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Una nuova ricerca rivela che il 18 marzo sono stati portati a termine due attacchi contro presunti obiettivi del gruppo armato somalo al-Shabaab utilizzando droni TB-2 prodotti in Turchia che hanno sganciato bombe plananti MAM-L, a loro volta di fabbricazione turca.
Nel corso dei due attacchi sono stati uccisi 23 civili, tra i quali 14 bambine e bambini, tutti appartenenti al sotto-clan marginalizzato Gorgaarte.
I due attacchi hanno colpito la fattoria Jaffey, tre chilometri a ovest del villaggio di Bagdad, nella regione del Basso Shabelle, tra le 20 e le 20.30. Nelle ore precedenti c’erano stati scontri tra al-Shabaab e l’esercito somalo.
Secondo le testimonianze raccolte da Amnesty International, dopo che alle 19.30 un primo attacco aveva colpito la moschea di Bagdad, molte persone si sono spostate verso la fattoria di Jaffey, pensando di essere maggiormente al sicuro.
Mezz’ora dopo proprio lì è arrivata la prima bomba. Un’altra mezz’ora ed è arrivata la seconda, che ha colpito anche persone arrivate dai villaggi di Alifow e Galguube per soccorrere le vittime dell’attacco precedente.
Nei due attacchi sono state colpite cinque famiglie del sotto-clan Googarte.
Maalim Adan Hussein Hassan Adow, un agricoltore di 49 anni, ha perso la moglie, una sorella, un figlio di 14 anni, due figlie di sette e sei anni e due nipoti di sette e nove anni.
Un anziano del clan ha dichiarato ad Amnesty International:
“Ci sentiamo abbandonati e rifiutati, nessuno parla con noi. Nessuno è venuto a darci spiegazioni, a scusarsi o a farci le condoglianze. Vogliamo sapere perché ci hanno colpiti e vogliamo risarcimenti”.
Il 19 marzo il ministero dell’Informazione somalo ha dichiarato che, “in coordinamento con partner internazionali”, erano stati uccisi “30 militanti di al-Shabaab” (i quali) “secondo notizie d’intelligence si erano riuniti in quella zona per pianificare un attacco contro la popolazione somala”.
Non è chiaro chi controllasse i droni TB-2. Una fonte del governo di Mogadiscio, interrogata da Amnesty International, ha parlato di un comando somalo. Ma nel 2022 il Panel di esperti delle Nazioni Unite sulla Somalia aveva citato fonti turche secondo le quali la Turchia non trasferisce droni in Somalia per via dell’embargo delle Nazioni Unite; piuttosto, li gestiscono le stesse forze turche “per combattere il terrorismo”. Per Ahmed Malim Fiqi, nel 2022 ministro dell’Interno e ora ministro degli Esteri della Somalia, i turchi operano i droni e i somali indicano i bersagli.
Quello che è certo che droni turchi si trovano sulle piste dell’aeroporto internazionale di Mogadiscio sin dal 2022 e che nel febbraio 2024, dopo anni e anni di formazione delle forze somale nella base turca della capitale, i due stati hanno firmato un Accordo di cooperazione nel campo della difesa e dell’economia.
Dati i numerosi precedenti di attacchi Usa con propri droni in territorio somalo, Amnesty International ha chiesto ad Africom, il Comando Usa per l’Africa) se fossero stati coinvolti anche loro negli attacchi del 18 marzo. Non è ancora arrivata risposta.