Unione europea complice delle violazioni in Libia: “Serve un cambio di approccio”

6 Dicembre 2019

© Taha Jawashi

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In vista del Consiglio degli affari esteri dell’Unione europea del 9 dicembre, abbiamo sollecitato il nuovo alto rappresentante per la politica estera Joseph Borrell ad affrontare i temi della complicità dell’Unione europea nelle violazioni dei diritti umani in Libia e delle politiche europee che contribuiscono alla sofferenza di migranti e rifugiati nel paese nordafricano.

Borrell ha l’opportunità di cambiare l’attuale approccio dell’Unione europea nei confronti della Libia, un approccio che sacrifica i diritti delle persone pur di tenerle lontane – ha dichiarato in una nota ufficiale Eve Geddie, direttrice dell’ufficio di Amnesty International presso le istituzioni europee –. La scorsa settimana, a seguito di un’azione legale delle Ong locali, la Francia ha ritirato l’offerta di fornire delle navi alla guardia costiera libica poiché queste avrebbero potuto essere usate per riportare in territorio libico persone destinate a subire arresti arbitrari e torture. Ciò nonostante, l’Unione europea e i suoi stati membri continuano a portare avanti la loro ambigua cooperazione con la Libia in materia d’immigrazione. Borrell dovrebbe stimolare tutti gli stati membri a proteggere i diritti dei migranti e dei rifugiati invece di farli trattenere in un paese devastato dal conflitto, a rischio di tortura e sfruttamento“, ha dichiarato .

Grazie al nostro lavoro di ricerca abbiamo a più riprese denunciato le violazioni dei diritti umani a cui sono soggetti migranti e rifugiati in Libia, soprattutto coloro che vengono intercettati in mare dalla guardia costiera libica, sostenuta dall’Unione europea, e poi riportati nei centri di detenzione dove la tortura è la regola.

In più occasioni abbiamo anche denunciato il clima generale d’impunità in Libia, che favorisce gravi violazioni del diritto internazionale dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario da parte di milizie, gruppi armati e agenzie di sicurezza. Le ripetute violazioni dei diritti umani e i possibili crimini di guerra commessi nel corso della recente offensiva militare su Tripoli sono un sintomo di quell’impunità.

L’Unione europea – ha concluso Geddie – sta cinicamente aiutando la guardia costiera libica, mentre importanti istituzioni di quel paese sono abbandonate a sé stesse. Interessi politici di corto respiro prevalgono sull’esigenza di ripristinare lo stato di diritto, col risultato che la popolazione civile è esposta a gravi violazioni dei diritti umani. La giustizia, l’accertamento delle responsabilità e il rispetto dei diritti umani devono essere al centro di ogni tentativo di garantire la futura stabilità della Libia“, ha commentato Geddie.

Per questo motivo, chiediamo all’Unione europea di appoggiare l’urgente istituzione, da parte del Consiglio Onu dei diritti umani di una Commissione d’inchiesta o meccanismo similare allo scopo di indagare sulle violazioni dei diritti umani commesse in Libia dal 2014, identificare i sospetti responsabili e assicurare che siano condotti di fronte alla giustizia.