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Sudan, condannata a morte per aver ucciso lo sposo di un matrimonio combinato che l’aveva stuprata: una crudeltà intollerabile
Il 10 maggio un tribunale del Sudan ha condannato a morte Noura Hussein, una ragazza di 19 anni che aveva ucciso per autodifesa il marito che l’aveva stuprata. Per Amnesty International, la sentenza è la prova che le autorità sudanesi non sono in grado di contrastare i matrimoni precoci e forzati – legali dopo i 10 anni di età – e lo stupro coniugale.
Noura Hussein era stata costretta a sposare, all’età di 16 anni, Abdulrahman Mohamed Hammad dopo che questi e il padre della ragazza avevano firmato un contratto di matrimonio.
Nell’aprile 2017, terminati gli studi superiori, Noura è stata costretta a trasferirsi a casa di Hammad.
Al rifiuto di concedersi allo sposo, questi ha invitato a casa due fratelli e un cugino perché lo aiutassero a stuprare Noura Hussein, cosa accaduta il 2 maggio 2017.
Il mattino dopo Hammad ha cercato di stuprarla nuovamente, ma Noura Hussein è riuscita a scappare in cucina. Impugnato un coltello, ha colpito a morte il marito. Un referto medico ha successivamente attestato che nel corso della colluttazione col marito, Noura Hussein è stata morsa e graffiata.
Poi, Noura Hammad ha cercato rifugio nell’abitazione di famiglia ma suo padre l’ha consegnata alla polizia, che ha aperto un’indagine per omicidio.
Il tribunale ha applicato una legge del 1991 che non riconosce lo stupro coniugale e ha giudicato Noura Hussein colpevole di omicidio volontario.
“Noura avrebbe voluto diventare un’insegnante ma alla fine ha dovuto sposare un uomo violento che l’ha stuprata, e ora l’attende una condanna a morte“, ha dichiarato Seif Magango, vicedirettore di Amnesty International per l’Africa orientale, il Corno d’Africa e la regione dei Grandi laghi.
“Chiediamo alle autorità del Sudan di annullare la condanna a morte e di garantire a Noura Hussein un nuovo processo, questa volta equo e che tenga conto delle circostanze attenuanti“, ha concluso Magango.