Il Papa in visita negli Emirati: “Occasione per denunciare la drammatica situazione dei diritti umani nel Paese”

1 Febbraio 2019

Tempo di lettura stimato: 3'

Dal 3 al 5 febbraio Papa Francesco sarà negli Emirati Arabi Uniti, un viaggio storico.

In occasione di questa importante visita, ricordiamo la costante repressione della libertà d’espressione nel paese e chiediamo al Papa di segnalare alle autorità emiratine i casi dei difensori dei diritti umani in carcere.

Il governo degli Emirati arabi uniti intende chiamare il 2019 ‘l’anno della tolleranza’ e vuole usare la visita del Papa come una prova di rispetto delle diversità. Ciò vuol dire che il paese è pronto a porre fine alla sistematica repressione di ogni forma di dissenso e di critica?ha commentato Lynn Maalouf, direttrice delle ricerche sul Medio Oriente di Amnesty International.

Nel 2018 le autorità emiratine hanno continuato a imporre arbitrariamente restrizioni alle libertà d’espressione e d’associazione, applicando leggi penali sulla diffamazione e l’antiterrorismo, allo scopo di detenere, perseguire, condannare e incarcerare persone critiche verso il governo e un noto difensore dei diritti umani.

Decine di persone, compresi prigionieri di coscienza, che erano state condannate al termine di processi iniqui, sono rimaste in carcere. Le autorità hanno trattenuto i detenuti in condizioni equiparabili a tortura e non hanno provveduto a indagare le accuse di tortura emerse negli anni precedenti. Le donne sono rimaste discriminate nella legge e nella prassi.

I lavoratori migranti sono rimasti esposti a sfruttamento e abusi. I tribunali hanno continuato a emettere condanne a morte; c’è stata un’esecuzione.

Dal 2011 le autorità hanno sistematicamente ridotto al silenzio le voci critiche, come quelle degli attivisti, dei giudici, degli avvocati, degli accademici, degli studenti e dei giornalisti attraverso gli arresti arbitrari, le sparizioni forzate e la tortura”, ha sottolineato Maalouf.

“Ci vorrà ben altro che una serie di incontri simbolici per nascondere questa drammatica situazione dei diritti umani. Gli squilli di tromba per la visita di papa Francesco non saranno ascoltati dai molti difensori dei diritti umani, tra cui Ahmed Mansoor, Nasser bin Ghaith e Mohammed al-Roken, che stanno scontando lunghe condanne solo per aver esercitato il loro diritto alla libertà d’espressione. Chiediamo a papa Francesco di parlare della loro situazione coi suoi interlocutori e di sollecitare il loro rilascio immediato e incondizionato”, ha proseguito Maalouf.

“Se gli Emirati arabi uniti vorranno seriamente intraprendere le riforme, dovranno abolire tutte le leggi e le prassi che perpetuano la discriminazione e rilasciare tutti i prigionieri di coscienza”, ha concluso Maalouf.