025 il tribunale di Groninga ha respinto la richiesta di estradizione della cittadina statunitense Kendra Leigh, ricercata dagli Usa per l’omicidio del marito, in quanto nello stato dove avvenne il crimine è in vigore la pena di morte e Leigh rischierebbe di essere condannata alla pena capitale.
Vietnam – Il 1° agosto 2025 una corte d’appello ha commutato in ergastolo la condanna a morte inflitta nel 2023 a Margaret Nduta, una cittadina del Kenya che era stata trovata in possesso di due chilogrammi di sostanze stupefacenti.
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