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Diciassette dei 32 afgani bloccati lungo la frontiera tra Polonia e Bielorussia dall’agosto 2021 sono stati respinti con la forza verso la Bielorussia dopo che, il 20 ottobre, avevano cercato di entrare in territorio polacco. Il governo di Varsavia ha ammesso che sono state usate “misure coercitive” nei loro confronti.
I 17 afgani, tra cui un minorenne, hanno cercato di entrate in territorio polacco dalla zona di Usnarz Gorny. Sono stati fermati, portati in un ufficio della polizia di frontiera e successivamente rimandati indietro. Lo stesso gruppo aveva subito un ritorno forzato nel mese di agosto.
Il 25 agosto la Corte europea dei diritti umani aveva ordinato alla Polonia di rifornire il gruppo dei 32 afgani di “cibo, acqua, vestiti, cure mediche adeguate e se possibile riparo temporaneo” e di non rimandarlo in Bielorussia.
Le autorità polacche hanno fatto il contrario, sulla base di un decreto ministeriale dell’agosto 2020 secondo cui, salvo chi rientri in specifiche categorie, le persone intercettate nelle zone di confine devono lasciare la Polonia. Dal 2 settembre, inoltre, il confine polacco è sottoposto allo stato d’emergenza, col conseguente divieto d’ingresso di parlamentari, attivisti e giornalisti.
Il 14 ottobre il parlamento ha adottato due emendamenti alla legge sugli stranieri e a quella sulla protezione internazionale.
Le nuove norme prevedono che una persona che entra o cerca di entrare in territorio polacco “in violazione della legge” debba lasciarlo e non possa rientrarvi per un periodo di tempo compreso tra sei mesi e tre anni; in caso di appello contro la decisione, il ricorrente dovrà attenderne l’esito fuori dalla Polonia. Le richieste d’asilo presentate da persone entrate irregolarmente in territorio polacco potranno non essere esaminate, con l’eccezione di chi arrivi direttamente da uno stato in cui la sua vita sia in pericolo, eccezione che dunque non riguarda gli afgani entrati dalla Bielorussia. Il danneggiamento delle infrastrutture di protezione delle frontiere sarà punito con una condanna da sei mesi a cinque anni di carcere.
Sempre il 14 ottobre il parlamento ha adottato una legge che rafforza la protezione delle frontiere e prevede la costruzione di una barriera dal costo preventivato di quasi 350 milioni di euro.
Quello stesso giorno è stata registrata la quinta vittima lungo il confine dall’inizio di settembre, un siriano di 24 anni.
L’appello di Amnesty International
Fin dai primi giorni, Amnesty International chiede alle autorità polacche di ammettere i richiedenti asilo sul territorio per permettere loro di ricevere assistenza e protezione, in linea con il diritto internazionale ed europeo.