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All’inizio di questa settimana, Djalali è stato bendato e portato via dalla sezione della prigione di Evin dove si trovava, e trasferito in luogo sconosciuto. La famiglia e l’avvocato non conoscono il motivo di questo improvviso trasferimento, né dove sarà portato.
Amnesty International esprime profonda preoccupazione per la sicurezza e il benessere del ricercatore e considera questo trasferimento come una sparizione forzata a tutti gli effetti.
“Questo tipo di sparizione forzata non è solo una grave violazione dei diritti umani di per sé, ma aumenta significativamente il rischio che Djalali subisca subire tortura e altri maltrattamenti” dichiara il portavoce Riccardo Noury.
“Chiediamo all’Iran di fermare immediatamente questa azione illegale e rivelare dove si trova Djalali. Invitiamo gli altri Stati a mettersi in contatto con la autorità iraniane per chiedere chiarimenti rispetto a questa operazione. Amnesty International Italia si è già attivata con l’Ambasciata Italiana a Teheran per segnalare questo preoccupante sviluppo e chiedere che la vicenda sia seguita con la massima attenzione.
Amnesty International ribadisce che la condanna a morte contro il dottor Djalali debba essere annullata e che il ricercatore debba essere rilasciato quanto prima“.