Scambio di prigionieri tra Svezia e Iran: colpo devastante alla giustizia

20 Giugno 2024

Tempo di lettura stimato: 3'

Le autorità iraniane hanno una lunga storia di utilizzo di cittadini stranieri e con doppia nazionalità, detenuti arbitrariamente come strumenti di pressione. La scioccante scarcerazione dell’ex funzionario iraniano Hamid Nouri, condannato all’ergastolo da un tribunale svedese per il suo ruolo nei massacri delle prigioni del 1988, a seguito di uno scambio di prigionieri tra l’Iran e la Svezia, costituisce un colpo devastante per le persone sopravvissute e i parenti delle vittime e contribuisce alla crisi di impunità in Iran.

La decisione del governo svedese non solo incoraggia le autorità iraniane a commettere ulteriori crimini di diritto internazionale, incluso il sequestro di ostaggi, senza temere conseguenze, ma mina anche il diritto alla giustizia e alla riparazione delle persone sopravvissute e delle famiglie delle vittime, sollevando preoccupazioni riguardo all’impegno della Svezia nei confronti dei suoi obblighi in materia di diritto internazionale.

La prematura liberazione di Hamid Nouri ha indebolito l’impatto delle storiche sentenze dei tribunali svedesi basate sul principio della giurisdizione universale. Queste sentenze, in primo e secondo grado, avevano reso possibile l’unico processo, sia in Iran che all’estero, contro un funzionario iraniano per le sparizioni forzate e le esecuzioni extragiudiziali di migliaia di prigionieri avvenute oltre tre decenni fa.

La grazia concessa ad Hamid Nouri da parte del governo svedese e il suo ritorno in Iran confermano le precedenti preoccupazioni di Amnesty International riguardo al fatto che le autorità iraniane abbiano tenuto in ostaggio i cittadini svedesi per scambiarli proprio con Nouri.

Amnesty International condivide la gioia e il sollievo delle famiglie, degli amici e dei sostenitori dei cittadini svedesi Johan Floderus e Saeed Azizi, tornati a casa il 15 giugno dopo essere stati sottoposti a una serie di violazioni dei loro diritti umani in Iran. L’organizzazione sollecita da tempo la liberazione immediata di tutti i cittadini stranieri e con doppia nazionalità tenuti in ostaggio o detenuti arbitrariamente in Iran.

 

Ahmadreza Djalali è a rischio grave di esecuzione

Un terzo cittadino svedese, il medico Ahmadreza Djalali, che ha anche nazionalità iraniana, è detenuto arbitrariamente in Iran dall’aprile 2016 ed è sotto condanna a morte dall’anno successivo. Considerata la preoccupante ondata di esecuzioni nel paese, la sua sentenza lo pone in grave pericolo.

Le autorità svedesi devono urgentemente adottare tutte le misure necessarie per garantire la sua immediata scarcerazione e il suo ritorno a casa dalla sua famiglia in Svezia, agendo rapidamente per proteggere i diritti di Ahmadreza Djalali, incluso il diritto alla vita.

Ahmadreza Djalali è stato condannato a morte nell’ottobre 2017 per “corruzione sulla terra” (efsad-e fel-arz), a seguito di un processo gravemente iniquo celebrato dalla sezione 15 del tribunale rivoluzionario di Teheran, noto per estorcere “confessioni” con la tortura. Il 9 dicembre 2018 i suoi avvocati hanno appreso che la Corte suprema iraniana aveva confermato in via definitiva la condanna a morte di Ahmadreza Djalali senza concedere loro l’opportunità di presentare la loro difesa. La Corte ha respinto più volte le richieste di revisione giudiziaria avanzate da Ahmadreza Djalali.

La condanna a morte di Djalali pertanto può essere eseguita in qualsiasi momento.

Chiediamo alle autorità iraniane di rilasciare immediatamente Ahmadreza Djalali e alle autorità svedesi di adottare tutte le misure possibili per garantire che i suoi diritti siano rispettati!

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Una crisi d’impunità radicata in Iran

In Iran perdura da tempo una crisi di impunità sistemica per crimini di diritto internazionale e altre gravi violazioni dei diritti umani. Di conseguenza, nessun’autorità di governo è stata indagata, come previsto dagli standard internazionali, né tanto meno processata e punita in Iran per le esecuzioni extragiudiziali e le sparizioni forzate di diverse migliaia di dissidenti politici avvenute durante i massacri delle prigioni del 1988. Da oltre  30 anni, parenti e persone sopravvissute lottano per la verità e la giustizia.

Nel luglio 2022, la decisione del Tribunale di Stoccolma di condannare Hamid Nouri per crimini legati ai massacri delle prigioni del 1988 in Iran e di infliggergli una condanna all’ergastolo, confermata in appello nel dicembre 2023, è stata la prima in cui un funzionario iraniano è stato ritenuto responsabile di crimini di diritto internazionale.

In assenza totale di prospettive di responsabilità a livello nazionale, Amnesty International rimarrà risoluta nei suoi sforzi per garantire giustizia e riparazione alle famiglie delle vittime e ai sopravvissuti. L’organizzazione per i diritti umani ribadisce il suo appello a tutti gli stati di esercitare la giurisdizione universale per indagare e perseguire tutti gli ex e/o attuali funzionari iraniani per i quali esistano prove di coinvolgimento in crimini contro l’umanità e altri crimini ai sensi del diritto internazionale.

 

Sequestro di ostaggi in peggioramento

Amnesty International è profondamente preoccupata che lo scambio di prigionieri rafforzi ulteriormente le autorità iraniane nel continuare a commettere sequestri di ostaggi e altri crimini di diritto internazionale. Per ridurre questi rischi, le autorità svedesi devono urgentemente avviare delle indagini per determinare se gli arresti di Johan Floderus e Saeed Azizi possano configurarsi come un crimine di sequestro di ostaggi e devono impegnarsi pubblicamente a garantire un attribuzione di responsabilità, avviando indagini e procedendo al perseguimento dei presunti responsabili.

Johan Floderus – EU Careers Sweden

Amnesty International esorta inoltre le autorità svedesi a indagare penalmente ed emettere mandati di arresto per funzionari e altri individui per i quali esistano prove sufficienti e ammissibili di responsabilità per crimini commessi ai sensi del diritto internazionale contro Johan Floderus e Saeed Azizi, basandosi sul principio della giurisdizione universale.

In precedenza, Amnesty International aveva documentato come le autorità iraniane avessero sottoposto Johan Floderus, arrestato arbitrariamente nell’aprile 2022, a sparizione forzata e prolungato isolamento solitario, violando il divieto di tortura e altri maltrattamenti; aveva inoltre evidenziato prove crescenti secondo le quali le autorità iraniane lo tenevano in ostaggio per costringere la Svezia a consegnare Hamid Nouri. Tra dicembre 2023 e gennaio 2024, le autorità iraniane avevano processato Johan Floderus davanti a un tribunale rivoluzionario per “corruzione sulla terra” (efsad-e fil arz), un reato capitale, e l’hanno accusato di “spionaggio”, accuse che lui e la sua famiglia avevano ripetutamente negato.

 

La Convenzione internazionale contro il sequestro di ostaggi

Alla luce delle preoccupazioni in corso riguardo a questa pratica illegale, Amnesty International esorta tutti gli stati, i cui cittadini sono stati o sono detenuti in Iran, a esaminare tempestivamente se la privazione della loro libertà costituisca il reato di sequestro di persona e, in caso affermativo, adottare tutte le misure appropriate come previsto dalla Convenzione internazionale contro il sequestro di ostaggi.

La Convenzione internazionale contro il sequestro di ostaggi definisce il crimine di sequestro come il sequestro o il trattenimento di una persona, uniti a minacce di provocarle danno, compreso l’ucciderla, ferirla o continuare a trattenerla, al fine di costringere un terzo soggetto, come uno stato, a compiere o astenersi dal compiere un’azione come condizione esplicita o implicita per il rilascio dell’ostaggio.

Ai sensi della Convenzione, chiunque partecipi come complice di chi commetta o tenti di commettere un sequestro di ostaggi, può anche avere responsabilità penale individuale per il reato di sequestro di ostaggi. La Convenzione non limita il sequestro di ostaggi ad atti commessi da attori non statali, il che significa che funzionari statali possono anche effettuare detenzioni che costituiscono il crimine di sequestro di ostaggi. Iran e Svezia sono parti della Convenzione dal 2006 e sono vincolati alle sue disposizioni.

Inoltre, non vi è alcun requisito nel diritto internazionale affinché le condizioni legate alla scarcerazione di un detenuto siano esplicitamente enunciate affinché l’atto di detenzione costituisca il crimine di sequestro di ostaggi. Le circostanze di un caso, compreso il comportamento di coloro che trattengono un individuo che mostri una richiesta implicita rivolta a un terzo soggetto di compiere o astenersi dal compiere un’azione, possono essere sufficienti per stabilire l’intento e qualificare la privazione della libertà come un atto di sequestro di ostaggi.