Israele e Territori Palestinesi Occupati: “È tempo di avviare un percorso di giustizia sui crimini di guerra”

28 Febbraio 2019

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Le forze israeliane hanno sparato intenzionalmente contro bambini, operatori sanitari, giornalisti e persone con disabilità mettendo in evidenza un crudele e spietato disprezzo per il diritto internazionale umanitario. Oltre 6.000 persone sono state ferite da proiettili veri e questo ha messo in ulteriore difficoltà il sistema sanitario di Gaza già allo stremo. A molti feriti è stata negata l’autorizzazione a viaggiare fuori dalla Striscia di Gaza per ricevere le cure mediche necessarie”.

Con queste parole il vicedirettore di Amnesty International per il Medio Oriente e l’Africa del Nord Saleh Higazi ha commentato il nuovo rapporto realizzato da una commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite, secondo le quali le forze israeliane potrebbero aver commesso crimini di guerra durante le proteste di Gaza dello scorso anno, anche sparando intenzionalmente contro civili palestinesi.

Le conclusioni del rapporto“, afferma Higazi, “riecheggiano quelle cui noi eravamo giunti: molte delle uccisioni di manifestanti palestinesi da parte delle forze israeliane durante le proteste della Grande marcia del ritorno sembrano essere state intenzionali, e dunque costituire crimini di guerra”.

 Oltre 6.000 persone sono state ferite da proiettili veri 

Manifestanti colpiti alle spalle

Nella maggior parte dei casi dai noi analizzati, i manifestanti uccisi sono stati colpiti sulla parte superiore del corpo, come la testa e il petto, in alcuni casi mentre davano le spalle ai soldati israeliani. Testimonianze oculari, riprese video e immagini fotografiche lasciano intendere che molti di loro sono stati uccisi o feriti in modo intenzionale mentre non ponevano alcuna minaccia.

Mohammad Khalil Obeid, un calciatore di 23 anni, è stato colpito a entrambe le ginocchia il 30 maggio 2018 nei pressi del campo di al-Breij. In quel frangente, stava riprendendo sé stesso dando le spalle alla barriera. Il video, pubblicato sui social media, mostra che nel momento in cui è stato colpito si trovava in una zona isolata, lontano dalla barriera, e non sembrava rappresentare alcuna minaccia alla vita dei soldati israeliani.

Il rapporto delle Nazioni Unite e sue conseguenze

Le Nazioni Unite devono ora dare seguito alle loro iniziali raccomandazioni raccogliendo informazioni su presunti responsabili e trasmettendole ai meccanismi nazionali e internazionali di giustizia, compreso il Tribunale penale internazionale. I responsabili di questi deplorevoli crimini non devono rimanere impuniti“, ha aggiunto Higazi.

“Le conclusioni di questo rapporto devono avviare il percorso perché si abbia giustizia per le vittime dei crimini di guerra e perché s’interrompa il lungo ciclo d’impunità per le gravi violazioni del diritto internazionale commesse dalle forze israeliane nei Territori palestinesi occupati”.