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Il 14 novembre la Terza camera preprocessuale della Corte penale internazionale ha autorizzato la procuratrice a portare avanti le indagini sui presunti crimini commessi contro la popolazione rohingya in Myanmar.
“Si tratta di un passo avanti importante in direzione dell’accertamento delle responsabilità e della giustizia – ha dichiarato in una nota ufficiale Nicolas Bequelin, direttore di Amnesty International per l’Asia meridionale e sudorientale –. I responsabili delle atrocità contro i rohingya ora sanno che l’impunità di cui hanno sin qui goduto potrebbe avere i giorni contati“.
La decisione è arrivata pochi giorni dopo l’accusa di genocidio, formalizzata dal Gambia contro Myanmar davanti alla Corte internazionale di giustizia, e la denuncia presentata da alcuni rifugiati rohingya presso i tribunali argentini.
Nell’agosto 2017 le forze di sicurezza di Myanmar lanciarono una devastante operazione militare contro la popolazione rohingya residente nello stato di Rakhine.
Secondo una Missione di accertamento dei fatti delle Nazioni Unite la purga omicida di centinaia di villaggi abitati dai rohingya nel nord dello stato di Rakhine ha causato l’uccisione di almeno 10.000 uomini, donne e bambini rohingya e l’esodo di oltre 740.000 persone in Bangladesh, dove tuttora si trovano.
Nel giugno 2018, grazie a un nostro lavoro di ricerca abbiamo raccolto prove ampie e credibili sul coinvolgimento del comandante in capo delle forze armate di Myanmar, il generale Min Aung Hlaing, e di altri 12 militari in crimini contro l’umanità commessi durante la pulizia etnica della popolazione rohingya nel nord dello stato di Rakhine. L’Unione europea ha imposto sanzioni mirate su 11 di questi 13 militari.
In Bangladesh oltre 910.000 rohingya, compresi quelli fuggiti a seguito delle precedenti ondate di violenza, vivono in campi per rifugiati dove subiscono forti restrizioni: ad esempio non possono lavorare né muoversi liberamente e i bambini non possono andare a scuola.
Una missione di accertamento dei fatti delle Nazioni Unite ha chiesto che una serie di alti ufficiali di Myanmar siano indagati e processati per crimini contro l’umanità, crimini di guerra e genocidio.
Le forze armate di Myanmar continuano a compiere gravi violazioni dei diritti umani – tra cui crimini di guerra e crimini contro l’umanità – nelle zone di conflitto degli stati di Kachin, Rakhine e Shan, dove quest’anno abbiamo documentato uccisioni e ferimenti di civili, arresti arbitrari, maltrattamenti e torture, sparizioni forzate, esecuzioni extragiudiziali e riduzione ai lavori forzati.