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Dal 2 al 8 marzo nella Ex Fornace Gola di Milano sono esposte le immagini fotografiche della mostra “Nome in codice: Caesar. Detenuti siriani vittime di tortura”.
Portata in Italia dal Comitato dei Promotori composto da Amnesty International Italia, FNSI Federazione Nazionale Stampa Italiana, FOCSIV Volontari nel Mondo, Un Ponte Per, UniMed – Unione delle Università del Mediterraneo e Articolo21 la mostra che gode del Patrocinio del Comune di Milano, è organizzata dalla organizzazione non governativa CELIM-Impact to Change e l’associazione Zeppelin, con la collaborazione dell’Associazione Lombarda Giornalisti.
Giovedì 2 marzo, alle ore 11:30, nei locali dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti-Circolo Stampa Milano, Viale Montesanto 7, si svolge la Conferenza Stampa di presentazione alla quale sono invitati: Anna Del Freo, giornalista de Il Sole 24 Ore e Vice Presidente della FNSI – Federazione Nazionale Stampa Italiana; Annunziata Marinari, Ufficio Campagne e Ricerca/Individui a rischio di Amnesty International Italia; Luca Geronico, giornalista di Avvenire; Andrea Riscassi, giornalista RAI ed esponente di Articolo 21-Liberi di; Mazzn Alhummada, testimone sopravvissuto alle carceri siriane.
La mostra è una selezione di 30 fotografie delle oltre 50mila trafugate dall’ex-ufficiale della polizia militare siriana identificato con il nome in codice “Caesar”, incaricato dal regime di documentare quanto accadeva ai detenuti nelle carceri. Si tratta di immagini scioccanti che testimoniano quanto accaduto nell’arco di tre anni nelle carceri siriane contro gli oppositori tanto che nel Rapporto varato dalla Commissione d’inchiesta sulla Siria costituita dal Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU (OHCHR) presieduta dal giurista Paulo Sérgio Pinheiro, Caesar ha dichiarato: “Detenuti sotto custodia del governo sono stati picchiati a morte o sono morti come conseguenza di ferite patite a causa di torture. Altri sono morti a causa di condizioni detentive inumane. Il governo ha commesso i crimini contro l’umanità di sterminio, assassinio, stupro o altre forme di violenza sessuale, tortura, sparizione forzata, o altri atti disumani. Per via della medesima condotta sono stati commessi anche crimini di guerra.”
Fino al 2015 gli sforzi di avviare procedure penali sulla Siria erano stati fatti esclusivamente verso la Corte penale internazionale, sempre bloccati dai voti contrari di Russia e Cina al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Nonostante ciò, tali atti non potranno cadere in prescrizione e pesano da un punto di visto giuridico. Le autorità giudiziarie di Francia e Germania hanno di recente avviato procedimenti contro il regime di Bashar Al Assad per crimini contro l’umanità. Ma è la Audiencia National di Madrid, l’Alta Corte spagnola competente su questioni di diritto internazionale e terrorismo, ad avere in mano il procedimento più rilevante.
A febbraio 2017, per la prima volta, un’accusa formale è stata presentata ad un tribunale nazionale con competenza internazionale su fatti speciali quali “azioni di terrorismo, aiuto ed assistenza alle vittime di crimini violenti” dall’Avvocato Almudena Bernabeu, ospite della Mostra di Milano il giorno 8 marzo. Il fatto impugnato vede l’istanza di una donna con doppia nazionalità siriana e spagnola il cui fratello è deceduto dopo avere subito una “detenzione illegale”, parte della “strategia di eliminazione dell’opposizione al governo di Bashar Al Assad attraverso pratiche terroristiche”.
Secondo fonti giuridiche, altre accuse sono pronte per essere formalizzate contro il fratello del Presidente Assad, Maher-el-Assad.
Dal 2010 il UN Committee Against Torture (CAT) ha raccolto oltre 600.000 documenti e testimonianze. Nel Rapporto di Amnesty International pubblicato nel 2016 si stima che dal 2011 al 2015 tra i 5.000 e i 13.000 dissidenti siano stati condannati a morte ed impiccati, dopo
Gli eventi collegati alla mostra: