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La cosiddetta “corte suprema” della “Repubblica popolare di Luhansk”, nell’Ucraina occupata dalle forze russe, ha condannato 33 soldati ucraini prigionieri di guerra a pene da 27 a 29 anni da trascorrere in colonie penali.
I 33 prigionieri di guerra sono stati riconosciuti colpevoli di gravi crimini previsti dal codice penale russo ma le dichiarazioni ufficiali russe e altre sporadiche informazioni sui “crimini di guerra” loro addebitati – l’uso dell’artiglieria nei primi giorni dell’invasione, con un morto, un ferito e danni a 42 abitazioni – lasciano supporre che essi siano stati processati unicamente per aver preso parte al conflitto nelle forze armate ucraine.
I processi tenuti dalla cosiddetta “corte suprema” di Luhansk sono illegali ai sensi del diritto internazionale dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario in quanto non rispettano i minimi criteri dell’equità dei procedimenti.
I prigionieri di guerra non possono essere processati semplicemente per aver preso parte alle ostilità. Il crimine di guerra, nel caso specifico una violazione della Terza Convenzione di Ginevra, va attribuito, per quanto riguarda il processo di Luhansk, alle autorità russe che non hanno celebrato un processo equo e regolare.
Dall’inizio dell’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte della Russia, Amnesty International sta documentando crimini di guerra e altre violazioni dei diritto internazionale umanitario. Leggi tutto nella pagina L’aggressione della Russia all’Ucraina.