Bielorussia, appello per salvare Viktar Serhil

10 Marzo 2020

Tempo di lettura stimato: 2'

Approfondimento a cura del Coordinamento tematico sulla pena di morte. Per restare aggiornato iscriviti alla newsletter. Per consultare i numeri precedenti clicca qui.

Rischia l’esecuzione Viktar Serhil dopo che la Corte Suprema bielorussa ha confermato la condanna a morte lo scorso 31 gennaio 2020. L’uomo era stato dichiarato colpevole dal Tribunale regionale di Brest il 25 ottobre 2019 per l’omicidio di una bambina di otto mesi. La sua coimputata e madre della bambina, Natallia Kolb, è stata condannata a 25 anni di prigione poiché le donne non possono essere condannate a morte.

La Bielorussia resta l’unico paese in Europa che prevede ancora la pena capitale e il presidente Lukashenka ha recentemente ribadito il suo sostegno al mantenimento di questa punizione nonostante le pressioni da parte della società civile bielorussa e della comunità internazionale.

Amnesty ha lanciato un appello per fermare l’esecuzione di Serhil e perché gli sia concessa la grazia.

Sul sito di Amnesty Germania dopo aver compilato i campi nome, cognome, email ed eventualmente ‘spuntato’ le due caselle che autorizzano l’associazione a inviare informazioni sulle iniziative dell’organizzazione, la prima, e a pubblicare nome e prima lettera del cognome durante la partecipazione a questa azione, la seconda, è necessario cliccare sul bottone giallo “sofort handeln” per completare la compilazione dell’appello.

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cifre

I dati sulla pena di morte nel 2020

In totale 142 paesi hanno abolito la pena di morte nella legge o nella pratica. 56 paesi mantengono in vigore la pena capitale, ma quelli che eseguono condanne a morte sono assai di meno.

Condanne a morte eseguite al 6 marzo 2020*

  • Iran: almeno 26 (tra cui due donne)
  • Egitto: almeno 9
  • Somaliland: almeno 6
  • Arabia Saudita: almeno 5
  • Somalia: 2 (Puntland)
    USA: 2
  • Botswana: 1

*: questa lista contiene soltanto i dati sulle esecuzioni di cui Amnesty International è riuscita ad avere notizia certa. In alcuni paesi asiatici e mediorientali il totale potrebbe essere molto più elevato. Dal 2009, Amnesty International ha deciso di non pubblicare la stima delle condanne a morte e delle esecuzioni in Cina, dove questi dati sono classificati come segreto di stato. Ogni anno, viene rinnovata la sfida alle autorità cinesi di rendere disponibili queste informazioni che si ritiene essere nell’ordine di migliaia, sia di esecuzioni che di condanne a morte.

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Altre notizie

Coronavirus – Il coronavirus provoca effetti anche sul fronte della pena di morte. In Cina, alcuni tribunali hanno scelto misure radicali per contrastare la diffusione del virus. Nello Heilongjiang, provincia di nordest, la Higher People’s Court ha addirittura previsto il ricorso alla pena di morte verso i residenti ritenuti responsabile di diffondere il virus configurando questo fatto come una “minaccia alla sicurezza pubblica con mezzi pericolosi“. Il quotidiano ufficiale Beijing Daily, citando una informativa diffusa da un tribunale cinese, ha riportato che “anche chi intenzionalmente nasconde o riporta in maniera incompleta i sintomi del contagio del nuovo coronavirus commette un reato penale che potrebbe essere punito persino con la pena di morte“. Pena che è stata comminata il 1 marzo: un tribunale nella provincia sud-occidentale dello Yunnan ha condannato Ma Jianguo per un delitto commesso il 6 febbraio: aveva cercato di forzare un posto di blocco per fuggire da una delle città epicentro del virus e tornare al proprio villaggio. (fonti: South China Morning Post, Beijing Daily, Huffington Post)

Stati Uniti – Dopo un lungo stop, l’Oklahoma ha annunciato che riprenderà le esecuzioni tramite iniezione letale. La decisione di sospenderle era arrivata dopo che Clayton Lockett morì il 29 aprile 2014 dopo una dolorosa agonia durata quasi un’ora e causata dagli effetti di un nuovo cocktail di farmaci. Sotto accusa all’epoca il midazolam, un farmaco destinato a causare incoscienza ma che non avrebbe un effetto immediato provocando dolori inutili per i condannati e andando quindi contro la legge americana che vieta la tortura. Il governatore repubblicano Kevin Stitt ha dichiarato che la pena capitale è giusta per i crimini più atroci. Secondo l’Oklahoma Corrections Department, al momento ci sono una donna e 46 uomini in attesa di essere messi a morte.

Cinema – “There Is No Evil” diretto dall’iraniano Mohammad Rasoulof ha ottenuto l’Orso d’Oro al recente Festival di Berlino. Il film è un dramma in quattro atti che ha come tema centrale la pena di morte in Iran. Rasoulof è uno degli autori più rilevanti del panorama iraniano contemporaneo ma nessuno dei suoi 14 film è stato distribuito in patria. Anzi, il regista è un autore perseguitato dalle autorità iraniane tanto da averlo condannato a un anno di prigione per propaganda contro la repubblica islamica, pena che gli ha impedito di uscire dal Paese per ritirare il premio e che, finora, lo aveva comunque risparmiato dalla prigione. Finora. È notizia delle ultime ore, fatta trapelare dal suo avvocato, che Rasoulov è stato convocato dalle autorità per scontare la pena detentiva che pende sul suo capo. I produttori a Berlino hanno sottolineato come tutti coloro coinvolti in questo film hanno corso e corrono un grosso rischio.

Brevi dal mondo

4 febbraio – Un uomo, identificato in Amir Rahimour, è stato condannato a morte in Iran con l’accusa di spionaggio per la CIA. Il detenuto sarà messo a morte “presto”, ha dichiarato il portavoce della magistratura in una conferenza stampa. Secondo l’accusa Rahimour aveva ricevuto “significative somme di denaro” dagli Stati Uniti in cambio della trasmissione alla CIA di informazioni sul programma nucleare iraniano. La sentenza è definitiva in quanto è stata confermata dalla Corte suprema.

11 febbraio – Le autorità del Puntland, nella Somalia nord-orientale, hanno messo a morte per fucilazione due uomini, Abdifatah Abdirahman Fatah e Abdishakur Mohamed Dige, colpevoli di omicidio e stupro di una ragazza di 12 anni. Un terzo uomo, Abdisalan Abdirahman Warsame, anch’egli condannato alla pena capitale nello stesso caso, è stato invece liberato dopo aver pagato il “prezzo del sangue”: al termine dei negoziati tra le due famiglie, l’uomo è stato rilasciato il 20 febbraio dietro il pagamento risarcitorio di 75 cammelli.

20 febbraio – Nicholas Sutton, 58 anni, è stato messo a morte per elettrocuzione in Tennessee. L’uomo era stato riconosciuto colpevole di aver partecipato all’omicidio di Carl Estep, detenuto per violenza sessuale su minore, ucciso nel 1985 con 38 coltellate. All’epoca dell’omicidio, Sutton stava scontando l’ergastolo per l’omicidio avvenuto nel 1979 della nonna, che lo aveva cresciuto. Inoltre, l’uomo ha aiutato la polizia a ritrovare i corpi di altri due uomini che ha ammesso di aver assassinato.

21 febbraio – Mmika Michael Mpe, 29 anni, è stato messo a morte per impiccagione in Botswana. L’uomo era stato condannato a morte nel 2018 per l’omicidio del suo datore di lavoro nel 2014 e il suo appello era stato respinto l’anno scorso. Si tratta della seconda esecuzione da quando il Presidente Mokgweetsi Masisi è entrato in carica lo scorso mese di ottobre. A dicembre, sempre per omicidio, era stato messo a morte il 44enne Mooketsi Kgosibodiba.

Buone notizie

Belgio – La Camera dei Rappresentanti del Belgio il 13 febbraio 2020 ha approvato all’unanimità il disegno di legge che elimina l’ultimo riferimento alla pena di morte nella legislazione belga. La pena di morte è stata abolita nel 1996 ma la Legge sulle Assicurazioni stabiliva ancora che un assicuratore non dovesse coprire la morte di una persona assicurata se la persona fosse deceduta a seguito di condanna a morte.

Usa – Il 27 febbraio 2020 il Parlamento del Colorado ha votato definitivamente a favore dell’abolizione della pena di morte. Il governatore Jared Polis ha annunciato che firmerà il decreto, che entrerà in vigore il 1° luglio 2020. L’ultima esecuzione del Colorado risale al 1997, quando Gary Lee Davis morì per iniezione letale. Al momento in Colorado ci sono tre persone nel braccio della morte.