Credit: Amnesty International
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Sono trascorsi quattro anni dal primo bombardamento sullo Yemen della coalizione militare guidata dall’Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi Uniti.
Era marzo 2015. Da allora abbiamo documentato un orrendo catalogo di crimini di diritto internazionale che chiamano in causa tutti: le forze governative yemenite, la coalizione e i gruppi suoi alleati, gli huthi e le sue forze alleate.
Tutte le parti in conflitto continuano a infliggere sofferenze inimmaginabili alla popolazione civile.
“Dopo quattro anni di bagno di sangue nel più povero dei paesi arabi, gli yemeniti non possono sopportare oltre la catastrofe umanitaria provocata dalla guerra. La comunità internazionale deve raddoppiare gli sforzi per assicurare che i civili siano protetti, che gli ostacoli all’assistenza umanitaria e le arbitrarie limitazioni all’importazione di beni fondamentali siano rimossi e che l’impunità per i crimini di guerra e ulteriori violazioni dei diritti umani abbia fine”, ha dichiarato Samah Hadid, direttrice delle campagne di Amnesty International sul Medio Oriente.
L’elenco delle violazioni dei diritti umani perpetrate da ogni parte coinvolta nel conflitto dello Yemen comprende: attacchi indiscriminati, detenzioni arbitrarie, sparizioni forzate, maltrattamenti e torture, aggressioni sessuali e l’imposizione di restrizioni all’ingresso e alla circolazione di beni e aiuti essenziali. In alcuni casi si è trattato di veri e propri crimini di guerra.
Diversi stati occidentali – tra cui Usa, Regno Unito, Francia e anche Italia – continuano a fornire armi agli stati membri della coalizione nonostante vi siano prove schiaccianti che esse siano state usate per commettere crimini di guerra. Solo una manciata di stati – tra cui Olanda, Norvegia, Danimarca, Finlandia e Svizzera – hanno sospeso questi trasferimenti.
Da quattro anni chiediamo la sospensione delle forniture di armi alla coalizione guidata dall’Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi Uniti.