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Repubblica dell’India

Le agenzie finanziarie e investigative nazionali sono state utilizzate come armi contro la società civile, difensori dei diritti umani, attivisti, giornalisti e persone critiche, riducendo ulteriormente lo spazio civico. Funzionari governativi, leader politici e sostenitori del Bharatiya Janata Party (Bjp), il partito politico al potere a livello federale, hanno promosso l’odio e la violenza contro le minoranze religiose (in particolare i musulmani) nell’impunità, segnando un aumento dei crimini d’odio. Le demolizioni punitive di proprietà in gran parte musulmane, tra cui case, attività commerciali e luoghi di culto, che hanno causato sgomberi forzati di massa dopo episodi di violenza comunitaria, sono state all’ordine del giorno e sono rimaste impunite. L’India ha continuato a imporre restrizioni arbitrarie e generalizzate su Internet, incluse interruzioni della rete. Il governo ha sospeso gli account Twitter (ora noto come X) di persone che lavoravano nel mondo del giornalismo e organizzazioni della società civile, senza il procedimento dovuto. Dalit, adivasi e altri gruppi marginalizzati hanno continuato a subire violenze e discriminazione radicata, mentre donne e ragazze hanno affrontato attacchi specifici al diritto all’autonomia del loro corpo. Nonostante il divieto formale di pulire le fogne a mani nude, dal 2018 più di 300 persone sono morte durante la pulizia di fogne e fosse biologiche.

 

CONTESTO

A settembre, l’India ha ospitato il 18° vertice dei capi di stato e di governo del G20 nella capitale Nuova Delhi. A marzo, l’India si è impegnata con l’Upr del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite e ha accettato 221 delle 339 raccomandazioni, comprese quelle per eliminare la discriminazione basata sulla casta, garantire il diritto alla libertà d’espressione e proteggere i diritti delle minoranze religiose. Ha preso atto delle raccomandazioni per abrogare, modificare o allineare la legge sulla regolamentazione dei contributi esteri (Foreign Contribution (Regulation) Act – Fcra), la legge sulla prevenzione delle attività illegittime (Unlawful Activities (Prevention) Act – Uapa) e le leggi sulla sedizione e sulla diffamazione criminale con gli standard internazionali sui diritti umani. A novembre, l’India è stata inoltre sottoposta alla quarta valutazione reciproca delle leggi e dei regolamenti in materia di antiriciclaggio e contrasto al finanziamento del terrorismo da parte del Gruppo di azione finanziaria (Gafi-Faft), le cui raccomandazioni sono state sfruttate dal governo per prendere di mira difensori dei diritti umani, attivisti e persone che lo criticavano. Il 17 ottobre, la Corte suprema non è riuscita a concedere il riconoscimento legale al matrimonio omosessuale e ha lasciato al parlamento il compito di legiferare in merito.

 

LIBERTÀ D’ESPRESSIONE, ASSOCIAZIONE E RIUNIONE

Il 21 dicembre, il parlamento indiano ha approvato il disegno di legge Bharatiya Nagarik Suraksha Sanhita, che mira a reintrodurre la legge sulla sedizione utilizzata arbitrariamente per reprimere le critiche al governo e aumenta la possibile pena per sedizione da sette anni all’ergastolo. La Corte suprema aveva temporaneamente sospeso la legge sulla sedizione nel 2022.

Il 6 aprile, il governo ha pubblicato l’aggiornamento del draconiano regolamento sulla tecnologia dell’informazione (linee guida per gli intermediari e codice etico sui media digitali) del 2023, ampliando il proprio controllo sui contenuti online. Il regolamento autorizza una “unità del governo centrale per la verifica dei fatti” a identificare i contenuti online “rispetto a qualsiasi attività del governo centrale” come “falsi, falsificati o fuorvianti”. Gli intermediari online, comprese le società di social media e i fornitori di servizi Internet, saranno tenuti a rimuovere tali contenuti. La mancata rimozione dei contenuti potrebbe comportare responsabilità per eventuali informazioni di terze parti ospitate sulle loro piattaforme.

Il 18 marzo, le autorità hanno imposto il blocco totale di Internet nello stato del Punjab: 27 milioni di persone hanno perso l’accesso a Internet per almeno cinque giorni. Dal 3 maggio, lo stato di Manipur è stato testimone di lunghi periodi di sospensione di Internet e le autorità hanno consentito un accesso intermittente per brevi periodi. Secondo l’organizzazione per i diritti digitali Access Now, l’India ha imposto 84 sospensioni di Internet nel 2022, il numero più alto al mondo per cinque anni consecutivi.

Ad aprile, il comico Yash Rathi e i rapper Raj Mungase e Umesh Khade sono stati indagati rispettivamente dalla polizia degli stati dell’Uttarakhand e del Maharashtra, per presunta diffamazione e promozione dell’inimicizia tra diversi gruppi. Le accuse nei loro confronti includevano, a quanto sembra, l’aver fatto commenti discutibili contro la divinità indù Rama in una commedia e aver cantato canzoni che sottolineavano la povertà e la corruzione prevalenti in India.

Il 31 ottobre, leader dell’opposizione e giornalisti sono stati informati di essere nella lista delle minacce globali di Apple e che i loro iPhone potrebbero essere stati presi di mira da “aggressori sponsorizzati dallo stato”.

Difensori dei diritti umani

Le autorità hanno utilizzato come un’arma le agenzie centrali finanziarie e investigative per reprimere organizzazioni della società civile e difensori dei diritti umani, ricorrendo a leggi sul fisco, sull’antiriciclaggio, sui contributi esteri e sull’antiterrorismo. Il 14 febbraio, le autorità fiscali hanno effettuato raid coordinati (presentati come “ispezioni”) negli uffici di Delhi e Mumbai della Bbc che, qualche settimana prima, aveva trasmesso un documentario critico nei confronti del primo ministro Narendra Modi. A febbraio, il ministero degli Interni ha revocato la licenza, rilasciata ai sensi della Fcra, del Center for Policy Research, mentre a giugno ha sospeso per sei mesi la licenza del Center for Equity Studies, un’organizzazione senza scopo di lucro gestita dal noto attivista per i diritti umani Harsh Mander, impedendo alle organizzazioni e agli attivisti di accedere a fondi essenziali. Il 20 marzo, il ministero degli Interni ha raccomandato un’indagine da parte dell’ufficio centrale di investigazione contro Aman Biradari, un’altra organizzazione gestita da Harsh Mander. A luglio e settembre, le autorità fiscali sul reddito hanno revocato lo status di esenzione fiscale a Center for Policy Research, Oxfam India e Care India.

Giornalisti

Sono state imposte restrizioni negli spazi digitali a difensori dei diritti umani, attivisti e giornalisti. Il 20 marzo, le autorità hanno bloccato gli account Twitter (ora noto come X) di importanti giornalisti e leader politici residenti nel Punjab, nonché di esponenti della diaspora punjabi, nel corso del lancio di un’operazione di ricerca per Amritpal Singh, leader dell’organizzazione Waris Punjab De. A giugno, la giornalista del Wall Street Journal Sabrina Siddiqui ha subìto abusi online da parte di leader politici e sostenitori del Bjp perché, durante la sua visita negli Stati Uniti, ha rivolto domande al primo ministro Narendra Modi in merito al deterioramento della situazione dei diritti umani delle minoranze religiose in India. La sua origine musulmana e pakistana è stata presa di mira dai troll online.

Il 3 ottobre, la cellula speciale della polizia di Delhi ha fatto irruzione nelle case di almeno 46 giornalisti associati al sito di notizie NewsClick ai sensi dell’Uapa (la principale legge antiterrorismo indiana) accusandoli, tra l’altro, di aver raccolto fondi per atti terroristici, promosso inimicizia tra diversi gruppi e di associazione a delinquere ai sensi del codice penale indiano.

 

ARRESTI E DETENZIONI ARBITRARI

Otto attivisti per i diritti umani hanno continuato a essere detenuti senza processo nello stato di Maharashtra ai sensi dell’Uapa. Si tratta degli accademici Shoma Sen e Hany Babu, del poeta Sudhir Dhawale, dell’avvocato Surendra Gadling, dell’attivista per i diritti civili Rona Wilson e di tre esponenti del gruppo culturale Kabir Kala Manch: Ramesh Gaichor, Jyoti Jagtap e Sagar Gorkhe. Erano stati arrestati tra il 2018 e il 2020 dall’agenzia investigativa nazionale, la principale agenzia antiterrorismo indiana, per presunto coinvolgimento nelle violenze scoppiate durante le celebrazioni di Bhima Koregaon, vicino alla città di Pune, nel 2018.

Almeno sette studenti, consiglieri e attivisti per i diritti umani musulmani continuavano a essere detenuti senza processo dal 2020 ai sensi dell’Uapa, con l’accusa di aver orchestrato le violenze religiose a Delhi nel febbraio 2020, che causarono la morte di almeno 53 persone, per lo più musulmane.

È proseguita la carcerazione dell’accademico e attivista per i diritti umani GN Saibaba, detenuto dal 2017 nonostante il peggioramento delle sue condizioni di salute.

Il 28 maggio, la polizia di Delhi ha arrestato alcune lottatrici e i loro sostenitori per aver organizzato una marcia in direzione del nuovo edificio del parlamento. con la quale chiedevano l’arresto del capo della Federazione indiana lottatori, accusato di molestie sessuali nei confronti delle lottatrici.

Il 3 ottobre, la cellula speciale della polizia di Delhi ha arrestato Prabir Purkayastha, fondatore di NewsClick, e il suo capo delle risorse umane, Amit Chakraborty, ai sensi dell’Uapa, con l’accusa di aver raccolto fondi per atti terroristici. A fine anno erano ancora in detenzione.

 

LIBERTÀ DI RELIGIONE E CREDO

La propaganda d’odio contro i musulmani ha continuato a proliferare. Secondo l’organizzazione di ricerca con sede negli Stati Uniti, Hindutva Watch, nei primi sei mesi del 2023 sono stati registrati 255 episodi d’incitamento all’odio e alla violenza contro i musulmani. In un caso emblematico, il 22 settembre, un attuale deputato indù ha usato insulti umilianti basati sull’identità religiosa contro un deputato musulmano. Successivamente si è scusato ed è stato emesso un avvertimento nei suoi confronti.

Donne e ragazze

Gli attacchi al diritto alla libertà di religione hanno colpito in modo particolare e ulteriormente emarginato le donne e le ragazze musulmane.

Con un passo positivo, il 15 giugno, il nuovo governo dello stato del Karnataka ha annunciato la decisione di abrogare la draconiana e discriminatoria ordinanza statale sulla protezione del diritto alla libertà di religione del 2022, popolarmente nota come “legge anticonversione”, che contiene indebite restrizioni sulle conversioni, anche ai fini del matrimonio. Tuttavia è rimasto in vigore il divieto di indossare l’hijab nelle scuole e nelle università dello stato del Karnataka, circostanza che ha ostacolato la partecipazione significativa di donne e ragazze alla vita della
società indiana e ha inciso sul loro accesso all’istruzione.

Il 23 gennaio, il governo dello stato di Assam ha annunciato un giro di vite nei confronti delle persone che avevano “partecipato a matrimoni precoci” nei sette anni precedenti, che ha portato all’arresto di massa di oltre 3.000 persone, per lo più musulmane. Almeno quattro donne sono morte suicide sotto il crescente peso della stretta repressiva. Anche donne provenienti da comunità socialmente ed economicamente svantaggiate si sono ritirate dalle strutture sanitarie pubbliche per timore dell’arresto dei loro familiari, mettendo così a ulteriore rischio la propria salute.

 

ATTACCHI E UCCISIONI ILLEGALI

La violenza etnica è proseguita nello stato di Manipur, mentre le autorità statali e nazionali non sono riuscite a proteggere le minoranze etniche da violenza e dislocamento. La comunità tribale kuki, prevalentemente cristiana, è stata quella più colpita dalla violenza da parte della comunità maggioritaria meitei. Delle oltre 200 persone uccise, circa due terzi erano kuki. Più di 50.000 persone sono state costrette a sfollare.

Il 31 luglio, un agente indù della guardia di protezione ferroviaria ha sparato e ucciso quattro persone in viaggio verso Mumbai, tre delle quali erano musulmane.

Ad agosto sono scoppiate violenze comunitarie a Nuh, nello stato di Haryana, dopo che una manifestazione organizzata dai gruppi nazionalisti indù Bajrang Dal e Vishwa Hindu Parishad aveva attraversato le aree a maggioranza musulmana di Nuh. Le violenze hanno provocato sette morti e almeno 200 feriti.

I linciaggi sono continuati nell’impunità. Secondo quanto riportato dai media, tra gennaio e dicembre, almeno 32 uomini e una donna di religione musulmana sono stati uccisi da vigilantes e gruppi radicali indù negli stati di Assam, Bihar, Delhi, Haryana, Jharkhand, Karnataka, Madhya Pradesh, Maharashtra e Bengala Occidentale.

 

DIRITTI ECONOMICI, SOCIALI E CULTURALI

Sgomberi forzati

In vista del 18° vertice del G20, varie autorità hanno demolito insediamenti informali in diverse parti di Delhi, a quanto sembra per “abbellire” la città, fermare gli sconfinamenti su altri territori e preservare l’ambiente. Secondo quanto riportato dai media, tra febbraio e aprile, almeno 1.425 proprietà sono state demolite nelle golene di Mehrauli, Tughlaqabad, Moolchand Basti e Yamuna, a Delhi, causando lo sgombero forzato di oltre 260.800 persone.

Ad agosto, le autorità ferroviarie hanno demolito almeno 90 case a Nai Basti, un quartiere a maggioranza musulmana nella città di Mathura, nell’Uttar Pradesh. Secondo le accuse avevano sconfinato invadendo terreni pubblici. Le case sono state distrutte senza fornire un preavviso ragionevole o siti alternativi per il reinsediamento, il che equivale a uno sgombero forzato.

In seguito alle violenze comunitarie a Nuh, le autorità dello stato di Haryana hanno demolito almeno 300 proprietà, per la maggior parte appartenenti a musulmani. L’Alta corte di Punjab e Haryana ha ordinato la sospensione di ulteriori demolizioni e ha espresso preoccupazione per la mancanza di procedimenti legali e per la “pulizia etnica” condotta dal governo statale.

 

DISCRIMINAZIONE

Crimini d’odio basati sulla casta

Crimini d’odio, compresa la violenza contro membri di caste e tribù registrate, sono stati commessi nell’impunità. Secondo gli ultimi dati dell’ufficio nazionale per la registrazione dei reati, sono stati segnalati più di 50.000 sospetti reati contro membri di caste registrate e più di 8.000 contro gli adivasi, la popolazione nativa dell’India. Sebbene i membri delle caste e delle tribù registrate costituiscano il 24 per cento della popolazione totale, nel 2021 rappresentavano il 32 per cento della popolazione carceraria.

Nonostante il divieto formale di pulire le fogne a mani nude, tra il 2018 e il 2023 sono state 339 le persone morte durante la pulizia di fogne e fosse biologiche, con nove decessi ufficialmente registrati a giugno. Ciò è dovuto principalmente alla mancata attuazione della legge sul divieto di impiegare persone che puliscono a mani nude le fogne e sulla costruzione di latrine a secco del 1993, che proibisce di obbligare chiunque a questa pratica.

 

DIRITTI DEI POPOLI NATIVI

Violenza sessuale e di genere

Nel corso dell’anno, i media hanno riferito che le donne adivasi hanno subìto violenze sessuali da parte di membri delle caste dominanti, spesso nella totale impunità. A maggio, nello stato di Manipur, due donne native kuki sono state denudate e fatte sfilare da una folla di uomini appartenenti alla comunità dominante meitei, dopo di che una di loro è stata violentata. Un primo rapporto informativo è stato presentato alla polizia due mesi dopo, quando un video dell’episodio è emerso sui social media, provocando l’indignazione del pubblico.

A settembre, nello stato di Uttarakhand, alcuni sarti chiamati per confezionare le divise in una scuola frequentata da oltre 250 studenti adivasi, hanno aggredito sessualmente più di 100 ragazze adivasi. A fine anno nessuno era ancora stato arrestato.

Diritti sulla terra

Contraddicendo una sentenza della Corte suprema del 1996, il 4 agosto, il parlamento ha approvato la legge di modifica sulla conservazione delle foreste, che esenta le foreste private e ritenute tradizionalmente possedute dalle comunità native dalla legge sulla conservazione delle foreste del 1980. Le modifiche hanno dispensato le società private dal richiedere la previa approvazione del governo per la deforestazione della terra e l’insediamento di industrie.

 

JAMMU E KASHMIR

Con un passo positivo, il 18 novembre, l’Alta corte di Jammu, Kashmir e Ladakh ha concesso la libertà su cauzione al giornalista Fahad Shah, detenuto dal febbraio 2022 ai sensi dell’Uapa come ritorsione per le sue legittime attività giornalistiche. Rispettivamente il 9 novembre e l’11 dicembre, la Corte ha anche annullato gli ordini di detenzione del giornalista Sajad Gul e del difensore dei diritti umani Asif Sultan, ai sensi della legge sulla pubblica sicurezza di Jammu e Kashmir, che consente alle autorità di detenere amministrativamente una persona senza accusa o processo. Erano stati arrestati rispettivamente a gennaio 2022 e ad agosto 2018. Tuttavia, il difensore dei diritti umani Khurram Parvez ha continuato a essere detenuto dal 2021 ai sensi della legge sulla prevenzione delle attività illegali.

Il 19 agosto, le autorità indiane hanno bloccato l’accesso al canale di notizie online di Fahad Shah, The Kashmir Walla, e ai relativi account social media su Facebook e X (ex Twitter).

Il 4 e 5 febbraio, gli enti municipali distrettuali e le autorità fiscali del Territorio dell’Unione hanno demolito le case e le proprietà dei residenti in almeno quattro distretti di Srinagar, Budgam, Anantnag e Baramulla, nello stato di Jammu e Kashmir.

L’11 dicembre, la Corte suprema dell’India ha confermato la validità costituzionale dell’abrogazione dell’art. 370 della costituzione indiana da parte del governo, avvenuta il 5 agosto 2019. L’art. 370 garantiva ampi poteri al Territorio dell’Unione di Jammu e Kashmir su una vasta gamma di questioni, a eccezione di affari esteri, difesa e comunicazione. La Corte ha inoltre raccomandato la creazione di una commissione indipendente per la verità e la riconciliazione, per indagare sulle violazioni dei diritti umani commesse da attori statali e non statali nella regione e ha ordinato al governo indiano di tenere le elezioni per l’assemblea legislativa nel Territorio dell’Unione a settembre 2024.

 

DIRITTO A UN AMBIENTE SALUBRE

Il governo non si è dotato di policy adeguate per prepararsi alle catastrofi e non è riuscito a rispondere efficacemente alle inondazioni e all’inquinamento atmosferico aggravati dai cambiamenti climatici. La regione himalayana è rimasta esposta a intense inondazioni che hanno ucciso almeno 72 persone ad agosto.

Le autorità non sono riuscite a fornire un sostegno adeguato alle comunità marginalizzate, colpite dalle ondate di caldo che hanno provocato la morte di almeno 96 persone negli stati di Uttar Pradesh e Bihar.

A novembre, l’indice della qualità dell’aria a Delhi ha raggiunto quota 500, che è 100 volte il limite ritenuto salutare dall’Oms.

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