Attivista e ricercatore egiziano a rischio tortura: va scarcerato subito

22 Aprile 2020

Tempo di lettura stimato: 4'

Aggiornato il 03/12/2020 – Patrick George Zaki, 27 anni, attivista e studente dell’Università di Bologna, resta in stato di detenzione preventiva in Egitto.

Per la prima volta, dopo quasi dieci mesi di carcere, l’avvocata di Patrick Zaky, Huda Nasrallah, ha potuto visitare il giovane attivista nella prigione del Cairo dove è detenuto dallo scorso febbraio.

Il sollievo che deriva dal fatto che Patrick incontri i familiari e oggi anche la sua legale è però molto attenuato, quasi annullato, dai dettagli che poi arrivano da questi incontri. L’idea che Patrick da nove mesi dorma per terra la dice lunga sulle sofferenze aggiuntive che il regime carcerario egiziano produce, oltre al fatto che sta trattenendo un innocente“. Così all’ANSA Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.

Ribadiamo la richiesta, ancora una volta, al Governo italiano perché si dia seriamente da fare in vista anche del 7 gennaio, il Capodanno copto. Noi desideriamo che quel giorno Patrick sia libero per festeggiare il Capodanno con la sua famiglia e che poi i successivi giorni del 2021 li passi dove desidera, magari a Bologna dove lo aspettiamo e lo aspettano in tanti“.

Insieme all’Università di Bologna e Comune di Bologna abbiamo scritto una lettera all’ambasciatore italiano al Cairo, Giampaolo Cantini, per chiedergli di fare pressione sul governo egiziano affinché Patrick George Zaki sia rilasciato il prima possibile o gli sia concesso almeno di scontare la detenzione preventiva presso il suo domicilio.

La richiesta dell’intervento dell’ambasciatore in Egitto avviene dopo lo stillicidio di udienze convocate e rinviate nelle ultime cinque settimane in un paese dove peraltro l’attività giudiziaria è pressoché ferma a causa della pandemia da Covid-19.

A destare forti preoccupazioni sono le condizioni di salute di Patrick George Zaki: è asmatico, dunque un soggetto a rischio di contagio più di altri che si trova in un ambiente – una prigione egiziana – dove più che in altri può propagarsi il virus.

Nella lettera all’ambasciatore Cantini è stato sottolineato come altri stati dell’Africa settentrionale abbiano preso iniziative per decongestionare i centri di detenzione e che un provvedimento del genere è stato sollecitato al governo egiziano all’inizio di aprile anche dall’Alta commissaria Onu per i diritti umani.

Patrick George Zaki: l’arresto e le accuse

La mattina del 7 febbraio, in base a quanto riferito dai suoi avvocati, agenti dell’Agenzia di sicurezza nazionale (NSA) lo hanno arrestato e tenuto bendato e ammanettato per 17 ore durante il suo interrogatorio all’aeroporto.

I pubblici ministeri di Mansoura hanno ordinato la detenzione preventiva di Patrick George Zaki in attesa di indagini su accuse tra cui “diffusione di notizie false”, “incitamento alla protesta” e “istigazione alla violenza e ai crimini terroristici”.

Il 5 marzo, Patrick George Zaki è stato trasferito nella prigione di Tora, al Cairo. Nello stesso giorno, la Commissione Diritti Umani del Senato ha ascoltato l’ambasciatore italiano al Cairo che ha garantito il massimo impegno sul caso.

Patrick George Zaki è un prigioniero di coscienza detenuto esclusivamente per il suo lavoro in favore dei diritti umani e per le opinioni politiche espresse sui social media.

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"Grazie per tutto quanto state facendo. Voglio dirvi che Patrick ha bisogno di tutto il vostro sostegno per tornare libero. Continuate a condividere informazioni e ad aiutarlo in modo che possa uscire dal carcere e tornare a seguire il suo Master".
Marise George Zaky, sorella di Patrick

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