Ahmadreza Djalali, sette anni nel braccio della morte

8 Maggio 2023

La moglie di Ahmadreza Djalali, Vida Mehrannia, durante una manifestazione

Tempo di lettura stimato: 2'

Approfondimento a cura del Coordinamento tematico sulla pena di morte. Per restare aggiornato iscriviti alla newsletter. Per consultare i numeri precedenti clicca qui.

Per Ahmadreza Djalali, il 26 aprile è una data-incubo. Sette anni fa, il 26 aprile 2016, iniziò l’incubo per il ricercatore di origine iraniane ma residente in Svezia: l’arresto, le torture, l’isolamento, la pena capitale, il braccio della morte e il terrore quotidiano dell’esecuzione. Sono passati oltre 2550 giorni, ma la speranza di riportare a casa Ahmadreza non si è mai spenta. A Bruxelles, proprio il 26 aprile si è svolta una iniziativa promossa dalla sezione belga di Amnesty a cui ha partecipato anche Vida Mehrannia, moglie di Djalali, per chiedere alle autorità di Belgio e Svezia di promuovere ogni azione possibile per liberare il ricercatore. Resta aperto l’appello di Amnesty Italia per salvare Ahmad che ha quasi raggiunto 288mila adesioni. Firma anche tu!

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cifre

I dati sulla pena di morte nel 2022 e nel 2023

In totale 144 paesi hanno abolito la pena di morte nella legge o nella pratica: 112 Stati l’hanno abolita per ogni reato; 9 Stati l’hanno abolita salvo che per reati eccezionali, quali quelli commessi in tempo di guerra; 23 Stati sono abolizionisti de facto poiché non vi si registrano esecuzioni da almeno dieci anni oppure hanno assunto un impegno a livello internazionale a non eseguire condanne a morte; 55 Stati mantengono in vigore la pena capitale, ma quelli che eseguono condanne a morte sono assai di meno.

 

 

*: questa lista contiene soltanto i dati sulle esecuzioni di cui Amnesty International è riuscita ad avere notizia certa. In alcuni paesi asiatici e mediorientali il totale potrebbe essere molto più elevato. Dal 2009, Amnesty International ha deciso di non pubblicare la stima delle condanne a morte e delle esecuzioni in Cina, dove questi dati sono classificati come segreto di stato. Ogni anno, viene rinnovata la sfida alle autorità cinesi di rendere disponibili queste informazioni che si ritiene essere nell’ordine di migliaia, sia di esecuzioni che di condanne a morte. Non sono noti neppure i dati di Afghanistan, Corea del Nord, Siria e Vietnam.

 

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Altre notizie

BielorussiaÉ entrata ufficialmente in vigore lo scorso 25 marzo in Bielorussia la legge che prevede la pena di morte per funzionari e membri delle forze armate accusati del reato di alto tradimento. Il provvedimento, introdotto dal governo alla fine dello scorso anno, è stato firmato dal presidente Alexander Lukashenko il 9 marzo. Molteplici le tipologie di reato che secondo la nuova legge possono portare alla pena di morte: dalla diffusione di propaganda terroristica alla diffamazione delle forze armate, dalla violazione dei requisiti per la protezione dei segreti di Stato alla creazione o partecipazione a una formazione estremista, al finanziamento o agevolazione di attività estremiste o partecipazione a una formazione armata o a un conflitto armato sul territorio di uno Stato estero. La Bielorussia è l’unico Stato europeo dove vige ancora la pena di morte.

India – Il governo sta valutando un metodo “meno doloroso e più rispettoso della dignità individuale” alternativo all’impiccagione. Lo ha comunicato alla Corte Suprema l’avvocato dello Stato R. Venkataramani, che ha detto che una commissione di giuristi, medici, psicologi e magistrati, incaricata dal Consiglio dei ministri, presenterà la sua relazione in luglio. Il gruppo di esperti è stato costituito a seguito dell’invito dello stesso Presidente della Corte Suprema D Y Chandrachud, sollecitato da un noto avvocato dei diritti civili, Rishi Malhora, a valutare se l’impiccagione rispetti lo spirito della Costituzione indiana o non sia, al contrario, disumana. Malhotra aveva definito questo modo di eseguire le condanne capitali «barbaro e crudele». Nel 2022 in India sono state condannate a morte 165 persone, facendo salire a 539 il numero dei condannati in attesa di esecuzione.

Iran – Almeno 582 persone sono state le persone messe a morte in Iran nel 2022, un aumento vertiginoso del 75% rispetto alle 333 del 2021. Lo rivela il nuovo rapporto pubblicato dalle organizzazioni non governative Iran Human Rights e Ensemble Contre la Peine de Mort. Stime prudenti visti i dati, anch’essi approssimativi per difetto, di Amnesty International che registra almeno 623 esecuzioni. In ogni caso, cifre spaventose, le più alte dal 2015 per un paese che dal settembre 2022 vive la micidiale repressione delle autorità iraniane nei confronti delle rivolte popolari scoppiate dopo la morte in custodia della ‏giovane Mahsa Amini. Il rapporto parla di almeno 15 persone, tra cui 2 manifestanti, messe a morte per accuse relative alla sicurezza. Ma la gran parte delle 582 esecuzioni riguardano persone condannate per omicidio (49%) o reati legati alla droga (44%). La forca non ha risparmiato neppure i minorenni all’epoca del reato (almeno 3) e le donne (almeno 16). Il rapporto completo è disponibile sul sito di Iran Human Rights.

Uganda – Lo scorso 2 maggio il Parlamento ha di nuovo approvato la controversa legge anti-Lgbtq+ che il presidente Yoweri Museveni si era rifiutato di firmare alcuni giorni prima chiedendo che venisse ‘riesaminata’. Nonostante le modifiche, il testo mantiene pesanti sanzioni per le relazioni tra persone dello stesso sesso e la “promozione” dell’omosessualità. La nuova versione prevede che “una persona presunta o sospettata di essere omosessuale, che non abbia commesso un atto sessuale con un’altra persona dello stesso sesso, non commette il reato di omosessualità”. In Uganda l’omosessualità è illegale e gli “atti di omosessualità” restano punibili con l’ergastolo, come da sanzione risalente al periodo coloniale britannico. I parlamentari hanno anche mantenuto, contro il parere del capo dello Stato, una norma che prevede il reato di “omosessualità aggravata” per il quale i recidivi potrebbero essere condannati a morte, anche se la pena capitale nel Paese non viene applicata da anni.

Yemen – I giornalisti Tawfiq Al-Mansoori, Abdul Khaleq Amran, Akram Al-Waleedi e Hareth Humaid sono stati rilasciati lo scorso 16 aprile nell’ambito di uno scambio di prigionieri tra le forze governative e il movimento Houthi, dopo aver trascorso otto anni in carcere. I quattro giornalisti yemeniti erano stati arrestati nel luglio 2015 dal Movimento Houthi/Ansar Allah e accusati di “spionaggio a favore di Stati stranieri e diffusione di notizie false” per aver riferito di violazioni dei diritti umani commesse dalle forze Houthi. Cinque anni più tardi, la condanna a morte. In loro favore si erano mobilitate nei mesi scorsi sia la Federazione Internazionale dei Giornalisti che il Sindacato dei Giornalisti Yemeniti.

 

Brevi dal mondo

14 marzo – Due cittadini tunisini sono stati condannati alla pena capitale per il loro coinvolgimento in un attentato fuori dall’ambasciata degli Stati Uniti in Tunisia avvenuto nel 2020 che portò alla morte di un agente. La loro pena si trasformerà tuttavia in ergastolo per effetto di una moratoria sulle esecuzioni, in vigore in Tunisia dal 1991.30 marzo – Secondo un rapporto pubblicato dalla Corea del Sud, le esecuzioni praticate in Corea del Nord riguardano atti che non giustificano il ricorso alla pena di morte, inclusi reati di droga, distribuzione di video sudcoreani e attività religiose e superstiziose. Il Ministero per l’Unificazione sudcoreano, che si occupa degli affari intercoreani, ha basato il rapporto di 450 pagine sulle testimonianze raccolte dal 2017 al 2022 da oltre 500 nordcoreani fuggiti dal loro Paese. Nel rapporto della Corea del Sud, pubblicato per la prima volta, il leader nordcoreano Kim Jong-un viene criticato per aver autorizzato l’esecuzione di omosessuali, persone religiose e persone che hanno cercato di fuggire dal Paese, nonché per una serie di gravissime violazioni dei diritti umani.2 aprile – Sarebbero almeno 48 i prigionieri curdi messi a morte in Iran nei primi tre mesi del 2023. Lo riferisce l’associazione Henga che evidenzia come il numero corrisponde al 34% del totale di esecuzioni praticate in Iran nel suddetto periodo. Hengaw sostiene che il governo iraniano abbia aumentato le esecuzioni di cittadini curdi, soprattutto nelle carceri delle città centrali dell’Iran, per creare terrore e vendetta sul Kurdistan a causa della recente “rivoluzione Jina”, ossia i disordini scaturiti all’indomani – nel settembre 2022 – della morte della giovane Mahsa Amini, il cui nome curdo è Zhina o Jina. Oltre la metà delle esecuzioni riguardano pene per reati di droga.3 aprile – Il tribunale militare di Gaza ha condannato alla pena capitale due palestinesi giudicati colpevoli di “collaborazionismo” con Israele. Lo ha reso il Ministero degli Interni di Hamas. Secondo quanto riferito dalle agenzie, uno sarà messo a morte tramite fucilazione, l’altro sarà impiccato.11 aprile – La giunta militare del Myanmar ha condannato a morte 151 civili nel corso degli oltre due anni dal colpo di stato del febbraio 2021, secondo un comunicato stampa dell’Associazione di Assistenza ai Prigionieri Politici. Tra i condannati a morte, 34 attivisti per la democrazia con meno di 30 anni. “E’ evidente – sottolinea l’associazione – che il regime stia deliberatamente prendendo di mira i giovani che sostengono attivamente il movimento democratico che si oppone al colpo di stato militare”.12 aprile – Louis Gaskin, 56 anni, è stato messo a morte in Florida mediante iniezione letale. L’uomo era stato condannato a morte nel 1990 dopo aver confessato l’omicidio a scopo di rapina di due persone, Robert Sturmfels e Georgette Sturmfels, uccise nella loro abitazione.6 maggio – E’ stato impiccato l’attivista iraniano-svedese Habib Chaab, condannato a morte con l’accusa di “corruzione” per aver fondato e guidato il gruppo Harakat-al-Nezal o “Movimento di lotta araba per la liberazione di Ahwaz”. L’uomo era stato rapito da agenti dell’intelligence iraniana durante la sua visita in Turchia nell’ottobre 2020, introdotto clandestinamente in Iran e processato sulla base di confessioni estorte con la tortura.

 

Buone Notizie

India – Il 27 marzo 2023 la Corte suprema ha ordinato la scarcerazione di Marayan Chetanram Chaudhary dopo che questi aveva trascorso 25 anni in attesa dell’esecuzione. I giudici hanno dato ragione al ricorso del detenuto, riconoscendo che all’epoca del triplice omicidio per il quale era stato condannato a morte aveva solo 12 anni.Indonesia – Con una decisione considerata senza precedenti, il 14 aprile 2023 il presidente Joko Widodo ha graziato Merri Utami, condannata a morte nel 2002 con l’accusa di aver importato eroina dal Nepal, dov’era andata a lavorare. Ha sempre sostenuto di essere stata ingannata e di non essere mai stata consapevole che stesse trasportando droga.Kenya – Il 27 aprile 2023, dopo aver trascorso oltre 10 anni nel braccio della morte a seguito di un processo irregolare, Ali Kololo ha ottenuto l’annullamento della condanna emessa nel 2011 per un assalto di pirati nei confronti di una coppia britannica in luna di miele, terminato con la morte di David Tebbuth e il rapimento per sei mesi della moglie, Judith, che poi ha condotto la campagna per l’annullamento della sentenza.USA/1 – Il 10 aprile 2023, per la prima volta durante il suo mandato, il governatore dello stato della Louisiana John Bel Edwards ha chiesto l’abolizione della pena di morte. Il suo discorso ha coinciso con l’inizio della sessione legislativa.USA/2 -Il 19 aprile 2023 la Corte suprema federale ha accolto la richiesta di un condannato a morte dello stato del Texas, Rodney Reed, di ricorrere all’esame del Dna per provare la sua innocenza. Reed, afroamericano, era stato condannato a morte nel 1998 da una giuria composta da soli bianchi.USA/3 – Il 20 aprile 2023 la Corte d’appello dello stato del Texas ha commutato in ergastolo la condanna a morte di Joseph Jean, un cittadino francese condannato alla pena capitale nel gennaio 2011 per un duplice omicidio. La Corte ha riconosciuto la disabilità mentale di Jean, che avrebbe dovuto scongiurare la possibilità di chiedere la condanna a morte.USA/4 – Il 20 aprile 2023 una corte distrettuale dello stato del Texas ha ordinato l’annullamento della data di esecuzione di Ivan Cantu, affermando che “sono necessari ulteriori accertamenti giudiziari”: dopo la condanna a morte del 2001, un testimone aveva ritrattato le sue dichiarazioni e due giurati avevano espresso dubbi sulla colpevolezza.

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