Rapporto 2023 – 2024

Europa e Asia centrale

2022 Getty Images

PANORAMICA REGIONALE SU EUROPA E ASIA CENTRALE

EUROPA ORIENTALE E ASIA CENTRALE

I diritti umani e le libertà sono rimasti sotto un profondo e costante attacco, alimentato dalla guerra ancora in corso della Russia contro l’Ucraina, che ha portato a un crescente autoritarismo in tutta la regione. I governi hanno perseguitato i difensori dei diritti umani, represso il dissenso e di fatto spesso criminalizzato il diritto alla libertà d’espressione e l’informazione indipendente sui diritti umani, dipingendole come “notizie false” e tentativi di “screditare” politiche o istituzioni. Le prospettive per un’efficace promozione e tutela dei diritti umani erano desolanti.

La guerra è diventata una “nuova normalità” nella regione. Il blocco da parte dell’Azerbaigian di una via essenziale per raggiungere il territorio separatista del Nagorno-Karabakh ha creato una crisi umanitaria che ha messo in pericolo la vita di migliaia di persone e, in seguito alla sua offensiva militare, oltre 100.000 persone sono state costrette a sfollare in Armenia quasi da un giorno all’altro.

L’incessante aggressione della Russia contro l’Ucraina si è trasformata in una guerra di logoramento, mentre l’elenco dei crimini di guerra e di altri crimini ai sensi del diritto internazionale è costantemente aumentato. I civili, anche minori, hanno sopportato sofferenze vergognose, con perdita di vite umane, ferimenti, distruzione di case e infrastrutture chiave, continui sfollamenti di massa, pericoli e distruzioni ambientali.

Gli sforzi volti a istituire meccanismi di giustizia internazionale indotti dalla guerra in Ucraina e che includevano anche il crimine di aggressione, non hanno dato risultati. La Corte penale internazionale ha emesso un mandato di arresto nei confronti del presidente Vladimir Putin, ma Arabia Saudita, Kazakistan e Kirghizistan sono state tra le nazioni, che non sono stati parte dell’Icc, che hanno permesso le sue visite ufficiali.

Al di là dei conflitti militari, la discriminazione e le rappresaglie contro le minoranze religiose sono state abituali. Tortura e altri maltrattamenti sono rimasti endemici e l’impunità ha coperto le persone sospettate di responsabilità penale in tali atti. La violenza contro le donne e la violenza domestica sono rimaste a livelli elevati, mentre ci sono stati passi indietro per i diritti di genere. L’inquinamento atmosferico, dovuto principalmente all’uso di combustibili fossili, ha danneggiato la salute umana nei paesi di tutta la regione.

Libertà d’espressione

La libertà d’espressione è gravemente precipitata verso il basso di fronte a una crescente gamma di ritorsioni messo in campo contro le voci critiche, che spaziavano da accuse di “estremismo”, “giustificazione del terrorismo”, “diffusione di informazioni consapevolmente false” fino a “propaganda” Lgbti.

La Russia ha raggiunto nuovi livelli di censura in tempo di guerra, senza risparmiare alcuna voce dissenziente. Migliaia di persone sono state sanzionate e centinaia hanno dovuto affrontare procedimenti penali infondati, compreso l’attivista d’opposizione Vladimir Kara-Murza, condannato a 25 anni per “tradimento dello stato”.

Azerbaigian, Bielorussia, Kazakistan e Tagikistan, tra gli altri, hanno rinchiuso decine di persone critiche verso il governo. Il progetto di legge sui media del Kirghizistan ha proibito la diffusione di “materiali che danneggiano la salute e la moralità della popolazione”. In Turkmenistan, la libera informazione ha continuato a essere soppressa così da nascondere alla vista la carenza di prodotti alimentari essenziali e il lavoro forzato.

Libertà di associazione

In tutta la regione, le azioni della società civile sono state limitate o interrotte e la Russia ha seguitato a essere il brutale modello a cui ispirarsi. In Russia, infatti, un numero sempre crescente di singole persone e organizzazioni della società civile sono stati etichettati come “agenti stranieri” od “organizzazioni indesiderate” e la loro partecipazione alla vita pubblica è stata limitata. Il codice penale è stato inoltre modificato per punire “lo svolgimento di attività” da parte di Ong straniere senza sede legale in Russia, penalizzando di fatto qualsiasi forma di cooperazione con la maggior parte dei gruppi della società civile al di fuori del paese. Le principali organizzazioni per i diritti umani, tra cui il Gruppo Helsinki di Mosca, il Centro Sacharov e il Centro Sova, sono state chiuse.

La Bielorussia ha chiuso l’importante gruppo per i diritti umani Viasna, insieme a decine di altre organizzazioni indipendenti della società civile, e ha incarcerato per anni i suoi principali esponenti. Il Kirghizistan ha toccato il fondo quando un progetto di legge “sui rappresentanti esteri”, modellato sulla legge russa sugli “agenti stranieri”, si è avvicinato all’adozione e ha minacciato la chiusura di numerose Ong. In Moldova, ai membri del partito Shans è stata negata arbitrariamente la possibilità di candidarsi alle elezioni locali.

Una rara storia di successo è stata l’ampia protesta pubblica in Georgia che ha costretto le autorità a ritirare un progetto di legge sulla trasparenza dell’influenza straniera.

Libertà di riunione pacifica

Le autorità di tutta la regione hanno severamente limitato le proteste pacifiche di strada, già rare o inesistenti in molti paesi, mentre in Russia e altrove è stato consentito lo svolgimento di grandi manifestazioni filogovernative. L’uso illegale della forza da parte delle forze di polizia e di sicurezza è stato la norma. Il Kirghizistan ha imposto un divieto quasi totale delle manifestazioni pacifiche nella capitale Biškek e in alcune regioni. Le autorità di Bielorussia e Kazakistan hanno continuato a identificare e imprigionare chi aveva partecipato in modo pacifico a manifestazioni di protesta svoltesi nel passato.

A marzo, la polizia georgiana ha utilizzato gas lacrimogeni e idranti per dissolvere una protesta in gran parte pacifica. In Turkmenistan, la polizia è ricorsa alla forza in modo non necessario e sproporzionato per fermare le proteste contro la carenza di pane.

Le autorità devono smettere di usare pretesti per reprimere il dissenso e impedire la discussione sui diritti umani nei loro paesi. Esse devono porre fine alle molestie e al perseguimento delle voci critiche, fermare l’uso illegale della forza da parte delle forze di sicurezza durante le proteste e abrogare o modificare le leggi che violano il diritto di riunione pacifica.

Libertà di religione e credo

Discriminazioni e rappresaglie contro le minoranze religiose sono state frequenti in tutta la regione. Il Tagikistan ha continuato ad attuare pratiche repressive contro gli ismailiti, incluse sanzioni per la preghiera collettiva in case private. I testimoni di Geova sono stati incarcerati per aver praticato la loro fede in Russia e nei territori ucraini occupati dai russi, mentre la polizia ha preso di mira i preti cattolici in Bielorussia e quelli della chiesa ortodossa ucraina (di fatto subordinata alla chiesa ortodossa russa) in Ucraina. In Uzbekistan i fedeli musulmani hanno continuato a essere perseguiti con accuse di estremismo eccessivamente generiche e formulate in modo vago.

I governi devono adottare misure efficaci per attuare riforme legali e politiche per proteggere, promuovere e garantire pienamente la libertà di religione o di credo senza discriminazioni. Tortura e altri maltrattamenti

In molti paesi la tortura e altri maltrattamenti sono rimasti endemici e le persone sospettate di responsabilità penali per tali atti hanno goduto dell’impunità. In Bielorussia, le persone imprigionate con accuse motivate politicamente hanno subìto condizioni disumane, tra cui detenzione in incommunicado e mancanza di assistenza sanitaria adeguata. In Kazakistan, a fine anno, cinque dei sei casi ufficialmente riconosciuti di morte causata da tortura dopo le proteste del gennaio 2022 erano arrivati in tribunale, ma moltissimi altri casi sono stati archiviati per presunta mancanza di prove. In Moldova i detenuti hanno continuato a subire sovraffollamento, condizioni antigeniche e scarsa assistenza sanitaria. In Georgia, all’ex presidente Mikheil Saakashvili è stato negato il rilascio per motivi umanitari, nonostante il grave peggioramento delle sue condizioni di salute e la mancanza di cure mediche adeguate. In Russia, Aleksej Naval’nyj è stato sottoposto a sparizione forzata e a ripetuti casi di isolamento arbitrario.

I governi devono agire con urgenza per porre fine alla tortura e ad altri maltrattamenti, consegnando alla giustizia in processi equi tutti coloro che sono sospettati di responsabilità penale in tali atti.

Discriminazione e violenza di genere

In Uzbekistan, per la prima volta la violenza domestica è diventata reato. Tuttavia, nella regione la guerra e le leggi che rafforzano i valori “tradizionali” e “della famiglia” hanno fatto da cornice alla crescente violenza di genere e alla violenza contro le donne. In Ucraina, in mezzo all’infuriare della guerra è stato registrato il massimo storico di casi di violenza domestica, mentre il Kirghizistan ha visto diffondersi abusi e violenze sessuali contro minori con disabilità, incluse le ragazze. In Georgia è cresciuto l’uso di un linguaggio sessista e misogino nei confronti delle oppositrici politiche, soprattutto da parte del partito al potere, mentre in Azerbaigian le donne sono state vittime di varie forme di violenza di genere, tra cui l’essere prese di mira come vendetta politica.

I governi devono attuare politiche globali per prevenire la violenza di genere contro donne e ragazze, anche affrontando la radicata discriminazione di genere e gli stereotipi dannosi, garantire l’accesso alla protezione e al sostegno per le sopravvissute e affrontare il problema dell’impunità per i crimini correlati.

Violazioni del diritto internazionale umanitario

L’aggressione della Russia contro l’Ucraina è stata segnata da ripetuti crimini di guerra. Sono stati all’ordine del giorno gli attacchi indiscriminati delle forze russe contro aree popolate e infrastrutture civili per l’energia e l’esportazione di grano. Sia le forze russe, sia quelle ucraine hanno impiegato munizioni a grappolo, nonostante la loro natura intrinsecamente indiscriminata e i rischi duraturi per i civili. È stato stimato che l’Ucraina sia il paese più massicciamente minato del mondo. La tortura e altri maltrattamenti nei confronti dei prigionieri di guerra in Russia e nei territori dell’Ucraina occupati dalla Russia sono stati dilaganti. Un tribunale di Mosca ha confermato la condanna a 13 anni di reclusione nei confronti del difensore ucraino dei diritti umani Maksym Butkevič per un presunto crimine di guerra che egli non avrebbe potuto commettere.

In seguito alla presa del controllo militare del Nagorno-Karabakh da parte dell’Azerbaigian, non è stato segnalato alcun progresso nelle indagini sulle violazioni del diritto umanitario internazionale da parte delle forze azere o armene, compresi attacchi sproporzionati e indiscriminati e segnalazioni di torture e uccisioni di prigionieri avvenuti negli anni precedenti in quella regione.

Tutte le accuse di crimini di guerra e crimini contro l’umanità dovrebbero essere oggetto di indagini imparziali e indipendenti, anche attraverso il principio della giurisdizione universale.

Processi iniqui

In molti paesi, i sistemi giudiziari sono stati utilizzati per reprimere invece di proteggere i diritti umani.

In Russia, i tribunali hanno dimostrato una profonda faziosità nei confronti degli imputati e i processi per accuse di terrorismo, estremismo e alto tradimento sono stati abitualmente celebrati a porte chiuse.

La magistratura bielorussa ha continuato a essere utilizzata come arma per reprimere ogni dissenso, anche per mettere a tacere avvocati e difensori dei diritti umani. Svjatlana Cichanoŭskaja, Paviel Latúška, Maria Maroz, Voĺha Kavaĺkova e Siarhiej Dylieŭski sono stati condannati in contumacia a lunghe pene detentive con accuse inventate, mentre Nasta Lojka è stata incarcerata per sette anni. In Kazakistan, il celebre atleta Marat Jılanbaev è stato condannato a sette anni di reclusione per dissenso pacifico. Il Dipartimento di stato americano ha sanzionato per corruzione quattro giudici georgiani per aver abusato della loro posizione e indebolito il sistema giudiziario.

Le Nazioni Unite hanno espresso profonda preoccupazione per la definizione eccessivamente ampia di organizzazioni terroristiche adottata dal Tagikistan, che ha reso possibile l’applicazione di misure di emergenza e restrizioni al giusto processo. Espulso dalla Germania e rimpatriato in Tagikistan, il richiedente asilo Abdullohi Shamsiddin è stato vittima di sparizione forzata prima di essere condannato a sette anni. In Uzbekistan decine di persone legate alle proteste di massa del 2022 nel Karakalpakstan sono state condannate in processi iniqui con accuse motivate politicamente.

Diritti di minori e persone anziane

Sebbene la guerra della Russia in Ucraina abbia creato gravi sofferenze e privazioni per tutti gli ucraini, minori e persone anziane hanno avuto una maggiore vulnerabilità.

I dati delle Nazioni Unite resi noti a novembre indicavano almeno 569 uccisioni e oltre 1.229 ferimenti di minori dal febbraio 2022. Il numero stimato di minori trasferiti illegalmente dalle autorità occupanti russe nei territori occupati russi o nella stessa Russia è di centinaia e forse migliaia. A marzo, l’Icc ha emesso mandati di arresto nei confronti del presidente Vladimir Putin e della commissaria per i diritti dell’infanzia Marija L’vova-Belova, per il ruolo svolto in questo crimine di guerra.

Le persone anziane sono state colpite in modo sproporzionato dal conflitto, uccise e ferite a tassi più elevati rispetto a qualsiasi altro civile. Quelle sfollate hanno avuto difficoltà ad accedere in modo indipendente ad abitazioni private, mentre i rifugi temporanei sono rimasti in genere fisicamente inaccessibili per le persone anziane, in particolare per quelle con disabilità.

Diritti economici e sociali

Il conflitto militare nella regione ha continuato a incidere sui diritti economici e sociali. Per nove mesi, fino all’offensiva di settembre, il blocco da parte dell’Azerbagian del corridoio di Laçın, una strada che collega il Nagorno-Karabakh all’Armenia, ha causato gravi carenze di beni di prima necessità, tra cui cibo, medicinali e carburante, provocando una crisi umanitaria nella regione separatista.

A settembre, in un grave tentativo di indottrinare illegalmente i minori in età scolare, agli studenti delle scuole superiori di tutta la Russia e dei territori occupati dell’Ucraina sono stati forniti nuovi libri di testo di storia “unificati”, che cercavano di insabbiare la storia passata delle autorità russe e sovietiche in tema di diritti umani. I minori nei territori occupati dai russi sono stati costretti a studiare secondo i piani di studio ucraini “di nascosto”, per evitare ritorsioni.

I governi devono garantire i diritti di tutte le persone a uno standard di vita adeguato e all’accesso a un’istruzione di qualità.

Diritti di persone rifugiate e migranti

Le persone in movimento hanno continuato a soffrire in tutta la regione. Le autorità bielorusse hanno costretto con violenza i migranti ad attraversare i confini dell’Ue, da cui sono stati respinti, laddove in Russia le autorità hanno usato inganno e pressioni per reclutare i migranti per il servizio militare. Gli oltre 100.000 armeni sfollati dal Nagorno- Karabakh in Armenia hanno dovuto affrontare difficoltà economiche e incertezza sulle prospettive di ritorno.

I governi devono garantire che coloro i quali fuggono da persecuzioni e violazioni dei diritti umani abbiano accesso alla sicurezza e alla protezione internazionale e che nessuno venga rimpatriato e costretto a subire gravi violazioni dei diritti umani.

Diritto a un ambiente salubre

I combattimenti militari in stile seconda guerra mondiale in Ucraina e i paesi che sono i principali produttori ed emettitori di combustibili fossili nella regione hanno provocato una vasta distruzione ambientale e inquinamento.

L’aggressione della Russia in Ucraina ha prodotto una grave contaminazione di aria, acqua e terreno, nonché quantità ingestibili di rifiuti pericolosi. La diga di Kakhovka è stata distrutta in quello che è sembrato essere un deliberato atto militare, ampiamente considerato come opera delle forze russe, che ha provocato la contaminazione delle acque con conseguenze ecologiche di lunga durata ben oltre i confini dell’Ucraina.

Anche la salute della popolazione ha sofferto per l’inquinamento atmosferico, principalmente derivante dall’uso di combustibili fossili. È stato stimato che tale inquinamento abbia causato oltre 10.000 morti in eccesso ogni anno in Kazakistan e il 18 per cento dei decessi per ictus e cardiopatia ischemica in Bielorussia. La capitale del Kirghizistan è stata classificata come una delle più inquinate al mondo.

In tutta la regione, coloro che cercavano di proteggere l’ambiente hanno subìto dure ritorsioni. Gli attivisti che si opponevano a un progetto di estrazione dell’oro in Armenia sono stati oggetto di azioni legali che chiedevano un risarcimento economico esorbitante per il presunto danno alle

imprese provocato dalle loro critiche sull’ambiente. In Russia, due importanti Ong ambientaliste sono state designate come “indesiderate” e bandite dal paese.

I governi devono adottare provvedimenti immediati per proteggere singoli e comunità dai rischi e dagli impatti dei cambiamenti climatici e delle condizioni meteorologiche estreme, anche cercando assistenza e cooperazione internazionale per assumere sufficienti misure di adattamento e mitigazione del clima.

Diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuate

In Ucraina, a marzo è stato pubblicato un progetto di legge sulle unioni civili, anche per le coppie dello stesso sesso, che però non ha affrontato il divieto di adozione di minori da parte delle coppie omosessuali.

La Russia, tuttavia, ha adottato una nuova legislazione transfobica e ha di fatto messo al bando qualsiasi attività pubblica legata ai diritti delle persone Lgbti, etichettando come “estremista” un indefinito “movimento pubblico internazionale Lgbt”. In Asia centrale e altrove, i diritti di genere hanno purtroppo fatto passi indietro: in Kirghizistan sono state proposte modifiche di legge per vietare le informazioni che “negano i valori della famiglia” e promuovono “rapporti sessuali non tradizionali”, mentre in Turkmenistan e Uzbekistan le relazioni sessuali consensuali tra persone dello stesso sesso sono rimaste reato.

I governi dovrebbero abrogare leggi, politiche e pratiche che discriminano le persone Lgbti, anche depenalizzando le relazioni sessuali consensuali tra persone dello stesso sesso e rimuovendo gli ostacoli legali al matrimonio tra persone dello stesso sesso.

 

EUROPA OCCIDENTALE, CENTRALE E SUDORIENTALE

Nel 2023, i politici di molti paesi europei hanno fomentato la polarizzazione sociale sui diritti delle donne e delle persone Lgbti, sulla migrazione, sulla giustizia climatica e sugli orribili eventi in Israele e nei Territori Palestinesi Occupati (Israele/Opt). Molti governi hanno strumentalizzato i diritti umani per stigmatizzare vari gruppi e attuare restrizioni sproporzionate allo spazio civico, prendendo di mira i manifestanti per il clima, chi esprimeva opinioni dissenzienti, in particolare riguardo alla solidarietà con palestinesi, persone di religione musulmana e altre razzializzate.

Il razzismo sistemico ha continuato a violare i diritti e ad avere un costo in termini di vite umane. Gli stati hanno mantenuto politiche di esclusione razzializzata nei confronti delle persone provenienti da Africa, Medio Oriente e Asia, che hanno provocato morti e danni inflitti alle persone alle frontiere marittime e terrestri. I governi hanno fatto ben poco per affrontare la continua discriminazione e segregazione delle persone rom. L’incapacità degli stati di mettere in atto misure antirazziste e lo sfruttamento politico del razzismo hanno fatto da sfondo a un picco di segnalazioni di atti di antisemitismo e razzismo antimusulmano.

Per quanto riguarda la violenza di genere e i diritti sessuali e riproduttivi, ci sono stati progressi e regressioni. È proseguito lo slittamento verso una società basata sulla sorveglianza. I più vulnerabili, tra cui le persone con disabilità, hanno subìto le conseguenze di una protezione sociale inadeguata.

Nella retorica e nelle politiche di molti stati è stato evidente l’uso di doppi standard: nei confronti di Israele rispetto alle simultanee restrizioni imposte alla solidarietà per i diritti umani palestinesi; le accalorate parole alla Cop28 mentre si continuava con l’uso e la produzione di combustibili fossili, reprimendo i manifestanti; e la noncuranza verso l’arretramento dei diritti umani in Europa da un lato e dall’altro la critica alla situazione dei diritti umani negli stati al di fuori della regione.

Diritti delle persone rifugiate e migranti

Gli stati membri dell’Ue hanno mantenuto tremende politiche di esclusione etnica e hanno fatto pochi progressi nella condivisione delle responsabilità all’interno dell’Ue. I negoziati sulle riforme delle leggi Ue in materia d’asilo hanno puntato a un compromesso che ridurrebbe le tutele e aumenterebbe la sofferenza delle persone in cerca di sicurezza. Gli stati non sono riusciti a stabilire percorsi sicuri e legali, sottoponendo invece le persone ad abusi e pericoli inutili alle frontiere terrestri e marittime. Oltre 600 persone razzializzate, tra cui minori, sono morte in un naufragio al largo di Pylos, in Grecia, in un singolo incidente e, nel corso dell’anno, centinaia di altre persone provenienti da Africa, Medio Oriente e Asia sono state soggette ad abusi e violenze, mentre i rimpatri forzati illegali e sommari sono rimasti una pratica quotidiana alle frontiere di tutta Europa.

La Commissione europea non ha avviato procedure d’infrazione contro Lettonia e Lituania per aver introdotto la possibilità di respingimenti sommari nel loro diritto interno. L’impunità per le violazioni alle frontiere è persistita: la Spagna non è riuscita a indagare in modo efficace sulle morti, le torture e le espulsioni illegali avvenute nel 2022, tra Melilla e il Marocco.

Alcuni paesi europei non sono riusciti a garantire il diritto delle persone afgane a cercare sicurezza. In Germania, del programma di ammissione umanitaria, che doveva accogliere 1.000 afgani al mese, hanno beneficiato meno di 100 persone. Danimarca, Finlandia e Svezia hanno adottato misure positive per garantire il riconoscimento a prima vista dello status di rifugiato a donne e ragazze afgane.

Rifugiati e migranti hanno subìto aggressioni nella Repubblica Ceca, a Cipro, in Germania e Grecia. Molti politici hanno adottato una retorica discriminatoria e razzista, che ha preso di mira le comunità di rifugiati e migranti, in particolare in Turchia nel contesto delle elezioni.

Gli stati europei hanno continuato a esternalizzare il controllo delle frontiere, ignorando i diritti umani. Sempre più paesi hanno cercato accordi sul trattamento offshore dei richiedenti asilo, come l’Italia con l’Albania, mentre portavano avanti un accordo dell’Ue con la Tunisia che rischiava di violare i diritti. È proseguita la cooperazione con la Turchia, dove migliaia di persone sono state oggetto di respingimento. Nonostante abbia perso varie cause legali, il governo del Regno Unito è sembrato intenzionato ad attuare il suo piano di trasferire i richiedenti asilo in Ruanda per l’esame delle loro domande di asilo.

I governi devono porre fine alle politiche di esclusione etnica. Devono invece garantire che le politiche e le pratiche proteggano, rispettino e realizzino il diritto alla vita delle persone rifugiate e migranti, stabiliscano percorsi sicuri e legali e sostengano il diritto di chiedere asilo alle frontiere.

Diritti di donne e ragazze

La Lettonia ha ratificato la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e alla violenza domestica, mentre la Macedonia del Nord ha armonizzato le sue leggi con il trattato. La Croazia ha annunciato che il femminicidio sarà un reato separato. La Svizzera ha adottato una definizione di stupro basata sul consenso e i Paesi Bassi hanno fatto passi avanti verso l’adozione di tale definizione.

Molti paesi, tuttavia, hanno registrato alti livelli di violenza di genere contro donne e ragazze, in un contesto di azioni statali inadeguate per affrontare il problema. Osservatori in Albania, Austria, Grecia, Italia, Serbia, Spagna e Turchia hanno segnalato per ogni paese decine, se non centinaia, di femminicidi. Lo streaming in diretta di un omicidio in Bosnia ed Erzegovina ha suscitato proteste, così come la lieve punizione inflitta a un perpetratore in Bulgaria.

Mentre in Finlandia è entrata in vigore una legge che consente l’aborto su richiesta nelle prime 12 settimane di gravidanza e la Spagna ha approvato un disegno di legge per consentire l’aborto alle ragazze di 16 e 17 anni senza il consenso dei genitori, diversi paesi hanno mantenuto restrizioni sull’aborto. In Polonia almeno una donna è morta perché non ha potuto interrompere la gravidanza. In Croazia, Irlanda, Irlanda del Nord e Italia, il personale sanitario ha spesso fatto appello all’obiezione di coscienza. Alcune regioni austriache hanno escluso l’aborto dal sistema sanitario, mentre nella Repubblica Ceca le cure sono state rifiutate alle cittadine europee non ceche. La legge che vieta l’aborto a Malta è stata modificata, ma l’accesso è rimasto fortemente limitato. Andorra era l’unico paese con divieto totale di aborto.

I governi devono combattere urgentemente tutte le forme di violenza di genere e affrontarne le cause profonde.

Diritto alla privacy

Diverse città e cantoni svizzeri hanno adottato il divieto di riconoscimento facciale negli spazi pubblici. In Francia, invece, una nuova legge ha autorizzato la sorveglianza biometrica di massa per le Olimpiadi del 2024.

Amnesty International ha rivelato che le compagnie dell’Intellexa Alliance hanno venduto lo spyware Predator a molti paesi, tra cui Austria, Germania e Svizzera, e ha scoperto che Predator era stato usato per controllare un sito di notizie di Berlino, istituzioni europee e ricercatori. In Spagna, almeno 65 persone, soprattutto in Catalogna, sono state prese di mira dallo spyware Pegasus.

Diritto a un processo equo ed erosione dell’indipendenza della magistratura

Ungheria, Polonia e Turchia hanno continuato a minare l’indipendenza della magistratura. L’Ungheria ha adottato misure per limitare i poteri della magistratura. In Polonia, il governo ha preso di mira i giudici che avevano espresso opinioni critiche. In Turchia, la corte di cassazione si è rifiutata di attuare una sentenza della Corte costituzionale, accusando i suoi giudici di essersi spinti troppo oltre.

I governi devono fermare lo slittamento verso una società basata sulla sorveglianza, rispettare il diritto a un giusto processo e porre fine all’erosione dell’indipendenza della magistratura.

Libertà d’espressione

Attacchi contro giornalisti sono stati registrati in paesi di tutta la regione. La Turchia ha continuato ad arrestare o detenere numerosi giornalisti con false accuse di terrorismo.

Politici e imprese hanno utilizzato le azioni legali strategiche contro la partecipazione pubblica (Strategic Lawsuits against Public Participation – Slapp) per mettere a tacere giornalisti o attivisti in Austria, Bulgaria, Croazia, Grecia, Macedonia del Nord e Serbia. Mentre la Republika Srpska in Bosnia ed Erzegovina ha reso reato la diffamazione, la Bulgaria ha ridotto le sanzioni per diffamazione contro i funzionari pubblici e la Croazia ha adottato un piano che prevede l’individuazione precoce e il rigetto delle Slapp.

Con poche eccezioni, gli stati di tutta la regione hanno proposto o adottato misure per limitare in modo sproporzionato le opinioni critiche, anche espresse online, nei confronti della campagna di bombardamenti israeliani a Gaza e a sostegno dei diritti umani dei palestinesi.

Libertà di riunione

Con l’aggravarsi dell’emergenza climatica, le proteste pacifiche sono aumentate, provocando dure risposte da parte delle autorità. I manifestanti per il clima impegnati in atti pacifici di disobbedienza civile hanno subìto arresti di massa, procedimenti giudiziari per reati gravi e campagne diffamatorie.

Molti paesi hanno adottato restrizioni sproporzionate sulle riunioni. Nei Paesi Bassi, la polizia ha utilizzato controlli illegali dei documenti d’identità come strumento di sorveglianza contro i manifestanti. In Francia, Italia, Serbia e Turchia, tra gli altri, le forze di polizia e di sicurezza spesso hanno fatto uso illegale della forza e hanno controllato l’ordine pubblico in modo discriminatorio.

Molti governi hanno imposto restrizioni illegali alle manifestazioni in solidarietà con il popolo palestinese. Austria, Francia, Germania, Polonia, Svizzera, Ungheria e altri paesi hanno preventivamente vietato tali proteste, adducendo non meglio specificati rischi per l’ordine pubblico o la sicurezza nazionale. I media e i politici hanno spesso utilizzato una retorica che ha disumanizzato i palestinesi, diffuso stereotipi razzisti e sovrapposto i musulmani con i terroristi.

La Francia ha fatto appello alla legislazione antiterrorismo per vietare le proteste pacifiche e ha effettuato arresti arbitrari. Durante i Pride, la polizia turca ha messo in atto divieti generalizzati, ha utilizzato forza non necessaria e ha arrestato 224 persone. Il Regno Unito ha approvato un disegno di legge che espande i poteri della polizia, istituisce ordini di divieto di protesta e consente ingiunzioni civili.

Libertà di associazione

La Francia ha continuato a perseguire lo scioglimento di diverse Ong al di fuori del procedimento dovuto. La Turchia ha intensificato il ricorso a ispezioni intrusive delle Ong. In Bosnia ed Erzegovina, la Republika Srpska ha approvato una legge che ha creato un registro delle Ong finanziate dall’estero. In Ungheria, il governo ha introdotto una nuova legge per limitare i finanziamenti esteri alle Ong.

Lo spazio affinché tutti possano esercitare i diritti alla libertà d’espressione, associazione e riunione pacifica deve essere protetto dall’ingerenza dello stato.

Difensori dei diritti umani

Le persone impegnate nella difesa dei diritti umani delle donne o dei migranti sono state di frequente bersagli di repressione. Ad Andorra, un’attivista ha rischiato di essere condannata a pagare multe spropositate per essersi espressa contro il divieto di aborto. In Polonia, Justyna Wydrzynska è stata condannata a svolgere otto mesi di lavori socialmente utili per aver aiutato una donna ad accedere alla pillola abortiva. In Grecia, i difensori dei diritti dei migranti Sarah Mardini e Séan Binder sono stati incriminati per quattro reati. Le autorità della Lettonia hanno aperto un procedimento penale contro due difensori per il lavoro umanitario svolto al confine con la Bielorussia. La Turchia ha confermato la condanna di Osman Kavala, sfidando le sentenze della Corte europea dei diritti umani.

I governi dovrebbero proteggere i difensori dei diritti umani e riconoscere il loro ruolo cruciale, invece di stigmatizzare e criminalizzare le loro attività.

Discriminazione razziale

La profilazione razziale da parte delle forze di polizia è rimasta pratica diffusa. Il consiglio di stato francese ha riconosciuto che i controlli di polizia erano discriminatori, ma non ha proposto alcuna azione. La polizia di frontiera olandese è stata giudicata colpevole di profilazione razziale. Nel Regno Unito, un rapporto ha segnalato la discriminazione istituzionale nella polizia metropolitana di Londra.

La Germania ha registrato percentuali record di crimini d’odio. La Corte europea dei diritti umani ha nuovamente condannato la Bosnia ed Erzegovina per le regole elettorali discriminatorie. In Lettonia e Lituania, alcuni cittadini russi hanno rischiato di perdere il permesso di soggiorno.

Le persone rom hanno subìto discriminazione, segregazione ed esclusione sociale. Il Comitato europeo per i diritti sociali ha stabilito che l’Italia aveva violato il loro diritto all’alloggio, mentre tribunali slovacchi hanno ritenuto discriminatorie le classi segregate per gli alunni di etnia rom. L’organismo bulgaro per la parità ha indagato sul divieto di ingresso delle persone rom nelle piscine. Nella Macedonia del Nord, un uomo rom è morto dopo che gli erano state negate le cure perché sprovvisto di carta d’identità, mentre in Romania una donna rom sorda incinta si è vista negare le cure mediche in un ospedale e ha partorito sul marciapiede.

In Francia, le donne musulmane sono state particolarmente prese di mira con restrizioni nello sport e nell’istruzione. Discorsi discriminatori antisemiti e antimusulmani e crimini d’odio sono aumentati in tutta la regione dopo gli orribili eventi in Israele e nei Territori Palestinesi Occupati.

All’indomani dei terremoti di febbraio in Turchia, civili e attori statali hanno preso di mira con abusi razzisti migranti e rifugiati che aiutavano nelle operazioni di ricerca e soccorso.

Diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuate

La Lettonia ha riconosciuto le unioni civili, al contrario della Lituania. La Corte europea dei diritti umani ha condannato la Bulgaria e la Romania per non aver garantito il riconoscimento delle coppie dello stesso sesso.

È continuata la discriminazione nei confronti delle persone Lgbti. In Croazia e Macedonia del Nord, le marce del Pride hanno subìto minacce e discorsi discriminatori da parte di funzionari pubblici e privati cittadini. La polizia norvegese ha riscontrato che i luoghi di incontro Lgbti erano costantemente a rischio di attacchi violenti. In Turchia, i politici hanno usato una retorica discriminatoria contro le persone Lgbti.

Sebbene l’Ungheria abbia dovuto affrontare un’azione legale presso la Corte di giustizia dell’Ue per la sua legge sulla propaganda, le autorità hanno multato una libreria per aver violato tale legge e il consiglio per l’informazione ha vietato uno spot pubblicitario televisivo sul Pride. La Corte europea dei diritti umani ha condannato la Lituania per la censura di un libro che descriveva relazioni tra persone dello stesso sesso.

I diritti delle persone transgender hanno visto progressi e battute d’arresto. La Germania ha abolito l’esclusione discriminatoria delle persone transgender e degli uomini gay e bisessuali dalle donazioni di sangue. È stata discussa in parlamento una nuova legge che avrebbe garantito l’autodeterminazione per le persone transgender, non binarie e intersessuate sulla base di una semplice dichiarazione presso l’anagrafe. In Finlandia, tale riconoscimento è diventato possibile per le persone adulte su richiesta. In Spagna, una nuova legge garantisce l’accesso ai servizi sanitari e l’autodeterminazione di genere. Tuttavia, la Bulgaria ha posto fine al riconoscimento legale del genere per le persone transgender e il governo britannico ha bloccato la legge scozzese sulla riforma del riconoscimento del genere.

I governi dovrebbero affrontare in modo significativo la discriminazione sistemica, anche nei confronti delle persone ebree, musulmane, nere, rom e Lgbti.

Diritti economici, sociali e culturali

In Finlandia, il governo ha annunciato piani per tagliare l’assistenza sanitaria pubblica e aumentare le tariffe per gli utenti e le tasse sui medicinali, che colpiranno in modo sproporzionato le persone più vulnerabili. Il Comitato sociale europeo ha ritenuto ammissibile un reclamo contro la Grecia riguardante i tagli all’assistenza sanitaria causati dall’austerità. La Slovenia ha approvato una legge sull’assistenza a lungo termine, ma ha dovuto far fronte alla carenza di medici.

Danimarca e Finlandia hanno annunciato tagli all’assistenza sociale. Francia, Irlanda e Portogallo hanno registrato livelli record di persone senzatetto. La Spagna ha adottato una legge sul diritto all’alloggio, ma non è riuscita a proteggere le persone economicamente vulnerabili dagli sfratti. In Serbia, il nuovo sistema di assistenza sociale semiautomatizzato ha fatto sì che migliaia di persone potessero perdere l’accesso all’assistenza sociale vitale e ha colpito in modo sproporzionato le persone rom e quelle con disabilità.

La risposta del governo turco dopo i terremoti di febbraio non è stata adeguata a proteggere le persone con disabilità.

I governi devono agire immediatamente per garantire i diritti economici e sociali di tutte le persone, senza discriminazioni, anche assegnando risorse adeguate e garantendo una protezione sociale universale e completa.

Diritto a un ambiente salubre

Ci sono stati cambiamenti positivi: un tribunale di Cipro ha riconosciuto il diritto di una Ong ambientalista di intentare causa nell’interesse pubblico, le Ong irlandesi hanno avviato una causa contro l’insufficiente riduzione delle emissioni di gas serra e i giovani portoghesi hanno fatto causa a 33 paesi presso la Corte europea dei diritti umani per la loro azione insufficiente sui cambiamenti climatici. Il Consiglio d’Europa ha riconosciuto politicamente il diritto a un ambiente sano, ma non è riuscito ad adottare uno strumento giuridico vincolante su questo diritto.

Molti paesi, tuttavia, hanno continuato a utilizzare combustibili fossili. Bulgaria e Romania hanno programmato esplorazioni alla ricerca di gas nel mar Nero, Grecia e Slovacchia hanno pianificato terminali per la rigassificazione del gas naturale liquefatto, Malta ha sostenuto un importante gasdotto, la Norvegia ha fornito incentivi fiscali per giacimenti di petrolio e gas e la Germania ha approvato finanziamenti per progetti di combustibili fossili. Le banche francesi sono state tra i maggiori finanziatori dell’estrazione di combustibili fossili.

I governi dovrebbero eliminare gradualmente l’uso e la produzione di combustibili fossili attraverso una transizione giusta. Dovrebbero inoltre aumentare urgentemente i finanziamenti per il clima ai paesi a basso reddito e impegnarsi a fornire ulteriori finanziamenti dedicati per perdite e danni.

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