Tiananmen, 35 anni dopo

4 Giugno 2024

Tang Yan/SOPA Images/LightRocket via Getty Images

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Nell’aprile 1989 gli studenti e le studentesse di Pechino, la capitale della Repubblica popolare cinese, iniziarono a radunarsi in piazza Tiananmen per rivendicare una serie di richieste: riforme politiche ed economiche, fine della corruzione, no alla censura, pieno godimento dei diritti fondamentali. Nelle settimane successive, dalla loro parte si schierarono pensionati, contadini e veterani di guerra. Milioni di persone iniziarono a scendere in piazza in tutta la Cina.

Le autorità non riuscirono a persuadere i manifestanti a tornare a casa e, il 29 maggio, proclamarono la legge marziale. La notte del 3 giugno truppe armate e centinaia di veicoli blindati si mossero verso il centro di Pechino.

Il 4 giugno l’esercito cinese aprì il fuoco. Centinaia, forse migliaia, di persone – compresi anziani e bambini – vennero uccise.  Alla fine del mese, le autorità di Pechino resero noto che “durante la rivolta erano stati uccisi oltre 200 manifestanti, compresi 36 studenti, e altri 3000 civili erano rimasti feriti”. Erano morte anche alcune decine di soldati.

Il numero esatto delle vittime del massacro di Tiananmen resta sconosciuto ma il dato ufficiale è probabilmente assai sottostimato.

Subito dopo la repressione militare, le autorità cinesi iniziarono a dare la caccia a chi aveva organizzato le proteste e a chi vi aveva preso parte. Vennero arrestate decine di migliaia di persone: molte vennero torturate o condannate, al termine di processi iniqui, per reati “controrivoluzionari”.

Nei 35 anni successivi, la censura ha impedito che si sviluppasse un dibattito su quanto accaduto a Tiananmen. Le commemorazioni pubbliche, in presenza od online, sono vietate. Il governo cinese ha cancellato quei fatti dalla storia.

Nonostante gravi minacce e intimidazioni, arresti e processi per “sovversione” e “causare liti”, le famiglie delle vittime, le persone sopravvissute e i difensori dei diritti umani riunitisi nelle Madri di Tiananmen continuano a chiedere al governo di fornire una piena ricostruzione di quanto successe nel 1989 e di assumersene piena responsabilità.

A Hong Kong ogni anno, fino al 4 giugno 2019, centinaia di migliaia di persone hanno raccolto l’invito dell’Alleanza per i movimenti patriottici democratici della Cina, si sono radunate nel parco della Vittoria e hanno acceso candele per ricordare le persone uccise a Tiananmen. Le commemorazioni sono state vietate nel 2020 e nel 2021, ufficialmente a causa della pandemia da Covid-19 e poi a seguito dell’entrata in vigore della Legge sulla sicurezza nazionale, che criminalizza ogni forma di protesta in città.

Chow Hang-tung, vicepresidente dell’Alleanza, è stata arrestata il 4 giugno 2021 per aver incoraggiato gli utenti delle piattaforme social a commemorare il massacro di Tiananmen pubblicando immagini di candele accese. Accusata di “incitamento alla sovversione”, rischia persino l’ergastolo.

 

Rapporto sulla repressione transnazionale