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Nel giro di un mese Idil Eser e Taner Kılıç, direttrice e presidente di Amnesty International Turchia sono stati arrestati e rinviati a giudizio per la grottesca accusa di sostegno a organizzazioni terroristiche: con loro, decine di difensori dei diritti umani, giornalisti, accademici, parlamentari e attivisti sono in carcere , in un clima sempre più pesante di oppressione favorito dallo stato d’emergenza introdotto dopo il fallito colpo di stato del luglio del 2016.
“Sarebbe potuto capitare a noi“: è la frase che da sempre ispira chi lavora e chi si attiva per Amnesty International. Ed è questo che rappresenteremo con un flash mob a Roma, giovedì 20 luglio, alle 18.30 in piazza del Colosseo: saremo lì per Idil, Taner e tutti gli altri attivisti in carcere in Turchia per dire che difendere i diritti umani non è un reato.
Queste le prime adesioni all’iniziativa: A buon diritto, Antigone, Arci, Articolo 21, Associazione italiana turismo responsabile, Associazione Ong Italiane, Associazione Stefano Cucchi, Coalizione italiana per le libertà e i diritti civili, Cospe, Federazione nazionale della stampa italiana, Festival dei diritti umani di Milano, Italians for Darfur, Link 2007, Nexus Emilia Romagna. #No Bavaglio, Progetto “avvocati minacciati | endangered lawyers” dell’Unione Camere penali, Solidarietà e cooperazione Cipsi.
Per il bene delle persone a cui è dedicata la manifestazione chiediamo a tutte le persone che vogliono partecipare di non utilizzare bandiere e simboli politici.
Idil Eser, direttrice di Amnesty International Turchia, resta in carcere. Confermata la detenzione anche per altri cinque attivisti per i diritti umani che sono stati arresti con lei mentre prendevano parte a un corso di formazione. Sono accusati di “reati per conto di un’organizzazione terroristica senza farne parte”. Gli altri quattro difensori dei diritti umani rilasciati su cauzione restano indagati per lo stesso reato.
Secondo le bizzarre accuse rivoltele, Idil Eser attraverso il suo lavoro per Amnesty International avrebbe legami con tre organizzazioni terroristiche diverse e antagoniste tra loro.
L’arresto della direttrice di Amnesty International Turchia segue di poche settimane il rinvio a giudizio anch’esso immotivato del presidente Taner Kılıç.
Il presidente di Amnesty International Turchia è accusato insieme ad altri 22 avvocati per il sospetto di avere legami col movimento di Fethullah Gülen, il 9 giugno è stato incriminato per appartenenza alla “Organizzazione terroristica Fethullah Gülen” e posto in detenzione in attesa del processo.
Chiedi ora la sua liberazione immediata.
L’attacco ai difensori dei diritti umani si colloca nel contesto della crescente repressione dei diritti umani decisa dalle autorità turche dopo il fallito colpo di stato del 15 luglio 2016.
Con oltre 120 giornalisti e altri operatori dei media in prigione, varie migliaia di disoccupati per la chiusura di oltre 160 aziende del settore, l’effetto dell’ultima ondata di erosione della libertà di stampa è chiaro: il giornalismo indipendente, in Turchia, è sull’orlo di un precipizio.
Firma ora per chiedere alla Turchia di porre fine a questa repressione.