Emirati Arabi Uniti: nuovo vergognoso processo di massa contro i dissidenti

12 Dicembre 2023

Photo by Sean Gallup/Getty Images

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Il 7 dicembre le autorità degli Emirati Arabi Uniti hanno avviato un processo di massa nei confronti di più di 80 persone, tra cui noti difensori di diritti umani e prigionieri di coscienza, che hanno già trascorso decenni in carcere e ora sono falsamente accusati di terrorismo.

Aya Majzoub, direttrice per il Medio Oriente e l’Africa del Nord di Amnesty International ha dichiarato:

“Avviare udienze per un nuovo processo di massa durante quella che è stata dichiarata come ‘la Cop più inclusiva di sempre’ è uno sconcertante atto di disprezzo nei confronti dei diritti umani da parte delle autorità emiratine. Il tempismo sembra studiato appositamente per lanciare un messaggio inequivocabile al mondo intero: nessuna forma di dissenso pacifico sarà tollerata e le autorità non hanno nessuna intenzione di migliorare la precaria situazione dei diritti nel paese”.

“La Cop28 ha messo in luce la paura e la repressione legalizzata che soffocano il dissenso negli Emirati Arabi Uniti. Nessuna forma di protesta è stata ammessa nella ‘Zona verde’, soggetta alla sola giurisdizione nazionale degli emiratini, con gli attivisti tenuti a freno dall’applicazione di leggi che penalizzano le critiche al governo”.

“A partire da giugno, numerosi attivisti emiratini hanno segnalato ad Amnesty International che molti dissidenti incarcerati sono stati completamente isolati dal mondo esterno. L’unico mezzo di comunicazione permesso sono telefonate controllate per chiedere alle proprie famiglie di cercare avvocati per loro. Gli Emirati Arabi Uniti devono scarcerare immediatamente tutti i prigionieri detenuti arbitrariamente, ritirare le accuse contro di loro e porre fine al loro spietato attacco ai diritti umani e alle libertà. È ora che gli Emirati Arabi Uniti smettano di strumentalizzare il sistema di giustizia penale per mettere a tacere coloro che difendono i diritti umani nel paese” .

 

Ulteriori informazioni

Il nuovo processo di massa, inizialmente annunciato dal Centro di tutela dei detenuti degli Emirati e confermato ad Amnesty International da attivisti emiratini in esilio, coinvolge oltre 80 imputati. Tra di essi vi sono vittime di precedenti processi di massa, come Mohamed al-Siddiq, padre del defunto difensore dei diritti umani emiratino in esilio Alaa al-Siddiq; prigionieri di coscienza come Khalid al-Nuaimi, Hadef al-Owais, Nasser bin Ghaith e Sultan al-Qasimi; e difensori dei diritti umani emiratini di lunga data come Ahmed Mansoor e Mohamed al-Roken.

Gli Emirati Arabi Uniti non rendono pubblici i capi d’accusa, le sentenze o qualsiasi altro documento ufficiale riguardante processi politicamente motivati. La stampa locale, fortemente controllata, finora non ha riportato nulla in merito a questo nuovo processo di massa.

La famiglia di AbdulSalam al-Marzooqi, già vittima del processo di massa del 2012-2013 che coinvolse 94 emiratini, di cui oltre un terzo erano firmatari di una petizione senza precedenti a favore della democrazia, ha motivo di credere che AbdulSalam sia fra gli imputati. Il suo ultimo contatto con loro risale a oltre sei mesi fa, quando chiese un avvocato. L’avvocato assegnatogli si è rifiutato di condividere qualsiasi informazione con la famiglia, poiché vietato.

“Rimango senza parole”, ha dichiarato Jenan, figlia di AbdulSalam, ad Amnesty International, aggiungendo: “Gli Emirati Arabi Uniti si sentono legittimati a commettere sempre più violazioni e ingiustizie perché nessuno li chiama a rispondere”.

Jenan, come il resto della sua famiglia, è stata privata della cittadinanza emiratina e vive in esilio.