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Repubblica bolivariana del Venezuela

Le proteste seguite all’annuncio dei risultati delle elezioni presidenziali di luglio sono state represse violentemente con uso eccessivo della forza e possibili esecuzioni extragiudiziali. Sono stati eseguiti migliaia di arresti arbitrari contro persone come oppositori politici, difensori dei diritti umani e giornalisti, ma anche centinaia di minori. Le persone detenute sarebbero state anche torturate, comprese donne e minorenni. Le condizioni di detenzione hanno continuato a peggiorare. È prevalsa ancora l’impunità per le violazioni dei diritti umani. L’Icc ha autorizzato la ripresa delle indagini su presunti crimini contro l’umanità. Giornalisti sono rimasti a rischio di detenzione arbitraria e vessazioni e il governo ha insistito nei suoi tentativi di ostacolare i media indipendenti. Ong per i diritti umani sono state minacciate di chiusura e i difensori dei diritti umani sono rimasti esposti a notevoli rischi. A fine anno, le persone venezuelane fuggite dal paese erano ormai più di 7,89 milioni. Le fuoriuscite di petrolio dalla raffineria di El Palito, nello stato di Carabobo, hanno avuto gravi ripercussioni sulla fauna marina. I livelli di povertà tra la popolazione sono rimasti elevati, e le persone non avevano accesso a cibo, acqua e assistenza sanitaria. È persistita la violenza contro le donne e l’aborto è rimasto un reato. Non ci sono stati progressi nel garantire i diritti delle persone lgbti. Attività minerarie illegali e violenze hanno minacciato i diritti delle popolazioni native nell’area dell’Arco minerario dell’Orinoco. Personale dell’Ohchr è stato espulso dal paese. Il mandato della Missione delle Nazioni Unite di accertamento dei fatti sul Venezuela è stato rinnovato.

 

CONTESTO

Le elezioni presidenziali di luglio si sono svolte in un clima di alta tensione. I partiti d’opposizione al governo di Nicolás Maduro hanno dovuto far fronte a innumerevoli ostacoli per partecipare all’elezione, tra cui ostruzionismo nel processo di registrazione, detenzione arbitraria di esponenti e tortura.

Mentre dalla comunità internazionale, dall’Ue e da altri stati della regione, come Brasile e Colombia, si levava la richiesta alle autorità elettorali di pubblicare i risultati delle elezioni in modo dettagliato, il governo ha respinto ogni forma d’inchiesta e ha continuato a perseguire l’opposizione politica.

Il Tribunale supremo di giustizia ha convalidato la rielezione di Nicolás Maduro per un nuovo mandato come presidente. Il candidato presidenziale Edmundo González Urrutia, che aveva contestato i risultati, è fuggito dal paese a settembre e ha ottenuto asilo in Spagna.

A febbraio, il personale dell’Ohchr, l’ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite, è stato espulso dal paese dopo essersi occupato della sparizione di Rocío San Miguel. A fine anno, un piccolo gruppo di funzionari dell’Ohchr è stato riammesso in Venezuela.

Il mandato della Missione delle Nazioni Unite di accertamento dei fatti sul Venezuela è stato rinnovato per due anni dal Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani, sebbene a fine anno le autorità non avessero ancora concesso l’accesso nel paese alla missione. A ottobre, questa ha pubblicato un rapporto che denunciava il perdurare di una politica di stato repressiva e crimini contro l’umanità, con particolare enfasi sulla crisi elettorale e postelettorale.

 

DIRITTO ALLA VITA

Tra il 28 luglio e il 1° agosto, immediatamente dopo le elezioni presidenziali, almeno 24 persone sono morte a causa della reazione repressiva del governo alle proteste contro la nomina di Nicolás Maduro. La maggior parte delle uccisioni potrebbero configurarsi come esecuzioni extragiudiziali. Due delle vittime erano minorenni e sarebbe stato ucciso anche un poliziotto. Tutte le morti tranne una sarebbero state causate da ferite d’arma da fuoco. Le organizzazioni per i diritti umani hanno indicato la guardia nazionale bolivariana, la polizia nazionale bolivariana, l’esercito e i gruppi armati civili filogovernativi conosciuti come colectivos come responsabili di queste uccisioni.

 

DETENZIONE ARBITRARIA E PROCESSI INIQUI

Dall’annuncio dei risultati delle elezioni presidenziali, le autorità hanno intensificato la loro politica di repressione, comprendente il ricorso su larga scala a detenzioni arbitrarie per motivi politici, sparizioni forzate e tortura. Secondo dati ufficiali, dopo il 28 luglio sono state arrestate più di 2.000 persone. A ottobre, l’Ong Foro Penal ha confermato più di 1.900 di queste detenzioni, di cui 129 riguardavano minori. A fine anno, il governo aveva liberato 1.369 persone e arrestate 15. Tuttavia, centinaia rimanevano private arbitrariamente della libertà, inclusi tre minori.

Questi arresti di massa sono stati eseguiti senza un mandato o riguardavano persone che non erano state colte in flagranza di reato. Molte sono state sottoposte a sparizione forzata per diversi giorni. Sono state costrette ad avere avvocati nominati d’ufficio dal tribunale, spesso privi di indipendenza. Alle famiglie dei detenuti sono state negate per diversi giorni informazioni riguardanti il luogo dove si trovavano, anche in casi in cui agli arresti c’erano minorenni. Le accuse riguardavano reati generici in materia di terrorismo e le udienze sono state celebrate da tribunali antiterrorismo, caratterizzati da mancanza di imparzialità e indipendenza. Fino a dicembre, erano ancora detenute 221 donne.

Jesús Armas e Luis Tarbay, attivisti del partito politico d’opposizione Vente Venezuela, sono stati arrestati arbitrariamente da individui non identificati a Caracas, rispettivamente l’11 e il 24 dicembre. A fine anno, circa 160 esponenti di Vente Venezuela e 34 di Primero Justicia, un altro partito politico d’opposizione, erano stati sottoposti a detenzione o a sparizione forzata.

Tra aprile e fine anno, sei membri di Vente Venezuela hanno chiesto asilo presso l’ambasciata argentina nella capitale Caracas. Ad agosto, dopo che il governo aveva cessato le relazioni diplomatiche con l’Argentina, il governo brasiliano ha assunto la protezione del complesso dell’ambasciata. A fine anno, il Venezuela non aveva concesso il salvacondotto alle persone per poter lasciare il paese.

Il governo ha lanciato una nuova funzione nella sua applicazione mobile VenApp, per permettere agli utenti di segnalare coloro che criticavano il governo all’indomani alle elezioni presidenziali di luglio. Le denunce trasmesse via VenApp sarebbero state responsabili di molti degli arresti eseguiti dopo le proteste legate all’elezione1.

Il procuratore generale ha annunciato l’arresto di un pubblico ministero per accuse di “ritardo od omissione intenzionale di funzioni”, per essersi rifiutato di perseguire penalmente persone detenute per reati di terrorismo in seguito alle proteste postelettorali.

 

TORTURA E MALTRATTAMENTO

La Missione delle Nazioni Unite di accertamento dei fatti sul Venezuela ha riportato la presunta tortura di persone detenute prima e dopo le elezioni presidenziali.

Le organizzazioni per i diritti umani hanno denunciato casi di tortura e maltrattamento nei centri di detenzione, tra cui percosse, soffocamento, scosse elettriche e minacce, oltre che violenza sessuale contro le donne.

Minori, arbitrariamente in detenzione dopo l’elezione, hanno subìto tortura per far sì che si autoincriminassero, dichiarando in video di avere partecipato alle proteste, secondo i resoconti dei loro familiari. In molti casi erano in cella con adulti.

Sono state segnalate perquisizioni in un carcere femminile, l’istituto nazionale per l’orientamento delle donne. I video condivisi sui social media ad agosto, registrati dall’esterno del centro di detenzione, hanno catturato il suono delle urla delle donne che venivano torturate. Le organizzazioni per i diritti umani hanno denunciato presunti maltrattamenti nel centro di detenzione di La Crisálida, dove le donne sono state detenute dopo le proteste postelettorali.

 

CONDIZIONI DI DETENZIONE DISUMANE

Le condizioni nelle carceri hanno continuato a peggiorare. L’Osservatorio venezuelano delle carceri ha riportato che i reclusi del penitenziario di Tocorón ricevevano soltanto due bicchieri d’acqua al giorno. Le celle di polizia continuavano a essere utilizzate come prigioni e, a settembre, il sovraffollamento complessivo delle carceri aveva superato del 184 per cento la capienza ufficiale.

Nei centri di detenzione hanno continuato ad avere luogo proteste a causa di ritardi procedurali, del sovraffollamento e della mancanza di assistenza medica, secondo quanto riportato dalle Ong.

 

IMPUNITÀ

L’impunità per le violazioni dei diritti umani e i crimini di diritto internazionale è rimasta diffusa. Un rapporto della Missione delle Nazioni Unite di accertamento dei fatti sul Venezuela ha espresso profonda preoccupazione per la mancanza di volontà da parte dello stato di perseguire persone sospettate di responsabilità penale.

Secondo l’organizzazione della società civile Programma venezuelano di educazione azione per i diritti umani, sei agenti del reparto speciale della polizia nazionale bolivariana sono stati condannati a giugno per avere partecipato a un’esecuzione extragiudiziale, commessa cinque anni prima. Il 95 per cento delle uccisioni avvenute durante le manifestazioni pacifiche che avevano avuto luogo tra il 2014 e il 2024 non aveva ancora prodotto alcuna condanna.

Il Venezuela era classificato all’ultimo posto a livello globale (142°) nel World Justice Project Rule of Law Index 2024, che valuta la situazione dello stato di diritto nel mondo.

 

DIRITTO A VERITÀ, GIUSTIZIA E RIPARAZIONE

La Camera d’appello dell’Icc ha respinto il ricorso delle autorità venezuelane e ha confermato la “decisione che autorizza la ripresa dell’indagine” sui presunti crimini contro l’umanità commessi almeno dal 2014. Nonostante la mancanza di progressi, l’ufficio del procuratore dell’Icc ha inaugurato un nuovo ufficio interno al paese a Caracas, “impegnato su attività complementari e sull’impegno con le autorità nazionali”.

A settembre, una corte d’appello federale argentina ha ordinato l’arresto del presidente Nicolás Maduro e del ministro dell’Interno Diosdado Cabello, tra gli altri, per presunti crimini contro l’umanità commessi dal 2014.

 

LIBERTÀ D’ESPRESSIONE E RIUNIONE

Per tutto l’anno il paese è stato attraversato da proteste che invocavano diritti economici e sociali. Secondo l’Osservatorio venezuelano sul conflitto sociale, tra il 29 e il 30 luglio, sono state registrate 915 proteste, di cui 138 sono state represse con la violenza. È stata inoltre registrata la presenza dei colectivos, che aggredivano e minacciavano manifestanti.

Nelle settimane prima e dopo le elezioni presidenziali, le autorità hanno criticato in maniera crescente le manifestazioni per generare paura e soffocare il dissenso.

Almeno 12 giornalisti sono stati posti arbitrariamente in stato di fermo in un contesto in cui continuavano gli attacchi contro i media indipendenti. L’Ong Spazio pubblico ha registrato da gennaio a settembre 507 violazioni del diritto alla libertà d’espressione. Il governo ha continuato a chiudere emittenti radiofoniche e a ostacolare l’accesso alle piattaforme social come X (ex Twitter). Le autorità avrebbero continuato anche a lanciare attacchi hacker e phishing contro gli account Instagram di giornalisti e privati cittadini.

 

DIFENSORI DEI DIRITTI UMANI

I difensori dei diritti umani sono rimasti seriamente a rischio. Il parlamento ha approvato una legislazione che avrebbe consentito al governo di controllare, monitorare e in ultima analisi chiudere Ong per i diritti umani. La legge, entrata in vigore a dicembre, obbligava le Ong a rispettare i termini di scadenza per la registrazione e a soddisfare una serie di requisiti di legge per poter lavorare legalmente nel paese.

Il difensore dei diritti umani Javier Tarazona è rimasto in detenzione. A febbraio, la difensora dei diritti umani Rocío San Miguel è stata sottoposta a sparizione forzata per tre giorni assieme ad alcuni suoi familiari. È stata successivamente incriminata per terrorismo, privata dell’accesso a un legale e, a fine anno, rimaneva in detenzione. L’attivista, difensore dei diritti umani e giornalista Carlos Julio Rojas è stato arrestato ad aprile e, a fine anno, rimaneva in stato di detenzione.

Tre difensori dei diritti umani: Kennedy Tejeda, Edward Ocariz e Henry Gómez sono stati arrestati dopo le elezioni. Kennedy Tejeda a fine anno era ancora in stato di fermo.

Durante il 2024, l’Ong Centro per i difensori e la giustizia ha registrato 979 aggressioni ed episodi in cui l’incolumità dei difensori dei diritti umani era a rischio, un aumento rispetto ai 524 eventi di questo tipo registrati nel 2023.

 

DIRITTI DELLE PERSONE RIFUGIATE E MIGRANTI

A fine anno, le persone fuggite dal paese erano ormai più di 7,89 milioni.

Il Comitato Cerd ha denunciato la detenzione amministrativa in Venezuela di persone rifugiate e migranti in attesa di espulsione senza accesso all’assistenza legale o a una procedura per accedere alla protezione internazionale. Le persone rifugiate e migranti nel paese hanno inoltre incontrato ostacoli amministrativi, economici e geografici per accedere alla loro documentazione personale.

 

DIRITTO A UN AMBIENTE SALUBRE

Nonostante le richieste delle organizzazioni della società civile, il Venezuela non aveva ancora firmato o ratificato l’Accordo di Escazú, che mira a garantire i diritti all’informazione, alla partecipazione pubblica e alla giustizia in materia ambientale.

Le frequenti fuoriuscite di petrolio dalla raffineria di El Palito, nello stato di Carabobo, hanno avuto gravi ripercussioni sulla fauna marina. La mancanza di politiche pubbliche ambientali in grado di affrontare il problema e l’opacità delle informazioni fornite dalle autorità è stata evidenziata dagli attivisti e dalle comunità colpite.

 

DIRITTI ECONOMICI, SOCIALI E CULTURALI

Il Venezuela è rimasto attanagliato da una crisi umanitaria in cui i diritti economici, sociali e culturali sono stati sistematicamente violati. I livelli di povertà sono aumentati e la situazione è stata aggravata dal costo elevato dei carburanti e dalla scarsità di elettricità e acqua potabile.

L’energia elettrica continuava a essere erogata a singhiozzo. Secondo fonti di stampa, un blackout ad agosto ha lasciato senza elettricità l’80 per cento del paese; alcune aree sono rimaste senza energia elettrica per 10 ore. Non è stato fornito alcun rapporto tecnico ufficiale sulle cause di tale blackout.

Nella sua relazione sul Venezuela, pubblicata ad agosto, il Comitato Cerd ha rilevato elevate percentuali di abbandono scolastico e la mancanza di personale docente qualificato.

Diritto alla salute

Il Comitato Cerd ha denunciato il limitato accesso a un’assistenza medica di qualità, soprattutto nelle aree rurali o in quelle con una popolazione prevalentemente nativa.

L’accesso alle cure e in generale ai servizi sanitari per le persone con patologie croniche è rimasto estremamente incostante. L’inchiesta nazionale sugli ospedali condotta a luglio dall’organizzazione della società civile Doctors for Health ha rilevato che il 57 per cento dei centri sanitari monitorati non disponeva di una regolare fornitura di acqua in aree critiche come i reparti di pronto soccorso, di cura intensiva e le sale operatorie. Negli ospedali è stata anche segnalata la scarsità di attrezzature e forniture mediche, con carenze che arrivavano anche al 35 per cento. Le persone sieropositive all’Hiv hanno continuato a doversi confrontare con la scarsità delle risorse necessarie per le loro cure, compresi i test diagnostici e di monitoraggio dell’infezione e i sostituti del latte materno per i neonati esposti all’Hiv.

Le Ong del settore sanitario hanno avvertito della necessità di espandere la copertura vaccinale secondo il programma ampliato di immunizzazione (Programa ampliado de inmunizaciones) e di garantire e rafforzare il Global Plan of Action pubblicato dall’Organizzazione panamericana della sanità, per impedire la ricomparsa di malattie prevenibili.

Diritto al cibo

A dicembre, il costo del paniere mensile dei generi alimentari di base per un nucleo familiare venezuelano di cinque persone equivaleva a 498,47 dollari Usa, a fronte di un salario minimo mensile di appena 2,36 dollari Usa, lasciando la maggioranza della popolazione ad affrontare una situazione di insicurezza alimentare grave.

A febbraio, il Relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto al cibo ha visitato il Venezuela. Ha ravvisato che quasi l’82 per cento della popolazione viveva in stato di indigenza e che il 53 per cento era esposto a condizioni di povertà estrema, non disponendo di un reddito sufficiente per acquistare un paniere alimentare di base. Ha inoltre rilevato che le persone erano ormai costrette a ridurre le dimensioni delle porzioni, a saltare i pasti e ad acquistare alimenti meno nutrienti a causa della povertà. Ha anche dichiarato che le donne erano colpite in modo sproporzionato dalla povertà alimentare, poiché spesso su di loro ricadeva la cura delle loro famiglie e comunità mentre lavoravano per un salario. Alcune erano anche state costrette a barattare prestazioni sessuali con il cibo. Le donne e le ragazze in gravidanza o che allattavano erano particolarmente a rischio di denutrizione.

 

DIRITTI SESSUALI E RIPRODUTTIVI

Non sono stati compiuti progressi per migliorare i diritti sessuali e riproduttivi, e l’aborto è rimasto un reato. L’emergenza umanitaria in Venezuela ha continuato a ostacolare l’accesso ai diritti sessuali e riproduttivi di donne e ragazze. Secondo i dati raccolti dall’Ong Rete delle donne costruttrici di pace, il 40 per cento delle donne in età fertile non utilizzava metodi contraccettivi, a causa del costo elevato e della mancanza di accesso.

 

DIRITTI DELLE PERSONE LESBICHE, GAY, BISESSUALI, TRANSGENDER E INTERSESSUATE

I diritti delle persone lgbti hanno continuato a essere negati. L’Osservatorio venezuelano sulla violenza contro le persone lgbtiq+ ha segnalato 68 casi di donne lgbtiq+ vittime di discriminazione o violenza.

 

VIOLENZA SESSUALE E DI GENERE

Nella prima metà dell’anno, il Centro per la giustizia e la pace ha documentato 58 femminicidi e 27 tentati femminicidi. La rete delle donne costruttrici di pace ha riportato che, nel 2024, il 71 per cento delle donne aveva subìto violenza psicologica e il 41 per cento violenza fisica.

 

DIRITTI DEI POPOLI NATIVI

La Commissione interamericana dei diritti umani ha espresso preoccupazione per il persistente impatto dell’estrazione mineraria illegale sulla vita, la salute e la sopravvivenza del popolo yanomami, in particolare nell’Arco minerario dell’Orinoco. La commissione ha avvertito che le popolazioni native stavano affrontando una crisi sanitaria acuta dovuta alla contaminazione da mercurio delle acque nella regione dell’Amazzonia. Questa aveva un impatto sulla caccia e la pesca e determinato di conseguenza un aumento dei livelli di malnutrizione.

 


Note
1 Venezuela: Tech companies set dangerous precedent with app for reporting anti-government protesters, 7 agosto.

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