© Taha Jawashi
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Lo scorso 16 luglio il voto alla Camera sulle missioni internazionali e il rifinanziamento della cosiddetta Guardia costiera libica hanno tristemente riaffermato la complicità del governo italiano ad un sistema di torture e violazioni dei diritti umani.
Con l’obiettivo di ridurre il numero di rifugiati e migranti che attraversano il Mediterraneo nel tentativo di raggiungere l’Europa, il nostro paese continua a non farsi scrupolo di condannare queste persone a morire in mare – come conferma l’aumento progressivo del tasso di mortalità nel 2018 e ancora nel 2019 – o a soffrire trattamenti inumani a terra, una volta consegnati ai centri di detenzione libici.
La profonda delusione per la riconferma della collaborazione con la cosiddetta guardia costiera libica è aggravata dalla constatazione che tale decisione sia stata presa dal governo italiano nella piena consapevolezza dell’impatto di queste politiche di esternalizzazione sulle vite di migranti e rifugiati: esposti a torture, sfruttamento, violenze, abusi e altre gravi violazioni dei diritti umani, come a più riprese denunciato da Amnesty International e da altre organizzazioni, e ignorando l’evidenza, recentemente riaffermata anche dalle Nazioni Unite, che la Libia non possa essere considerata un porto sicuro.
Amnesty International Italia ribadisce nuovamente l’urgenza di proteggere i diritti umani di migranti e rifugiati: ritirando il vergognoso memorandum siglato con la Libia, evacuando in un luogo sicuro le persone attualmente trattenute nei centri di detenzione e decretandone la chiusura, assicurando risorse adeguate per le operazioni di SAR nel Mediterraneo centrale e lo sbarco delle persone salvate in un porto sicuro, e attivando percorsi sicuri e legali – come ad esempio i corridoi umanitari- per raggiungere l’Europa.