“Su di noi una pioggia di bombe”: in Siria gli attacchi nella provincia di Daraa sono in aumento

3 Luglio 2018

AFP/Getty Images - 5 dicembre 2016 - Aleppo

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La popolazione civile della provincia di Daraa, in Siria, sta andando incontro a morte e distruzione a causa della spietata campagna di attacchi indiscriminati lanciata dal governo siriano, nel corso della quale sono stati ripetutamente colpiti anche ospedali.

Secondo la Rete siriana per i diritti umani, dal 19 giugno sono oltre 198.000 i civili sfollati dalla zona di Daraa a seguito dell’escalation di attacchi da parte del governo siriano, con l’appoggio di quello russo, contro villaggi e città densamente popolati, nel tentativo di espellere i gruppi armati ribelli.

Il 30 giugno e il 1° luglio la popolazione locale ha chiesto disperatamente protezione alla comunità internazionale dopo che, falliti i negoziati coi gruppi armati ribelli, gli attacchi del governo siriano sostenuti dai russi erano ripresi con rinnovata intensità.

Attraverso le numerose testimonianze raccolte, abbiamo appreso che il rischio di essere bombardati riguarda anche le persone che hanno lasciato le loro abitazioni dato che gli attacchi hanno iniziato a colpire le zone dove si sono diretti gli sfollati.

L’escalation della campagna di bombardamenti nella Ghuta orientale, da parte delle forze governative siriane e di quelle russe loro alleate, ha causato nell’ultimo mese decine e decine di morti e centinaia di feriti.

Chiedi, insiemi a noi, ai governi siriano e russo di porre fine agli attacchi sui civili e liberare dall’assedio la Ghouta orientale.

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Dal 19 giugno sono oltre 198.000 i civili sfollati dalla zona di Daraa a seguito dell’escalation di attacchi da parte del governo siriano.

Abbiamo le prove che le forze governative siriane, sostenute dalla Russia, abbiano ripetutamente attaccato gli ospedali, soprattutto nelle zone dove erano presenti gli sfollati: una strategia attuata più volte durante il conflitto, in flagrante violazione del diritto internazionale e che ha causato sofferenze oltre ogni immaginazione“, ha dichiarato Lynn Maalouf, direttrice delle ricerche sul Medio Oriente di Amnesty International.

Stiamo sollecitando il governo siriano e quello russo a porre immediatamente fine a tutti gli attacchi contro i civili e le infrastrutture civili e agli attacchi indiscriminati e sproporzionati. In base al diritto internazionale, attacchi del genere costituiscono crimini di guerra.

Stiamo inoltre chiedendo a tutte le parti in conflitto di aprire passaggi sicuri per i civili che vogliono fuggire dai combattimenti e di garantire che le organizzazioni umanitarie possano entrare senza ostacoli nella provincia di Daraa per portare gli aiuti indispensabili.

“Con la mia famiglia mi sono fermato a Mseifra ma poi il governo ha iniziato a bombardare la città, che già ospitava migliaia di persone. Ieri è stato terribile e siamo dovuto scappare di nuovo. Era come una pioggia di bombe sulle nostre teste”.

Una pioggia di bombe: Ospedali distrutti

Alcuni operatori sanitari ci hanno raccontato che gli ospedali da campo di al-Harak, Busr al-Harir, Mseifra, Seida e al-Jiza sono stati tra i primi obiettivi degli attacchi governativi. Il numero delle persone sfollate sta facendo aumentare la pressione sui rimanenti ospedali che già si trovano a operare in condizioni disperate.

Il 27 giugno abbiamo parlato con un infermiere della città di Nawa, che ha raccontato come l’ospedale nel quale lavora stesse operando solo parzialmente a causa degli attacchi quotidiani e dell’alto numero di sfollati in arrivo:

Ora sono in ospedale ma non possiamo rimanere operativi a causa degli attacchi in corso. Non è un luogo sicuro per noi, dato che gli ospedali sono il primo bersaglio del governo”.

Un medico, sempre di Nawa, ha descritto come gli ostacoli all’arrivo degli aiuti abbia lasciato gli ospedali privi persino dei materiali di base:

Attualmente non sono disponibili molti materiali, come gli anestetici e le garze. Ci sono pochi materiali per fare interventi chirurgici e anche per praticare le anestesie locali. Gli aiuti ultimamente si sono fatti molto rari. Passano quattro-cinque mesi tra l’arrivo di un convoglio e l’altro”.

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