No alla collaborazione con la guardia costiera libica

21 Giugno 2017

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Cessare di cooperare con la Libia, prima che nei mesi estivi si verifichi un numero ancora più alto di morti, e raddoppiare gli sforzi per salvare vite umane nel Mediterraneo. Sono queste le raccomandazioni di Iverna McGowan, direttrice dell’ufficio di Amnesty International presso le Istituzioni europee, riportate nella nota ufficiale diffusa alla vigilia del Consiglio europeo in programma il 22 e 23 giugno.

L’Unione europea sta consentendo alla guardia costiera della Libia di riportare migranti e rifugiati sulla terraferma in un paese dove le detenzioni illegali, la tortura e lo stupro sono la regola – ha dichiarato la McGowan –. Mentre rafforza l’operatività della guardia costiera libica, l’Unione europea chiude gli occhi di fronte ai gravi rischi insiti in questa cooperazione”.

Le operazioni d’intercettamento in mare di migranti e rifugiati da parte della guardia costiera libica spesso non rispettano gli standard internazionali e si basano anche sull’uso delle armi da fuoco. Le persone intercettate in mare vengono riportate sulla terraferma e qui, con poche eccezioni, trasferite in centri di detenzione dove vengono trattenute a tempo indeterminato e sottoposte a torture, pestaggi, stupri e sfruttamento.

“I leader europei devono immediatamente porre fine all’esternalizzazione dei controlli di frontiera e alla delega della gestione delle domande d’asilo a paesi terzi che, in alcuni casi, presentano una situazione eccezionalmente negativa dei diritti umani. Incoraggiare i governi di questi paesi a rafforzare i controlli di frontiera può esporre molte altre persone al rischio di subire violazioni dei diritti umani”, ha aggiunto McGowan.

 

Continuiamo a chiedere ai leader dell’Unione europea di:

  • aprire e ampliare percorsi legali e sicuri per migranti e rifugiati;
  • aumentare le attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale, in particolare nelle zone dove si verificano i naufragi e in modo commisurato al numero di partenze dall’Africa settentrionale;
  • porre fine a ogni forma di cooperazione con le autorità della Libia che contribuisca a riportare migranti e rifugiati sulla terraferma e di conseguenza a rischiare la detenzione a tempo indeterminato, la tortura, lo stupro e ulteriori violenze, concentrandosi invece sull’obiettivo di migliorare la situazione dei diritti umani in quel paese;
  • riesaminare l’approccio complessivo alla cooperazione coi paesi terzi in materia d’immigrazione, per assicurare che i diritti dei migranti e dei rifugiati siano protetti in modo adeguato.