Turchia: chiediamo la fine della farsa giudiziaria contro 11 difensori dei diritti umani

8 Ottobre 2019

© Jarek Godlewski

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A più di due anni di distanza dal loro primo arresto, il 9 ottobre riprende il processo a carico di Taner Kılıç, presidente onorario di Amnesty International Turchia, di Idil Eser, ex direttrice della sezione turca dell’associazione, e di altri nove difensori dei diritti umani.

Chiediamo che siano prosciolti dall’accusa assurda e mai provata mossa nei loro confronti di “appartenenza a un’organizzazione terroristica”.

Dopo più di due anni senza uno straccio di prova credibile presentata a supporto delle assurde accuse di cui sono chiamati a rispondere, è il momento di porre fine a questa farsa giudiziaria nei confronti di Taner e dei ’10 di Istanbul’“, ha dichiarato in una nota ufficiale Kumi Naidoo, segretario generale di Amnesty International.

Nel corso di otto udienze, le prove presentate dalla procura contro i difensori dei diritti umani si sono rivelate completamente infondate, ma la minaccia di una condanna pende senza motivo sul capo degli imputati e suona come un avvertimento per chiunque voglia difendere i diritti umani“, ha aggiunto Naidoo.

Taner Kılıç ha trascorso più di 14 mesi in carcere prima di essere rilasciato su cauzione, nell’agosto 2018. Otto dei “10 di Istanbul” sono stati quasi quattro mesi in cella prima di essere rilasciati, sempre su cauzione, nell’ottobre 2017.

Taner e i ‘10 di Istanbul’ hanno dedicato la loro vita a difendere i diritti degli altri e costituiscono un forte segnale di cosa stia accadendo sotto l’incessante repressione che va avanti oggi in Turchia“, ha proseguito Naidoo.

Le accuse infondate a Taner Kılıç

Taner Kılıç è accusato di aver scaricato ByLock, un’applicazione di messaggistica che le autorità turche sostengono essere stata usata esclusivamente dal movimento di Fetullah Gülen, che avrebbe promosso il tentato colpo di stato del luglio 2016.

Dopo oltre un anno dall’arresto con l’accusa infondata di “appartenenza a un’organizzazione terroristica”, un rapporto di 15 pagine trasmesso dalla polizia alla pubblica accusa non ha rinvenuto alcuna prova che Taner Kılıç abbia avuto sul suo cellulare l’applicazione di messaggistica ByLock.

Alla stessa conclusione erano pervenute quattro analisi indipendenti sottoposte al tribunale, tutte concordi sul fatto che Taner Kılıç non aveva mai scaricato né usato ByLock.

Così, dopo oltre 14 mesi di carcere, la sera del 15 agosto 2018 Taner Kilic ha potuto riabbracciare la moglie e le loro figlie.

In più di due anni l’accusa non è stata in grado di produrre alcuna prova a sostegno delle accuse.

La condanna di anche solo uno degli 11 difensori dei diritti umani rappresenterebbe una ulteriore e spudorata criminalizzazione dell’attivismo per i diritti umani. I tre difensori a processo che sono avvocati rischiano anche di perdere l’abilitazione, in caso di condanna per terrorismo.