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Alla vigilia dell’arrivo in Egitto di Giampaolo Cantini, il nuovo ambasciatore indicato dall’Italia, il presidente di Amnesty International Italia Antonio Marchesi ha ribadito i dubbi e le perplessità dell’efficacia di questo provvedimento e degli effetti reali che possa avere rispetto alla ricerca della verità sulla sparizione, tortura e uccisione di Giulio Regeni.
“Non sono in discussione la professionalità, l’esperienza e la competenza dell’ambasciatore Cantini – ha chiarito il presidente in una nota ufficiale –. Siamo piuttosto preoccupati che la decisione di normalizzare i rapporti diplomatici sia stata presa unicamente per motivi diversi dalla ricerca della verità sulla sparizione, la tortura e l’uccisione di Giulio Regeni. Di questo sono certi in molti al Cairo: dai commentatori ai parlamentari che hanno valutato la decisione del governo italiano come la conferma che ‘il caso è chiuso’“.
Mentre l’Italia sceglie la strada della normalizzazione dei rapporti, rinunciando all’unico strumento di pressione per ottenere verità nel caso di Giulio Regeni, nelle ultime settimane i segnali lanciati dal Governo egiziano sembrano andare nella direzione contraria.
Il 5 settembre le autorità egiziane hanno deciso di bloccare il sito della Commissione egiziana per i diritti e le libertà, l’Ong che fornisce consulenza ai legali della famiglia Regeni. Il 10 settembre Ibrahim Metwaly, il legale che fa parte della stessa commissione è stato arrestato: per 48 ore nessuno ne ha avuto notizie.
“I primi passi fatti dal governo egiziano dopo la decisione italiana – ha ricordato Marchesi –, l’oscuramento del sito della Commissione egiziana per i diritti e le libertà, la stessa che ha fornito consulenza alla famiglia Regeni, l’arresto dopo oltre 48 ore di sparizione dell’avvocato Ibrahim Metwaly, sono chiari: chi in Egitto continua cercare la verità su Giulio Regeni va zittito“.
Nonostante questi segnali preoccupanti, restiamo al fianco della famiglia Regeni e la nostra battaglia per la verità per Giulio non si ferma: “Il governo italiano si è assunto la responsabilità di far tornare l’ambasciatore al Cairo in assenza di qualsiasi reale sviluppo sul piano della indagini. Ogni 14 del mese, a iniziare dal 14 ottobre, quando saranno trascorsi i primi 30 giorni dal ritorno dell’ambasciatore, chiederemo a governo di far sapere quali ‘passi avanti’ quella decisione avrà favorito“.