Libia, fermare le rappresaglie contro i civili e compiere indagini

8 Giugno 2020

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Secondo nuove prove raccolte dai nostri ricercatori, tra il 13 aprile e il 1° giugno, durante l’ultima escalation di combattimenti vicino Tripoli, potrebbero essere stati commessi crimini di guerra e altre violazioni ad opera delle parti in conflitto, fra cui saccheggi, attacchi indiscriminati e l’utilizzo di mine terrestri antipersona in edifici residenziali.

Abbiamo analizzato numerosi episodi attraverso racconti di testimoni, l’esame di foto e video open source e immagini satellitari. Chiediamo a tutte le parti in conflitto e alle forze loro alleate in Libia di interrompere immediatamente gli attacchi contro i civili e le altre violazioni del diritto umanitario internazionale, tra le quali le azioni condotte per punire i civili sospettati di appartenere a gruppi rivali.

Con l’inasprirsi degli attacchi di rappresaglia e delle gravi violazioni ad opera di tutte le parti, che mostrano un disprezzo assoluto per le leggi di guerra e le vite dei civili, in Libia sono ancora una volta i civili a pagare il prezzo“, ha dichiarato Diana Eltahawy, vicedirettrice di Amnesty International per il Medio Oriente e l’Africa del Nord.

Chiediamo a tutte le parti in conflitto così come alle milizie e ai gruppi armati affiliati di interrompere immediatamente gli attacchi indiscriminati e le altre gravi violazioni condotte nei confronti dei civili associati a gruppi rivali. I comandanti devono condannare pubblicamente tali atti. Paesi come Turchia, Russia ed Emirati Arabi Uniti devono smettere di violare l’embargo Onu sulle armi“, ha aggiunto Diana Eltahawy.

Per troppo tempo le autorità giudiziarie libiche sono state incapaci o non disposte ad agire lasciando che anni di impunità alimentassero queste gravi violazioni. Chiediamo anche ai membri del Consiglio Onu dei diritti umani di istituire con urgenza una Commissione d’inchiesta o un meccanismo simile per far luce sulle violazioni del diritto umanitario internazionale e altre violazioni di diritti umani, stabilire le responsabilità e preservare gli elementi di prova dei reati per assicurare giustizia alle vittime.

Atti di rappresaglia

Il recente intensificarsi di combattimenti nelle periferie di Tripoli e nella Libia occidentale, con molte città occidentali che sono passate dalle mani di gruppi armati collegati al Governo di accordo nazionale (Government of National Accord – Gna) riconosciuto a livello internazionale e all’autoproclamato esercito nazionale libico (Libyan National Army – Lna) che attualmente nella pratica ha il controllo di una gran parte della Libia orientale e meridionale, ha scatenato un inasprirsi di attacchi di rappresaglia illegali.

Il 13 aprile, le forze affiliate al Gna che utilizzano armi e attrezzature turche, fornite in violazione dell’embargo Onu sulle armi, hanno occupato Surman, Sabratha e molte altre città ad ovest di Tripoli. Testimoni hanno riferito ad Amnesty International che membri dei gruppi armati affiliati al Gna hanno saccheggiato numerose abitazioni civili ed edifici pubblici, anche il principale ospedale di Sabratha, e hanno incendiato delle case. Inoltre, abbiamo verificato una fotografia pubblicata sui social da parte di un combattente del Gna, in cui soldati del Gna festeggiano vicino ai cadaveri di molti combattenti dell’Lna.

I filmati analizzati mostrano altri atti di rappresaglia nei confronti di civili per la presunta affiliazione a una parte o a un’altra.

Un video mostra uomini armati che saccheggiano una proprietà civile ad Al-Asabah, 120 chilometri a sud di Tripoli, dopo che le forze del Gna ne avevano preso il controllo il 21 maggio. Un abitante del luogo ha riferito ad Amnesty International di aver assistito a un episodio in cui uomini armati avevano saccheggiato l’abitazione di un combattente dell’Lna.

In un altro video scioccante pubblicato sui social il 30 aprile e verificato da Amnesty International, si vede un combattente affiliato al Gna minacciare “la brigata al-Kaniat” (affiliata all’Lna) che “non avrebbero lasciato una sola donna viva” quando avessero preso Tarhuna.

Amnesty International ha analizzato un altro video in cui un combattente affiliato al Gna minaccia “una seconda Tawergha” a Tarhuna e Sirte, in riferimento allo sfollamento forzato dell’intera popolazione della città come ritorsione per l’utilizzo della stessa come base di partenza per gli attacchi contro Misurata. Con il Gna al controllo di Tarhuna, queste dichiarazioni alimentano i timori di ulteriori attacchi vendicativi contro i civili.

La brigata Kaniat affiliata all’Lna ha commesso gravi violazioni nei confronti di civili a Tripoli e Tarhuna. Secondo la Missione di sostegno in Libia delle Nazioni Unite (UN Support Mission in Libya – Unsmil) le forze Kaniat sono responsabili di numerose uccisioni illegali.

In un altro video esaminato da Amnesty International apparso sulla sua pagina personale, un combattente dell’Lna minaccia di uccidere tutti quelli che a Bengasi, inclusi “quelli nelle proprie abitazioni, anche i bambini”, piangeranno i caduti combattendo a fianco del Gna. Abbiamo verificato un video che mostra la prima brigata di fanteria dell’Lna mettere in mostra cadaveri di combattenti su un furgoncino, mentre chiamano un combattente del Gna fatto prigioniero “cane siriano“, il 18 aprile.

Mine terrestri antipersona

Le forze dell’Lna hanno anche commesso gravi violazioni, tra le quali atti di rappresaglia come l’impiego di mine terrestri antipersona, in evidente violazione del bando internazionale.

Gli abitanti hanno riferito che intorno al 22 maggio le forze alleate con l’Lna hanno collocato mine terrestri antipersona mentre si ritiravano dalle zone di Ain Zara e Salah el-Din, a sud di Tripoli. Almeno un civile è rimasto ucciso mentre faceva rientro nella sua casa di famiglia il 22 maggio per una mina terrestre collocata nella sua abitazione, secondo quanto riportato dai familiari.

Le forze affiliate all’Lna hanno collocato numerose mine terrestri antipersona attivate da un filo a strappo e altre trappole esplosive in abitazioni e altri obiettivi civili. Immagini e video verificati da Amnesty International, mostrano mine antipersona russe e dell’epoca sovietica, tra le quali le MON-50, MON-90, OZM-72 e MS3, vietate dal diritto internazionale a causa dei loro effetti indiscriminati. Alcune abitazioni ad Ain Zara dove erano state posizionate trappole esplosive sono state contrassegnate in russo come “опасно”, che significa “pericoloso”. Operatori stranieri impiegati della società militare russa Wagner sono stati visti abbandonare quelle aree subito prima del ritrovamento delle mine terrestri.

Attacchi indiscriminati

Ad aprile e maggio, le forze dell’Lna hanno bombardato quartieri residenziali a Tripoli, causando la morte di civili e danni alle loro proprietà nei quartieri di Ain Zara, Tariq el-Sour, Souq al-Talata e Souq El-Joma, secondo testimoni, residenti e una fonte del personale medico nel ministero della Salute affiliato al Gna. I nostri ricercatori hanno verificato le immagini delle conseguenze di questi attacchi che mostrano civili uccisi e feriti. Testimoni e una fonte del personale medico hanno confermato che un attacco lanciato dalle forze dell’Lna su Souq Al-Talat il 31 maggio ha causato la morte di almeno tre civili e il ferimento di altri 11, tra i quali un bambino a cui è stata amputata una gamba.

Inoltre, le forze schierate con il Gna hanno condotto attacchi indiscriminati nei mesi di aprile e maggio nei quartieri di Tripoli di Qasr Bin Ghashir, Beni Walid, Tarhuna e vicino al villaggio di Ash Shwayrif, causando vittime tra i civili, secondo quanto dichiarato da familiari, da una fonte del personale medico e coerentemente con le foto esaminate e verificate dai nostri ricercatori. Secondo testimoni, almeno una ragazza sarebbe stata uccisa dal bombardamento di Qasr Bin Ghashir il 1° giugno, mentre secondo quanto emerso dalle foto numerosi edifici sono stati danneggiati.

Una nostra missione dell’agosto 2019 in merito al combattimento scoppiato ad aprile dello stesso anno ha evidenziato che sia le forze affiliate al Gna che all’Lna sono state responsabili di attacchi indiscriminati ed eccessivi, oltre che dell’impiego di armi esplosive imprecise in aree urbane popolate.

Inoltre, abbiamo documentato l’utilizzo da parte del Gna di obiettivi civili per scopi militari, cosa che espone i civili a rischi. Gli aeroporti civili di Tripoli e Misurata ricevono spedizioni militari dalla Turchia mentre le Forze di deterrenza speciale, milizia a supporto del Gna, hanno conservato la propria base e la propria prigione vicino all’aeroporto. Le forze dell’Lna hanno ripetutamente bombardato l’aeroporto, causandone molte volte l’inoperatività e danni agli aeromobili civili.

Ulteriori informazioni

Da aprile 2020, le forze del Gna avanzano sulle posizioni dell’Lna nella Libia occidentale, conquistando numerose aree costiere e la base aerea di Al-Watiya. Inoltre, hanno respinto le forze dell’Lna dalle zone periferiche di Tripoli e hanno preso il controllo di Tarhuna e delle città attorno a Garian.

Il 13 aprile, le autorità del Gna a Surman hanno emesso una nota di monito per le proprie truppe contro atti di rappresaglia, impegnandosi a indagare su “episodi individuali”. A oggi, nessun comandante o combattente implicato in tali reati ne ha dovuto rispondere o è stato rimosso dal proprio servizio attivo.

Nonostante un embargo Onu globale sulle armi in vigore dal 2011, Emirati Arabi Uniti e Russia e Turchia sostengono l’Lna e il Gna, rispettivamente, attraverso la fornitura illegale di armi e un sostegno militare diretto.

Stiamo conducendo indagini sul continuo flusso di materiale militare e combattenti stranieri, in violazione dell’embargo Onu sulle armi, per entrambe le fazioni del conflitto.