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Repubblica bolivariana del Venezuela

La mancanza di accesso ai diritti economici e sociali è rimasta motivo di grave preoccupazione, con la maggioranza della popolazione che versava in condizioni di grave insicurezza alimentare. Il sistema sanitario pubblico era ormai al collasso. Il governo non è riuscito a implementare le misure umanitarie che erano state concordate nel 2022 per affrontare queste problematiche. Le forze di sicurezza hanno risposto con l’uso illegale della forza e altre misure repressive per sedare proteste organizzate per rivendicare i diritti economici e sociali. Persone critiche nei confronti del governo del presidente Maduro sono state arbitrariamente detenute, sottoposte a sparizione forzata e torturate con l’acquiescenza del sistema giudiziario. Il governo ha riconosciuto 455 casi di sparizione forzata riportati dal 2015, la maggior parte dei quali rimaneva irrisolta. È prevalsa ancora l’impunità per le continue esecuzioni extragiudiziali commesse dalle forze di sicurezza. Nonostante alcuni rilasci avvenuti verso fine anno, le detenzioni arbitrarie per motivi politici sono rimaste sistematiche. La Missione delle Nazioni Unite di accertamento dei fatti in Venezuela ha documentato una serie di crimini contro l’umanità, sollecitato l’apertura di indagini sulle politiche repressive messe in atto dallo stato e osservato una mancata adesione alle raccomandazioni formulate in precedenza. L’Icc ha proseguito la sua indagine sui crimini contro l’umanità in Venezuela nonostante i tentativi del governo di interrompere il processo. Le condizioni di vita negli istituti di pena del paese, caratterizzate tra l’altro dalla mancanza di accesso all’acqua e al cibo, sono ulteriormente peggiorate. Attività minerarie illegali ed episodi di violenza hanno minacciato i diritti delle popolazioni native nell’area dell’Arco minerario dell’Orinoco. Un alto numero di venezuelani ha continuato a fuggire dal paese e quelli rimpatriati rischiavano arresti arbitrari. L’accesso ai servizi di salute sessuale e riproduttiva è stato gravemente compromesso e l’aborto è rimasto un reato. È persistita la violenza contro le donne e le persone Lgbti hanno continuato a subire discriminazioni.

 

CONTESTO

L’inflazione e l’allarmante crollo del potere d’acquisto per beni e servizi primari hanno gettato gran parte della popolazione, in particolare coloro che abitavano fuori dalla capitale Caracas, in una profonda crisi umanitaria.

Il governo e una parte dell’opposizione si sono impegnati in negoziazioni politiche; a ottobre avevano concordato una serie di condizioni riguardanti le elezioni del 2024.

La Missione delle Nazioni Unite di accertamento dei fatti in Venezuela (Fact-Finding Mission – Ffm) ha presentato le sue relazioni riguardanti la repressione selettiva messa in atto contro gli oppositori politici e la struttura delle agenzie di polizia responsabili delle esecuzioni extragiudiziali.

La sfida lanciata dal governo all’integrità territoriale della Guyana ha determinato un rafforzamento della presenza militare lungo il confine, accentuando il rischio di violazioni dei diritti umani. Coloro che criticavano tale politica erano a forte rischio di criminalizzazione.

 

DIRITTI ECONOMICI, SOCIALI E CULTURALI

La mancanza di un accesso adeguato a cibo, acqua e assistenza medica è rimasta motivo di grave preoccupazione. A fine anno, l’accordo umanitario noto come “Mesa social” (Tavola sociale) raggiunto tra il governo e l’opposizione nel 2022, non era stato ancora implementato. Questo prevedeva la creazione di un fondo umanitario che attingesse dai beni venezuelani confiscati all’estero e gestito dalle Nazioni Unite, per affrontare le urgenti problematiche riguardanti il settore sanitario, l’istruzione e il servizio elettrico.

Diritto al lavoro

Sono stati continuamente segnalati casi di persecuzione, intimidazione e altri atti di violenza contro sindacalisti e lavoratori. L’Ohchr, l’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani, ha documentato, dall’inizio dell’anno fino a settembre 2023, 12 casi di criminalizzazione di leader sindacali.

Diritto all’istruzione

Secondo i dati forniti dall’organizzazione della società civile HumVenezuela riferiti al 2023, il 18 per cento dei minori non frequentava la scuola e almeno il 44,8 per cento non la frequentava regolarmente a causa del sottofinanziamento e del cronico sottorganico nelle scuole pubbliche, dovuto anche in parte ai bassi stipendi degli insegnanti, che continuavano a chiedere migliori condizioni di lavoro negli istituti pubblici.

Diritto alla salute

Quasi tre quarti (il 72,4 per cento) dei centri sanitari pubblici hanno riscontrato gravi carenze di medicinali, apparecchiature e personale, e l’88,9 per cento dei servizi sanitari pubblici non era funzionante.

A ottobre, il rapporto di metà anno del National Survey Hospitals ha rilevato che circa il 55 per cento delle strutture sanitarie pubbliche non aveva regolare accesso all’acqua e nel 90 per cento dei casi i pazienti erano costretti a portarsi da casa le medicazioni necessarie. Lo stesso studio ha concluso che 127 persone erano decedute a causa dei tagli nell’erogazione dell’energia elettrica riscontrati tra gennaio e settembre.

L’Ohchr, l’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani, ha documentato il deterioramento del sistema sanitario causato dal sottofinanziamento e dalla carenza di personale. Ha calcolato che 560.660 minori tra i 12 e i 23 mesi non avevano ancora ricevuto il vaccino trivalente contro il morbillo, la parotite e la rosolia (Mpr).

Secondo le organizzazioni della società civile, gli operatori sanitari che denunciavano le inefficienze e i bassi stipendi hanno subìto intimidazione da parte delle autorità. Ad agosto, 10 minori hanno sviluppato un’infezione meningea dopo essersi sottoposti a trattamenti medici per la leucemia. Il farmaco associato con l’infezione era stato importato e distribuito dall’Istituto venezuelano della sicurezza sociale, presso l’ospedale infantile J.M. de los Ríos di Caracas. A settembre, le autorità sanitarie si sono rifiutate di condurre un’analisi approfondita sul farmaco. A novembre, tra i minori era stato registrato un decesso, quello di una bambina, e non è stata diffusa alcuna nota ufficiale che facesse riferimento a indagini volte a determinare eventuali responsabilità per la sua morte. Secondo fonti di stampa, le associazioni mediche avevano chiesto un’indagine ufficiale sul caso.

Diritto a cibo e acqua

Secondo il Centro per la documentazione e l’analisi sociale, a ottobre, il costo del paniere mensile dei generi alimentari di base per un nucleo familiare venezuelano su cinque equivaleva a circa 494 dollari Usa, a fronte di un salario minimo mensile di appena 3,67 dollari Usa, lasciando la maggioranza della popolazione ad affrontare una situazione di grave insicurezza alimentare. Il salario minimo non aveva avuto adeguamenti da marzo 2022. A fine 2023, la situazione era ulteriormente peggiorata a causa di un’inflazione alle stelle e della svalutazione della moneta nazionale. Secondo la Banca mondiale, ad agosto, il Venezuela aveva il terzo tasso d’inflazione più alto per i beni alimentari del mondo.

Secondo HumVenezuela, il 25,7 per cento dei nuclei familiari mangiava meno di tre pasti al giorno e il 22,8 per cento passava anche intere giornate senza mangiare. Inoltre, il 74,5 per cento dei nuclei familiari non aveva un accesso regolare ad acqua potabile sicura.

 

REPRESSIONE DEL DISSENSO

È proseguita la linea repressiva del governo. Oppositori politici, reali o percepiti, erano costantemente sotto attacco e a rischio di detenzione arbitraria, tortura e altre violazioni dei diritti umani. Secondo l’organizzazione per i diritti umani Foro Penal, circa 9.000 persone continuavano a essere soggette a restrizioni della loro libertà, a causa di attuali o passate procedure giudiziarie motivate politicamente.

Le autorità hanno continuato a limitare la partecipazione politica. La leader d’opposizione María Corina Machado, che ha vinto le primarie dell’opposizione a ottobre, sarebbe stata esclusa dalla possibilità di candidarsi alle prossime elezioni presidenziali.

Lo spazio civico era costantemente sotto attacco. A gennaio, il parlamento ha cominciato a discutere una proposta di legge che avrebbe consentito di ispezionare i conti e regolamentare le operazioni delle Ong e in definitiva di controllarne attività e finanziamenti. Il documento proposto avrebbe ulteriormente limitato le loro attività e permesso al governo di sciogliere unilateralmente le associazioni. A fine anno, il testo legislativo era ancora in attesa di approvazione.

Ad agosto, una sentenza della Corte suprema ha destituito in blocco il consiglio direttivo della Croce Rossa venezuelana e nominato un nuovo direttore con il preciso mandato di ristrutturare l’organizzazione.

A ottobre, l’ufficio del procuratore ha annunciato un’indagine penale sui membri della Commissione nazionale delle primarie (un’iniziativa non governativa per l’elezione di un candidato dell’opposizione) nel tentativo di bloccare la partecipazione politica. A dicembre, Roberto Abdul, membro della commissione e presidente dell’Ong Súmate, è stato arbitrariamente arrestato e rilasciato dopo due settimane. A fine anno, la situazione legale dei membri della commissione rimaneva incerta.

 

LIBERTÀ D’ESPRESSIONE E RIUNIONE

È proseguita la sistematica adozione da parte delle autorità di tattiche repressive che implicavano, tra l’altro, l’utilizzo del sistema giudiziario per mettere a tacere il dissenso e criminalizzare i difensori dei diritti umani.

Secondo i dati dell’Ong Osservatorio venezuelano sul conflitto sociale, nel 2023 ci sono state 6.956 proteste, pari a una media di 19 proteste al giorno, e di queste l’80 per cento riguardava i diritti economici e sociali. Molte sono state guidate da collettivi sindacali che rivendicavano i diritti dei lavoratori. Le autorità hanno spesso risposto a queste manifestazioni con l’impiego non necessario ed eccessivo della forza e arresti arbitrari.

A luglio, l’Alto commissario per i diritti umani ha documentato i prolungati ritardi e l’impunità che stavano caratterizzando l’indagine sulle morti avvenute durante le proteste nel 2014, 2017 e 2019.

L’organizzazione locale Spazio pubblico ha registrato da gennaio fino a novembre un totale di 349 attacchi alla libertà d’espressione sotto forma di censura, aggressioni verbali e intimidazioni ai danni di giornalisti e altri operatori dei media. A settembre, il giornalista Luis Alejandro Acosta è stato arbitrariamente arrestato e perseguito penalmente con l’accusa di avere promosso e incoraggiato attività minerarie illegali all’interno di un’area protetta, e di complicità in atti criminali, per avere svolto un’inchiesta giornalistica sull’estrazione illegale di oro nello stato meridionale dell’Amazzonia. È stato rilasciato dopo 14 giorni.

 

DETENZIONE ARBITRARIA E PROCESSI INIQUI

Il ricorso da parte del governo alla detenzione arbitraria contro i civili potrebbe costituire crimini contro l’umanità. Secondo le organizzazioni della società civile, tra il 2014 e il 2023 ci sono stati circa 15.700 arresti arbitrari.

A ottobre la Piattaforma unitaria e i rappresentanti del governo del presidente Maduro hanno raggiunto un accordo negoziato, sostenuto dagli Usa e da altri paesi, che ha portato al rilascio a fine anno di 26 detenuti. Le condizioni del loro rilascio sono rimaste poco chiare. Secondo i dati delle Ong locali, le persone arbitrariamente detenute per motivi politici erano circa 280.

Altre violazioni dei diritti umani come sparizioni forzate e tortura hanno continuato a essere parte integrante della politica di repressione implementata dal governo. Amnesty International ha potuto documentare che in seguito all’arresto le vittime erano regolarmente condotte in tribunale, spesso con giurisdizione speciale sui casi di terrorismo, e accusate di associazione a delinquere e altre imputazioni in materia di terrorismo, per poi essere trasferite in una struttura della polizia o dell’esercito dove rimanevano in attesa di processo per mesi o anche anni. Molte vittime hanno riferito di essere state sottoposte a tortura e altro maltrattamento. Queste procedure costituivano una violazione delle garanzie di equità processuale e di altri diritti umani1.

Durante l’esame del Comitato sui diritti umani, le autorità venezuelane hanno sostenuto che non costituiva sparizione forzata arrestare una persona senza informare per ore o giorni la sua famiglia circa il luogo in cui era tenuta. Nel contesto dell’esame, le autorità hanno ammesso che tra il 2015 e il 2022, delle 455 presunte sparizioni forzate, soltanto il 10 per cento era arrivato a processo, senza tuttavia riuscire a stabilire il luogo in cui si trovava la vittima e a sanzionare eventuali responsabili.

A luglio, gli attivisti e leader sindacali Alcides Bracho, Gabriel Blanco, Emilio Negrín, Alonso Meléndez, Néstor Astudillo e Reynaldo Cortés sono stati perseguiti penalmente e condannati a 16 anni di carcere da un tribunale con giurisdizione speciale per i casi di terrorismo. Erano stati arbitrariamente accusati di cospirazione e associazione a delinquere per la loro partecipazione a manifestazioni pacifiche. A dicembre, sono stati rilasciati in seguito a negoziazioni politiche.

Il 30 agosto, John Álvarez, studente e attivista, è stato arbitrariamente arrestato. La sua famiglia ha denunciato che agenti della Direzione della contro-intelligence militare lo avevano torturato e costretto a incriminare un leader sindacale e un giornalista. Egli faceva anche parte del sopracitato gruppo di persone rilasciate a dicembre. A ottobre, il giornalista e attivista politico Roland Carreño, detenuto dal 2020, è stato rilasciato in seguito ai colloqui intrattenuti tra il governo e l’opposizione. Il sindacalista Guillermo Zárraga è stato anch’egli rilasciato a dicembre.

Diverse persone arbitrariamente detenute per motivi politici, tra cui Robert Franco e Darío Estrada, a fine anno erano ancora in attesa della ripresa dei loro processi. A luglio, questi sono stati rinviati e la giurisdizione speciale sui casi di terrorismo è stata improvvisamente spostata da un tribunale all’altro, il che significava che i loro processi avrebbero dovuto ricominciare da capo.

 

ESECUZIONI EXTRAGIUDIZIALI

Nonostante l’Ohchr, l’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani, avesse riferito nel 2022 che le autorità avevano sciolto le Forze di sicurezza d’azione speciale della polizia nazionale bolivariana (Fuerzas de acciones especiales de la policía nacional bolivariana – Faes), le Faes sono state implicate in diverse centinaia di presunte esecuzioni extragiudiziali compiute nel 2023. L’Ffm ha rilevato che le Faes erano state sostituite dalla Direzione delle azioni strategiche e tattiche e che diversi funzionari delle Faes erano rimasti operativi all’interno del corpo della polizia bolivariana.

 

DIRITTO A VERITÀ, GIUSTIZIA E RIPARAZIONE

A giugno, un procuratore federale argentino ha aperto un’indagine penale a carico di agenti della guardia nazionale bolivariana per le esecuzioni extragiudiziali di due persone nel contesto della repressione messa in atto dalle autorità del Venezuela durante il 2014.

Le violazioni dei diritti umani sono rimaste impunite. L’Ffm ha rilevato la mancata adesione alle raccomandazioni formulate dalla missione nei suoi precedenti rapporti e come il sistema giudiziario fosse regolarmente utilizzato per fare da scudo alle agenzie di sicurezza coinvolte in gravi e diffuse violazioni dei diritti umani.

A giugno, la camera preprocessuale dell’Icc ha autorizzato il procuratore a riprendere la sua indagine sui presunti crimini contro l’umanità commessi in Venezuela. In seguito a un ricorso presentato dal Venezuela, a fine anno la decisione della camera d’appello era ancora pendente.

A fine 2023, il Relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto al cibo ha annunciato una visita nel paese. Altri relatori e organismi dei trattati delle Nazioni Unite attendevano ancora di ricevere inviti ufficiali, nonostante il governo si fosse impegnato nel 2019 a estendere tali inviti. A fine anno, le autorità venezuelane non avevano ancora concesso l’accesso nel paese all’Ffm.

 

CONDIZIONI DI DETENZIONE DISUMANE

Le condizioni di vita all’interno dei centri di detenzione e delle carceri si sono ulteriormente deteriorate, con situazioni di sovraffollamento e forniture di cibo e acqua insufficienti. Le persone trattenute e recluse pertanto dipendevano dai parenti per ottenere l’essenziale alla sopravvivenza. Le autorità sono ricorse ancora alla detenzione prolungata all’interno dei commissariati di polizia e altri centri di detenzione illegali.

La documentata mancanza di servizi sanitari e cure mediche all’interno delle strutture di detenzione poneva a rischio la vita dei detenuti. Emirlendris Benítez, ancora detenuta arbitrariamente per motivi politici, versava in gravi condizioni di salute, senza poter accedere a cure mediche2.

Le condizioni delle donne private della libertà erano disumane e mancavano strutture che tenessero conto di una prospettiva di genere.

Durante l’esame del Comitato sui diritti umani, lo stato ha ammesso di non avere il controllo su sei carceri, in quanto queste strutture erano a tutti gli effetti in mano ai reclusi. In seguito a un’operazione di sicurezza condotta a settembre, il governo ha cominciato a riprendere il controllo sulle strutture a Tocorón, Tocuyito Puente Ayala, Trujillo, La Pica, Vista Hermosa e San Felipe.

 

DIRITTI DELLE POPOLAZIONI NATIVE

L’attività mineraria illegale nell’arco minerario dell’Orinoco ha avuto gravi ripercussioni sui diritti umani nello stato di Bolívar, nel sud del Venezuela, colpendo in maniera sproporzionata i diritti delle popolazioni native all’autodeterminazione, a un consenso libero, anticipato e informato e a un ambiente salubre.

A oltre un anno dall’omicidio di Virgilio Trujillo Arana, difensore dei diritti umani dei nativi e del territorio, il crimine rimaneva impunito. I suoi familiari hanno denunciato di avere subìto minacce da parte di persone non identificate.

A settembre, difensori dei diritti umani hanno segnalato che le truppe militari stavano assumendo il controllo del parco nazionale Yapacana, nel sud del paese, espellendo i minatori illegali e i contadini anche ricorrendo all’uso eccessivo della forza. Il ministero della Difesa ha ammesso la morte di due persone, il ferimento di altre tre e lo sgombero dall’area di 12.000 persone, tra cui moltissime persone native. Secondo le organizzazioni della società civile sarebbero stati invece almeno dieci i decessi durante l’operazione.

 

DIFENSORI DEI DIRITTI UMANI

Il difensore dei diritti umani e prigioniero di coscienza Javier Tarazona, direttore dell’Ong Fundaredes, è rimasto arbitrariamente detenuto in seguito al suo arresto avvenuto nel 2021 per accuse in materia di terrorismo.

Secondo il Centro per i difensori e la giustizia, nel periodo tra gennaio e novembre sono stati registrati 524 attacchi contro difensori dei diritti umani, tra cui campagne diffamatorie e di stigmatizzazione da parte di organi d’informazione vicini al governo e sui social media.

 

DIRITTI DELLE PERSONE RIFUGIATE E MIGRANTI

A fine anno, i venezuelani che avevano abbandonato il paese erano ormai più di 7,72 milioni. A ottobre, sono ripresi i voli di espulsione dagli Usa verso il Venezuela e a fine anno le persone rimpatriate erano 928. A novembre, almeno 155 sono state espulse dall’Islanda, apparentemente dopo che le pratiche da loro inoltrate per la richiesta d’asilo erano state respinte. Queste sarebbero state arrestate al loro arrivo in Venezuela.

A novembre, la Corte interamericana dei diritti umani ha raccomandato ai paesi della regione di fornire protezione e concedere lo status di rifugiati alle persone in fuga dal Venezuela.

 

DIRITTI DI DONNE E RAGAZZE

In Venezuela continuava a essere complicato per donne e ragazze avere un adeguato accesso a cibo, acqua e servizi igienici. Il Comitato Cedaw ha dichiarato che la complessa situazione umanitaria che dal 2015 condizionava la vita delle persone nel paese aveva avuto un impatto differenziato su donne e ragazze, che costringeva in molti casi le donne in condizione di dipendenza economica a rimanere bloccate in relazioni violente e aumentava il rischio di diventare vittime di violenza di genere.

Diritti sessuali e riproduttivi

Il Comitato Cedaw ha sottolineato con preoccupazione la criminalizzazione dell’aborto; le segnalazioni di casi di sterilizzazione forzata; l’accesso limitato ai contraccettivi di ultima generazione e ai servizi di salute sessuale e riproduttiva; e gli alti tassi di mortalità materna, riconducibili al limitato accesso ai servizi di salute sessuale e riproduttiva.

L’impatto della persistente emergenza umanitaria sui servizi di salute sessuale e riproduttiva ha continuato a ostacolare l’accesso ai diritti sessuali e riproduttivi di donne e ragazze.

Violenza contro donne e ragazze

Il Comitato Cedaw ha espresso preoccupazione per l’alta incidenza della violenza di genere contro donne e ragazze, compresa la persistenza di casi di femminicidio, sparizione e violenza psicologica e sessuale contro donne e ragazze. Il Comitato Cedaw ha inoltre evidenziato la mancanza di un protocollo con una prospettiva di genere nelle indagini sui femminicidi, il fatto che esistevano nel paese soltanto cinque case rifugio per le vittime di violenza di genere e la mancanza di dati statistici riguardanti i casi di violenza di genere contro donne e ragazze.

A ottobre, durante l’esame del Comitato sui diritti umani, il rappresentante del Venezuela ha riferito che il 95 per cento delle indagini riguardanti casi di femminicidio aveva determinato un verdetto di colpevolezza e che tra il 2016 e il 2023 erano stati aperti quasi 1.700 fascicoli giudiziari riguardanti casi di femminicidio.

L’organizzazione della società civile locale Centro per la giustizia e la pace ha riportato dall’inizio dell’anno fino a settembre 201 presunti femminicidi.

 

DIRITTI DELLE PERSONE LESBICHE, GAY, BISESSUALI, TRANSGENDER E INTERSESSUATE

Le persone Lgbti hanno continuato a subire discriminazioni. A luglio, 33 uomini sono stati arbitrariamente arrestati e molestati da poliziotti a causa del loro orientamento sessuale. Le loro identità sono state rese pubbliche attraverso i media. Trenta delle vittime sono state rilasciate dopo tre giorni; gli altri sono stati privati della libertà per 10 giorni e successivamente rilasciati sotto la supervisione del tribunale, ma dovevano rispondere delle accuse di “indecenza” e “inquinamento sonoro”.

 

DIRITTO A UN AMBIENTE SALUBRE

A fine anno, il Venezuela non aveva ancora firmato o ratificato l’Accordo di Escazù e l’aspirazione del governo ad aumentare la produzione petrolifera era contraria ai suoi impegni assunti a livello internazionale di ridurre le emissioni di gas serra.

 


Note
1 Venezuela: Life Detained: Politically Motivated Arbitrary Detentions Continue in Venezuela, 29 agosto.
2 Venezuela: Venezuelan detainees’ life at risk, 9 ottobre.

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