Un artista yemenita lavora a un murales dedicato ai bambini soldato / MOHAMMED HUWAIS/AFP/Getty Images
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Gli huthi reclutano bambini anche di soli 15 anni per mandarli a combattere nel conflitto in corso nello Yemen. Le nuove prove sono state raccolte ascoltando le famiglie di tre bambini che in questo mese sono stati vittime di questa pratica aberrante e vietata dal diritto internazionale. Per approfondimenti, leggi il comunicato stampa.
“È sconvolgente che gli huthi portino via i bambini dalle loro famiglie e dalle loro case, privandoli della loro infanzia per mandarli a combattere sulla linea del fronte, dove potranno anche morire”, ha dichiarato Samah Hadid, vicedirettrice dell’ufficio regionale di Amnesty International di Beirut. “Si tratta di una vergognosa e oltraggiosa violazione del diritto internazionale. Gli huthi devono immediatamente porre fine all’arruolamento dei bambini soldato e rilasciare tutti quelli che già si trovano nelle loro file. Chiediamo alla comunità internazionale di contribuire alla riabilitazione e alla reintegrazione dei bambini soldato nelle loro comunità”, ha aggiunto Hadid.
Gli huthi gestiscono localmente una serie di centri in cui si svolgono preghiere, sermoni e letture e in cui uomini adulti e minorenni vengono incoraggiati a raggiungere la linea del fronte per difendere lo Yemen dall’Arabia Saudita.
Secondo un testimone, due dei quattro ragazzi sono stati reclutati da un esponente degli huthi in una scuola coranica nei pressi di Sana’a, dove erano stati inviati a insaputa delle famiglie per un primo indottrinamento religioso. Al ritorno un bambino ha spiegato di aver studiato la storia delle guerre mondiali e di aver appreso che la coalizione militare guidata dall’Arabia Saudita sta facendo la guerra al popolo yemenita.
Alcuni familiari hanno sottolineato che nei loro quartieri c’è stato un aumento del reclutamento dei bambini soldato poiché molti di loro non possono più andare a scuola. La guerra ha acuito la crisi economica e molte famiglie non riescono più a sostenere le spese di trasporto per mandare i figli nelle scuole ancora aperte. Diversi insegnanti sono in sciopero a causa del mancato pagamento dello stipendio.
Questo è il racconto del fratello di un 16enne arruolato dagli huthi:
“Sono contenti di sparare con le pistole e i kalashnikov e di indossare divise militari. Gli huthi sostengono di avere pochi combattenti al fronte, così vanno a chiederli alle famiglie. Se il figlio muore al fronte, la famiglia riceve una pensione mensile e il padre una pistola”.
Molte famiglie temono vendette contro i figli che sono stati arruolati dagli huthi o contro i bambini o le famiglie che hanno osato denunciare il fenomeno dei bambini-soldato.
“I bambini arruolati sono molti, ma le famiglie non se la sentono di parlare. Hanno paura di essere arrestate”, ha raccontato un padre.
Due delle persone intervistate da Amnesty International hanno dichiarato di aver ricevuto promesse di incentivi economici, da 20.000 a 30.000 rial yemeniti (approssimativamente, da 75 a 115 euro) per bambino al mese nel caso in cui diventi martire sul fronte di guerra. Gli huthi si occupano anche di stampare e affiggere manifesti funebri per celebrare il contributo dato allo sforzo bellico. Due degli intervistati hanno sottolineato che i bambini arruolati provengono dagli ambienti più poveri.
I nomi dei bambini-soldato, dei loro familiari e di altre persone intervistate da Amnesty International, così come le date esatte del reclutamento, sono stati omessi per ragioni di sicurezza.
Le agenzie delle Nazioni Unite stimano che dal marzo 2015 al febbraio 2017 siano stati arruolati, da tutte le parti in conflitto nello Yemen, quasi 1500 bambini soldato. Human Rights Watch aveva già accusato, nel maggio 2015, gli huthi di arruolare, addestrare e impiegare bambini soldato.
Nel 2012 il leader huthi Abdel Malik al-Huthi, nel corso di un incontro con la rappresentante speciale delle Nazioni Unite sui bambini nei conflitti armati, Leila Zerrougui, si era impegnato a porre fine all’arruolamento dei bambini soldato. Invece, nel corso delle sei missioni condotte tra gennaio 2015 e novembre 2016 nei territori controllati dagli huthi, Amnesty International ha visto bambini soldato presidiare posti di blocco: alcuni di loro avevano un libro in una mano e un kalashnikov nell’altra.
Negli ultimi anni, il rapporto annuale del segretario generale Onu sui bambini nei conflitti armati ha segnalato violazioni dei diritti dei bambini nei conflitti, compreso l’arruolamento e l’impiego di bambini soldato, da parte degli huthi, di al-Qaeda nella penisola araba (Aqap), di parecchie divisioni dell’esercito regolare yemenita e di alcune milizie filo-governative.
L’Arabia Saudita, inizialmente inclusa nell’elenco, è stata successivamente rimossa dall’ex segretario generale Ban Ki-moon a seguito delle pressioni diplomatiche saudite, nonostante evidenti prove che la coalizione militare guidata da Riad avesse violato i diritti dei bambini nel corso del conflitto in Yemen.
Secondo l’ultimo rapporto annuale del segretario generale Onu sui bambini nei conflitti armati, pubblicato nell’aprile 2016, dal marzo 2015 – quando è iniziato il conflitto dello Yemen – il 60 per cento delle morti e dei ferimenti di bambini sono da attribuire alla coalizione militare a guida saudita e un altro 20 per cento agli huthi. Amnesty International ha ripetutamente documentato violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario commesse dalla coalizione, anche nei confronti dei bambini, tra cui attacchi aerei contro le scuole e l’uso di bombe a grappolo che hanno ucciso tre bambini e ne hanno feriti altri nove.
Il reclutamento o l’impiego di minorenni al di sotto dei 15 anni ad opera delle parti coinvolte in un conflitto è, ai sensi dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale e del diritto consuetudinario, un crimine di guerra. I comandanti che erano a conoscenza o avrebbero dovuto essere a conoscenza di queste violazioni e non hanno preso misure efficaci devono risponderne sul piano penale.
Lo Yemen è stato parte della Convenzione sui diritti dell’infanzia e del suo Protocollo opzionale sul coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati, che proibiscono il reclutamento e l’impiego dei bambini nelle ostilità. Il Protocollo stabilisce a 18 anni l’età minima per la partecipazione a un conflitto armato, dalla parte tanto di forze armate regolari quanto di gruppi armati non statali.